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Funivia Mottarone, nuovi indagati? Il chiarimento della Procura

La Procura di Verbania ha fatto sapere che potrebbero emergere nuove responsabilità dopo i prossimi esami irripetibili richiesti

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Olimpia Bossi, la procuratrice di Verbania, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla possibilità che altre persone possano essere indagate per la tragedia della funivia del Mottarone in seguito agli accertamenti irripetibili che saranno condotti dai periti sul luogo dell’incidente e sulle funi dell’impianto.

La procuratrice Olimpia Bossi: “Dopo i nuovi accertamenti gli avvisi di garanzia”

“Io devo chiarire con i consulenti tecnici” le modalità dell’accertamento irripetibile. “Solo dopo faremo gli avvisi di garanzia“, ha spiegato la procuratrice capo di Verbania all’Ansa.

“Non sono ancora in grado di dire perché si è verificato questo evento”, ha sottolineato. E per questo è stata disposta la perizia tecnica. Gli accertamenti “sono finalizzati a capire perché la fune si è rotta e si è sfilata, e se il sistema frenante aveva dei difetti“.

Potrebbero dunque emergere altre responsabilità per la tragedia che ha causato la morte di 14 persone. Solo un bimbo di 5 anni, il piccolo Eitan, è sopravvissuto alla caduta della cabina.

Funivia Mottarone: perché potrebbero esserci nuovi indagati per gli inquirenti

Le indagini si stanno concentrando ora, come riporta l’Ansa, sull’analisi delle comunicazioni, via telefono, chat e email, tra il caposervizio Gabriele Tadini, il gestore Luigi Nerini e il direttore della funivia Enrico Perocchio.

L’obiettivo è quello di capire se ci siano state indicazioni dall’alto sull’uso dei forchettoni per disattivare i freni di emergenza o se fossero già state riscontrate anomalie sul sistema frenante stesso. Tali anomalie avrebbero portato Gabriele Tadini a bloccare i freni con “i ceppi”.

I telefoni dei tre indagati sono stati sequestrati e si trovano ora nelle mani degli inquirenti, che cercheranno di capire il ruolo e le responsabilità dell’operatore che ha confessato di non aver rimosso i forchettoni su “ordine” del caposervizio Gabriele Tadini.

Le analisi sulle responsabilità si concentreranno dunque sulla mattina del 23 maggio, sulla decisione di tenere i ceppi, sulla consapevolezza e sulla formazione del dipendente che non li tolse, oltre che al coinvolgimento di altre persone.

La decisione sarebbe comunque responsabilità di Gabriele Tadini, che ha agito con una “condotta scellerata, in totale spregio della vita umana”, come si legge nell’ordinanza di custodia.

Il giudice non ha confermato le misure cautelari in carcere per i tre indagati. Gabriele Tadini è agli arresti domiciliari, mentre Enrico Perrocchio e Luigi Nerini sono tornati a casa.

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