Felice Maniero prende a pugni e schiaffi una donna, disposto il braccialetto elettronico: l'ex boss è recidivo
Nuovi guai per Felice Maniero: l'ex boss della mala del Brenta è costretto a portare il braccialetto elettronico dopo aver picchiato una donna
Felice Maniero è di nuovo nei guai. Proprio lui, l’ex boss della Mala del Brenta tornato in libertà nel 2010, è ora costretto a indossare il braccialetto elettronico dopo la denuncia di una donna che lo ha accusato di averla assalita con schiaffi e pugni. Per Maniero si tratta del secondo caso di violenza su una donna: recentemente ha scontato 4 anni per maltrattamenti ai danni della ex compagna.
Felice Maniero di nuovo nei guai
Felice Maniero sarebbe stato denunciato da una donna e per questo sarebbe costretto a indossare il braccialetto elettronico. La notizia è riportata dal Gazzettino il 23 gennaio.
Secondo le indiscrezioni l’ex boss della mafia del Brenta, pochi giorni fa, avrebbe aggredito una donna con pugni e schiaffi. La vittima sarebbe una componente della famiglia.
Fonte foto: IPA
La donna avrebbe quindi chiamato i carabinieri e i militari si sarebbero subito messi al lavoro per avviare la procedura del braccialetto elettronico. Ora Felice Maniero è monitorato dalle forze dell’ordine.
Per il momento i carabinieri non hanno fornito altri dettagli, soprattutto per tutelare l’incolumità e l’identità della donna che, ribadiamo, non sarebbe legata sentimentalmente all’ex boss ma potrebbe essere una parente.
La condanna del 2021
Come già detto, per Felice Maniero si tratta del secondo reato contro una donna. Nel 2018, infatti, “faccia d’angelo” è stato arrestato dopo la denuncia della compagna Marta Bisello. Nel 2021 Maniero è stato condannato per maltrattamenti.
Nel 2023 ha lasciato il carcere di Pescara e si è trasferito a casa della sorella, Noretta, dove ha ritrovato la madre Lucia Carrain, ma nel frattempo è sprofondato in una profonda depressione. Secondo Il Gazzettino, l’aggressione di pochi giorni fa si sarebbe consumata dopo l’ennesimo ricovero in una clinica.
Il boss della mala del Brenta
Per il suo aspetto quasi fanciullesco e il sorriso sempre sul volto, Felice Maniero è noto alle cronache anche come “faccia d’angelo” o “el toso”, in dialetto veneto, che significa “il ragazzo”.
La sua carriera criminale iniziò durante l’adolescenza con i primi furti di bestiame e continuò con le rapine. Col tempo Felice Maniero si circondò di una batteria di criminali che presto venne indicata dai quotidiani come “mala del Brenta“. La squadra ruotava e dipendeva dalle sue decisioni e dalla sua personalità, e la banda arrivò a stringere accordi anche con le mafie del meridione con le quali gestiva un traffico di armi e droga tra Venezia e Mestre.
Dal 1980 al 1994 collezionò arresti ed evasioni con conseguenti latitanze fino al 1995, quando fu arrestato definitivamente e condannato a 33 anni di reclusione divenendo, inoltre, collaboratore di giustizia con tutti i benefici e gli sconti previsti dalla legge. Con le sue rivelazioni la mala del Brenta fu smantellata definitivamente.
Tornato in libertà nel 2010 Felice Maniero cambiò identità e iniziò a lavorare insieme al figlio, mettendo in piedi l’azienda Anyaquae specializzata nella depurazione dell’acqua. L’attività fallì e chiuse i battenti nel 2016, quando l’ASL trovò valori di arsenico non consentiti all’interno degli impianti destinati alla fornitura pubblica.
Nel 2019 tentò di rilanciarsi con una startup dedicata all’ambiente e alle microplastiche, fino alla condanna per i maltrattamenti ai danni di Marta Bisello.
