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Forza Italia vuole modificare la legge Severino: la mossa pro Berlusconi che piace al Pd ma non a Meloni

Forza Italia torna in pressing per cambiare la legge Severino, con il supporto del Pd ma senza quello di Meloni

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Forza Italia torna sulla legge Severino. La norma che impone l’incompatibilità delle persone condannate in primo grado con i pubblici uffici potrebbe essere cambiata: c’è l’assenso del Pd, ma non quello di Meloni.

Legge Severino, Forza Italia punta alla riforma

Forza Italia è tornata in pressing per modificare la legge Severino del 2012. La norma, introdotta dal governo Monti, prevede la decadenza dai pubblici uffici di chiunque sia stato condannato anche solo in primo grado.

“Sulla legge Severino bisogna intervenire, e rapidamente. Credo che questo sia uno dei compiti a cui prossimamente ci toccherà assolvere” ha commentato il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto.

Fonte foto: ANSA
Il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto

Anche la sottosegretaria ai Rapporti col parlamento Matilde Siracusano ha sostenuto la proposta “È necessario rivedere la legge Severino. È la negazione del principio della presunzione d’innocenza”

Pd, Italia Viva e Azione supportano il cambiamento

Supporto a sorpresa per questa proposta da parte di alcuni partiti di opposizione. Il più significativo è quello del Pd, che ha già fatto approvare un ordine del giorno firmato da Debora Serracchiani per discutere in parlamento della riforma.

Approccio simile anche da parte di Italia Viva e di Azione, che sarebbero in favore a una riforma in senso garantista della norma che al momento prevede una pena per persone ritenute ancora innocenti dalla legge.

Nonostante l’ampio supporto in parlamento, che avrebbe comunque ancora bisogno di voti prima di avere la garanzia di passare, la riforma della legge Severino potrebbe comunque non vedere mai la luce.

Il “no” secco di Fratelli d’Italia

Ha espresso infatti parere negativo alla modifica della legge Severino Giorgia Meloni, che aveva già mostrato la sua contrarietà quando furono presentati i referendum per la sua abrogazione.

I quesiti erano stati definiti: “Figli più della legittima cultura radicale che quella della destra nazionale. La proposta referendaria sulla carcerazione preventiva impedirebbe di arrestare spacciatori e delinquenti comuni che vivono dei proventi dei loro crimini. Noi vogliamo fermare la criminalità senza se e senza ma”.

La premier aveva commentato anche l’ipotesi di rimuovere l’incandidabilità dei condannati in via definitiva, come: “Un passo indietro nella lotta alla corruzione e rischierebbe di dare il potere ad alcuni magistrati di scegliere quali politici condannati far ricandidare e quali interdire dai pubblici uffici”.

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