Fase 2, il virologo avverte: il virus "può tornare più forte"
Secondo Giorgio Palù, consulente della Regione Veneto, il coronavirus potrebbe tornare dopo l'estate con forza ancora maggiore
Il nuovo coronavirus potrebbe estinguersi in estate, come la Mers. Oppure potrebbe comportarsi “come la pandemia di Spagnola a inizio 900, che è prima esplosa, si è attenuata durante l’estate e poi è tornata con forza ancora maggiore“. È questa la previsione di Giorgio Palù, docente di Microbiologia all’Università di Padova e professore di neuroscienze e tecnologia alla Temple University di Philadelphia, chiamato dal governatore veneto Luca Zaia come consulente per l’emergenza Covid-19.
Palù, intervistato dal Messaggero, ha detto che il coronavirus non si è indebolito. Sta mutando, come tutti i virus a Rna, ma meno degli altri: “Il Covid muta dalle cinque alle sette volte meno dell’Hiv e dell’influenza, inoltre ha un’altra caratteristica che hanno solo i retrovirus, cioè si ricombina”.
“Ci sono – ha spiegato – almeno sedici proteine non strutturali del virus che regolano la nostra risposta al Covid, alcune delle quali coinvolte nel bloccare la risposta immunitaria innata. Gli scienziati di Los Alamos si stanno concentrando su due mutazioni, G476S e D614G, ma non basta dire che ci sono, bisogna introdurle nel genoma ed è un lavoro molto lungo”.
Secondo l’esperto gli scenari possibili sono due: “Che il virus si estingua come la Sars o la Mers in un anno, prima dell’estate 2013. Oppure che si ripresenti dopo l’estate, cosa più probabile”.
Per questo la fase 2 è rischiosa: “Sulla base dei primi studi sierologici prevediamo che gran parte della popolazione sia esposta al virus come a inizio epidemia”. Ma con un crollo del Pil “tra l’8 e il 9% che significa bancarotta” rinviare le riaperture “è impossibile”.
“L’apertura non può essere procrastinata, ma è certamente un rischio perché siamo in una situazione del tutto simile all’esordio dell’epidemia, con il 95% della popolazione esposta al virus“.
Per poter riaprire, spiega, “serve capacità di intervento rapido, controllo del territorio e monitoraggio dei pazienti come il servizio di sorveglianza biologica. L’approccio è quello di un’analisi rischi benefici, che mi sarei aspettato venisse attuata dal governo centrale. In ogni caso, con un debito pubblico di 2.600 miliardi non possiamo tenere chiuso. È il nord che produce il 60% del pil, il resto è turismo, settore più fragile perché l’aggregazione è elevata. Bisogna aprire, ma dobbiamo farlo con grande consapevolezza“.
Secondo Palù il modello da seguire è quello del Veneto: “Qui abbiamo l’anagrafe sanitaria e biologica, sappiamo chi ha fatto il tampone e ha gli anticorpi al virus, c’è un record di tracciamento informatico di tutti i casi. Abbiamo condotto una ricerca che coinvolge oltre 60 mila dipendenti regionali e, nelle aziende della provincia di Padova, uno studio pilota di quindici giorni, diventato un protocollo da seguire”.