Covid: Galli contro il Governo, poi propone un nuovo lockdown
Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, ha espresso le sue perplessità sulle zone rosse e arancioni e proposto un nuovo lockdown
L’infettivologo Massimo Galli ha dichiarato che “il sistema a colori che è stato applicato, con le caratteristiche avute finora, non ha funzionato”. L’esperto boccia così la nuova decisione del Governo di reintrodurre le zone rosse, arancioni, gialle e la nuova zona bianca a partire dalle ultime due settimane di gennaio. La motivazione sarebbe, ha spiegato a Sky Tg24, la “concezione, che poi diventava quasi automatica, delle riaperture se venivano raggiunti determinati parametri prima che questi si consolidassero”.
Per questo, a cavallo delle feste, abbiamo notato un appiattimento della curva con una successiva risalita, che però è stata rilevata solo in una fase successiva. “Il sistema a colori non ha funzionato, c’è poco da dire”, ha sottolineato Massimo Galli. “Tanto è vero che adesso, rispetto ai famosi parametri, si sta tornando a considerare rischioso un indice Rt che in precedenza invece consentiva di fare determinate aperture. Ma così non si consolidano i fenomeni a noi favorevoli e continueremo ad avere la situazione che abbiamo avuto in tutto questo periodo”.
“Le cose si sono stabilizzate in una situazione in negativo, con degli annunci di qualcosa che potrebbe anche essere peggio. Per il momento non abbiamo una fortissima pressione sugli ospedali, però le indicazioni sono tutte dalla parte del tenere la guardia alzata, continuare a tenere i reparti organizzati in questo modo perché ci possiamo aspettare eventi da dover gestire nei prossimi giorni con la dovuta necessità di cautela e di efficienza”, ha spiegato l’esperto riguardo la saturazione dei presidi sanitari.
Massimo Galli sui tamponi rapidi: “Sono d’accordo con riserva”
Massimo Galli ha anche posto l’accento sulla flessione nel numero dei tamponi effettuati. “Dovremmo considerare la possibilità di andare ad applicare dei programmi ‘alla cinese’. In Cina fanno molti tamponi rapidi, ma li fanno a milioni di persone. In determinate aree facilita a circoscrivere certi fenomeni e facilita conseguentemente la possibilità che determinate realtà lavorative e di studio possano rimanere aperte”, ha dichiarato a Sky Tg24.
“I pregi” dei tamponi rapidi “sono quelli dell’immediatezza e dei grandi numeri, i limiti sono quelli della minore sensibilità. Ma in una serie di situazioni interessa più il numero della sensibilità. Se per far bene non si fa abbastanza è peggio”, ha chiarito l’infettivologo. Mostrandosi tuttavia scettico sull’inserimento dei numeri dei tamponi rapidi nel bollettino quotidiano dell’emergenza coronavirus.
“Sono d’accordo con riserva”, ha affermato Massimo Galli, “se il dato è fornito scorporato si capisce cosa significa. Se si mette tutto nel calderone rischia di essere un modo per far pensare che ci siano state delle flessioni rispetto al passato e crea confusione. Va bene che siano computati, l’importante è che si dica quanti sono gli uni e gli altri, di modo che i numeri continuino a essere trasparenti“.
Massimo Galli: nuovo lockdown per rendere più efficace il vaccino
Come già affermato da Andrea Crisanti, per rendere davvero efficace il vaccino e prevenire l’insorgenza di nuove varianti più aggressive del Sars-Cov-2, in assenza di una strategia per i tamponi di massa si dovrebbe pensare a un nuovo lockdown per fermare la diffusione e conseguente mutazione del virus. “Si chiude tutto e si cerca di avere le vaccinazioni”. Anche se la riuscita di questa strategia “con i ritmi di arrivo attuali del vaccino non è immediatamente garantita”.
“L’utopia personale” di Massimo Galli è che “si possa fare in parallelo un momento di chiusura importante, ben pesato, accompagnato da un’estesa campagna vaccinale in un periodo concentrato e da un utilizzo esteso della diagnostica applicata alle varie realtà in cui comunque le persone si concentrano per lavoro o studio. Questa ricetta l’ho definita personale utopia perché mi rendo conto che nelle condizioni in cui versiamo diventa difficile veder realizzato tutto questo assieme”.
Massimo Galli: la riflessione sulla variante inglese e il Regno Unito
Riguardo la variante inglese “forse ci è andata bene perché i nostri sforzi fino ad ora, per quanto non coronati da completo successo, sono stati certamente migliori ai fini del contenimento dell’infezione di quanto fatto dalla Gran Bretagna, dove da diversi giorni sono oltre i 50 mila casi. Sono talmente alla canna del gas che hanno deciso di fare soltanto la prima dose del vaccino Pfizer, per coprire più persone possibile, ma è come buttare via il bambino con l’acqua sporca. Non ci sono dati, è un razionamento da tempo di guerra”.
Vaccino, Galli: “Non bisogna vaccinare chi ha già avuto il Covid”
Massimo Galli ha ribadito fermamente ai microfoni di Sky Tg24 che chi ha già avuto il Covid non deve essere vaccinato. “È una decisione di comodo farlo, non c’è uno straccio di dato che dica che in quelli che hanno già fatto l’infezione sia sicuro e utile vaccinare. La probabilità di avere una seconda infezione, dai dati che ci sono, anche se abbastanza frammentari, è forse meno dell’1%”.
“Oggi non abbiamo nessuna necessità di vaccinare quelli che si sono già infettati e sono guariti. Non sono noccioline. In Italia almeno due milioni di persone hanno questo tipo di situazione e lo sanno, forse altrettanti la hanno e non lo sanno. Almeno quelli che lo sanno francamente non li vaccinerei ora“, ha spiegato il medico.
Covid, Galli: le due strade per la riapertura della scuola in sicurezza
L’infettivologo ha ipotizzato anche due vie per la riapertura della scuola in sicurezza. La prima è “tentare una diagnostica estesa per l’identificazione rapida di eventuali problemi in ambito scolastico”, la seconda “rendere il più rapida possibile la vaccinazione perlomeno degli insegnanti e del personale, per poi ragionare anche sui ragazzi”. Anche se “purtroppo il vaccino si può fare dai 16 anni in su”.
Appena sarà possibile, il medico vaccinerebbe anche gli studenti. “Più si è giovani e meno facilmente ci si infetta e ci si ammala gravemente, però il pool dei giovani, dei bambini e anche dei piccolissimi, che hanno molte interazioni sociali tra di loro, è un serbatoio importante per l’infezione di tutto il resto della popolazione e dei più anziani. In Italia si è discusso per anni se vaccinare i bambini per l’influenza e ci si è arrivati solo quest’anno, mentre in altri Paesi lo si fa da tempo”.
Sulla scuola l’infettivologo ha spiegato a Sky Tg24 che “il discorso trasporti, che è un discorso cardine, realisticamente non riusciremo a gestirlo in sicurezza. I progressi fatti sono piuttosto ridotti”.