Famiglia risarcita dal Ministero 32 anni dopo l'alluvione del Tronto nelle Marche: riceverà 96 mila euro
Una famiglia alluvionata nelle Marche è stata risarcita dal Ministero dopo oltre tre decenni: 96 mila euro a tre persone
Una famiglia vittima dell’alluvione del Tronto nelle Marche ha ottenuto un maxi risarcimento 32 anni dopo il disastro.
Tre persone di uno stesso nucleo familiare riceveranno 96mila euro a testa per i danni provocati dall’esondazione del fiume avvenuta nell’Ascolano il 10 aprile del 1992.
- Maxi risarcimento per tre alluvionati vittime dell'esondazione del Tronto nel 1992
- Gli sviluppi processuali
- Condanne di risarcimento da parte del Trap
Maxi risarcimento per tre alluvionati vittime dell’esondazione del Tronto nel 1992
I dettagli della vicenda li fornisce l’Agi che è entrata in possesso di un documento in cui sono state messe nero su bianco le tapper del tortuoso percorso burocratico che ha portato al maxi risarcimento.
Nei giorni scorsi il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al cui vertice oggi c’è Matteo Salvini, ha autorizzato il pagamento alle tre persone alluvionate.
L’ultimo passo della vicenda è avvenuto l’8 settembre 2023 quando il Tribunale Regionale delle acque pubbliche di Roma (Trap) ha condannato il Mit.
Gli sviluppi processuali
Nelle carte consultate dall’Agi viene spiegato che, dall’evento provocato dalle “eccezionali precipitazioni”, causa di ingenti danni a cittadini e commercianti nell’area di Porto d’Ascoli, hanno avuto sviluppi procedimenti in sede penale e davanti alla Corte dei Conti nei confronti dei funzionari del Provveditorato Regionale per le opere pubbliche della Regione Marche “che avevano progettato, appaltato ed eseguito lavori di sistemazione dell’alveo del fiume Tronto”.
Condanne di risarcimento da parte del Trap
Sia a livello penale sia da parte della Corte dei Conti sono giunte assoluzioni ma, nel frattempo, gli alluvionati hanno presentato ricorso al Tribunale Regionale Acque Pubbliche per ottenere un risarcimento.
Da allora sono trascorsi più di dieci anni e ci sono state diverse condanne da parte del Trap (organo di primo grado) a cui hanno fatto seguito i ricorsi dell’Avvocatura Generale dello Stato al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche.
Tali ricorsi sono stati tutti respinti per l’indimostrabilità dell’eccezionalità dell’evento e perché i giudici hanno sempre riconosciuto il legame tra la costruzione degli argini e l’esondazione.
Riconosciuta invece la tesi difensiva del Provveditorato relativa alla prescrizione delle istanze presentate nel 2015 che ha tagliato così fuori dai risarcimenti molte persone.