Scoppio Quargnento, tre pompieri morti: condanna ai due coniugi
I due coniugi fecero scoppiare la loro villetta nell'Alessandrino per truffare l'assicurazione. L'incendio finì in tragedia
Condanna in primo grado per Giovanni Vincenti e Antonella Patrucco nel processo per l’esplosione della villetta di Quargnento (Alessandria) in cui morirono tre vigili del fuoco. Altri due pompieri e un carabiniere rimasero feriti. I due coniugi hanno tentato di truffare l’assicurazione appiccando l’incendio, finito in tragedia. Dovranno scontare 4 anni di carcere. Ne dà notizia l’Ansa.
I capi di accusa sono crollo doloso, truffa e lesioni. Il procuratore Enrico Cieri aveva chiesto 18 anni, scesi a 12 con lo sconto del rito abbreviato. I due dovranno presentarsi a settembre davanti alla corte d’Assise per omicidio plurimo doloso aggravato.
“Volevo chiedere scusa a tutte le persone coinvolte, soprattutto alle famiglie delle vittime. Prego tutti i giorni per loro“, ha dichiarato Giovanni Vincenti prima della sentenza, rendendo dichiarazioni spontanee ai cronisti presenti, come riporta l’Ansa.
“C’è sete di giustizia per le vittime in divisa di questa tragedia“, ha dichiarato l’avvocato dell’Associazione vittime, Sergio Bellotti.
Pompieri morti dopo l’esplosione a Quargnento: la ricostruzione
Il reo confesso è in carcere dal 9 novembre, pochi giorni dopo la notte tra il 4 e il 5, quando un timer rudimentale, simile a quello utilizzato per le luci di Natale, fece esplodere la villetta.
L’abitazione avrebbe dovuto essere vuota, ma l’esplosione sorprese i pompieri accorsi in seguito a un primo scoppio, che aveva provocato una fiammata, vista dai vicini di casa e segnalata al numero di emergenza dei Vigili del Fuoco.
Le indagini del Comando provinciale dei Carabinieri di Alessandria, con a capo il colonnello Michele Angelo Lo Russo, condussero in breve tempo ai colpevoli. Giovanni Vincenti venne arrestato dopo il ritrovamento, nella sua camera da letto, delle istruzioni per azionare i timer.
La moglie, indagata, venne arrestata soltanto a giugno, dopo una lunga disputa legale sulla misura cautelare, conclusa con la reclusione in seguito alla decisione della corte di Cassazione.