Fase 2, chef La Mantia scettico: "A molti conviene non riaprire"
L'organizzazione, gli spazi e i costi per la riapertura al pubblico dei ristoranti preoccupa anche un grande chef
Si avvicina la data della tanto sospirata riapertura al pubblico anche di ristoranti e pizzerie. A far discutere però sono le linee guida contenute nel documento di Inail e Iss sulla ristorazione nel quale si sottolinea anche l’importanza dell’introduzione della prenotazione obbligatoria. Tra i tanti scettici anche chef Filppo La Mantia che ha espresso le sue perplessità sull’apertura della grande e soprattutto piccola ristorazione.
“La riapertura? Per molti sarà un salasso, un massacro“. Così chef La Mantia, palermitano, classe 1960, che in una lunga intervista all’Adnkronos si dice pronto a riaprire il suo ‘Oste e cuoco’, aperto a Milano 5 anni, ma con tanti dubbi, per se e i suoi colleghi con spazi meno ampi nei rispettivi locali.
“Per i piccoli riaprire così è impossibile – fa notare La Mantia -, se io non avessi così tanto spazio non potrei farlo. A queste condizioni conviene non aprire affatto: 4 metri quadri di distanziamento è tanto. Io, avendo un locale molto grande, riesco a gestire la situazione ma chi ha locali piccoli avrà molti problemi”.
La Mantia va oltre il problema della riapertura fissata al 18 “io riaprirò il 22, devo fare le cose per bene”. Lo chef infatti analizza altre problematiche che saranno ulteriori costi: “Quei bei menu con le immagini e il logo che usavamo fino a poco tempo fa andranno a farsi benedire. Io li stamperò su fogli A4 e quando il cliente avrà finito di ordinare li butterò via, usa e getta, come le mascherine”.
Tra sanificazioni, liquidi, mascherine e guanti, chef La Mantia prevede “un salasso. Credo che una buona parte dei ristoratori chiuderà per sempre“. E poi ancora: “Ci saranno da controllare le autocertificazioni dei clienti. Non farò più il cuoco ma il controllore…”
La Mantia non è il primo chef a lamentarsi delle modalità di riapertura. Nelle settimane scorse anche altri vip illustri dei fornelli hanno espresso il loro disappunto, da Alessandro Borghese alla protesta di Gianfranco Vissani passando per la riapertura take away di Carlo Cracco.