Esplosione a Calenzano, cosa sappiamo sul deposito Eni: l'ipotesi della scintilla, aperta un'inchiesta
Cosa sappiamo sull'esplosione a Calenzano al deposito Eni: dall'ipotesi della scintilla agli operai coinvolti, la Procura ha aperto un'inchiesta
Lunedì 9 dicembre a Calenzano, nel deposito Eni, è avvenuta un’esplosione che ha causato morti, dispersi e feriti. La Procura di Firenze ha aperto un’inchiesta sull’incidente, per accertare le responsabilità e fare luce sull’accaduto. Cosa sappiamo fino a ora, dall’ipotesi della scintilla ai lavoratori coinvolti, passando per i rischi per la salute a causa della nube tossica che si è alzata in cielo dopo lo scoppio.
- Come è avvenuta l'esplosione al deposito Eni di Calenzano
- Chi sono i lavoratori morti e dispersi
- L'ipotesi della scintilla
- L'inchiesta della Procura di Firenze
- Il comunicato di Eni
- I rischi ipotizzati nel 2020
- L'aria inquinata e i rischi per la salute
Come è avvenuta l’esplosione al deposito Eni di Calenzano
Tra i primi a fornire alcuni dettagli sull’esplosione al deposito Eni di Calenzano è stato il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani.
Il Governatore ha spiegato che l’incidente è avvenuto a una pensilina durante il carico di alcune autocisterne.

Secondo una prima ricostruzione, l’esplosione sarebbe avvenuta dopo la perdita di liquido durante le operazioni di ricarica delle autobotti.
Chi sono i lavoratori morti e dispersi
Allo stato attuale, i morti sarebbero 2, a fronte di 3 dispersi e 9 feriti.
Le vittime, secondo quanto riferito da Giani, erano “quelle che con le autocisterne erano nella pensilina”.
Secondo il Corriere della Sera, al momento sono ignote le identità dei operai coinvolti.
C’è però una lista in cui mancherebbero all’appello 5 operai, 2 sarebbero le vittime mentre 3 sarebbero i dispersi. Una delle vittime, riferisce il quotidiano, è stata identificata nella persona di Vincenzo Martinelli, 51enne originario di Napoli.
Oltre alla vittima accertata, gli altri sarebbero:
- un operaio di 57 anni di Catania;
- un operaio di 49 anni di Novara;
- un operaio di 45 anni di Matera;
- un operaio di 45 anni nato in Germania, ma di origine italiane.
L’ipotesi della scintilla
Secondo una prima ipotesi riportata dal Corriere, sarebbe saltata in aria per prima una delle 5 autobotti che si trovavano sulla pensilina di carico, forse per una scintilla.
Gli altri 4 mezzi sarebbero stati coinvolti successivamente.
L’inchiesta della Procura di Firenze
L’area in cui è avvenuta l’esplosione è sotto sequestro.
Il procuratore capo di Firenze, Luca Tescaroli, già in mattinata aveva effettuato un sopralluogo.
Il coordinatore delle indagini ha confermato che sarà aperto “un procedimento penale per appurare eventuali responsabilità”, riporta l’Ansa.
Nella nota, Tescaroli ha aggiunto che “un’esplosione con conseguente incendio e danneggiamento del deposito Eni ha prodotto la morte di due persone e il ferimento di nove soggetti, di cui due molto gravi. Allo stato è possibile evidenziare che al momento dell’esplosione erano presenti diverse autobotti parcheggiate all’altezza degli stalli di approvvigionamento del carburante”.
Il comunicato di Eni
Eni ha diffuso un comunicato:
“Eni desidera esprimere la propria forte vicinanza alle famiglie delle persone decedute e alle persone rimaste coinvolte nell’incidente. Eni sta pienamente collaborando con l’autorità giudiziaria per l’accertamento delle dinamiche e delle cause dell’esplosione di una delle autobotti presso la pensilina di carico. Eni conferma che l’incendio è stato completamente domato questa mattina in modo tempestivo dai Vigli del Fuoco”.
I rischi ipotizzati nel 2020
Dmitrij Palagi, capogruppo Sinistra Progetto Comune ricorda, in una nota, che in un’intervista del 2020 Medicina Democratica e La Città Invisibile parlavano dei rischi legati al sito Eni di Calenzano.
Maurizio Marchi, esponente di Medicina democratica, aveva detto che:
“I principali rischi sono, a mio avviso di quattro ordini: incidenti catastrofici come esplosioni, anche a catena, e incendi; sversamenti silenziosi, prolungati nel tempo; l’impatto sulla salute dei lavoratori e dei cittadini circostanti gli impianti; i consumi petroliferi diffusi sulle strade”.
L’aria inquinata e i rischi per la salute
Il governatore Giani aveva dichiarato, dopo l’incidente, che sulla qualità dell’aria “mi è stato assicurato, allo stato attuale, che la situazione tende a essere normale”.
Secondo la Società italiana di medicina ambientale (Sima), però, la nube tossica di fumo nero protagonista di decine di video e foto diventate virali sarebbe potenzialmente pericolosa per la salute umana e per l’ambiente.
Tra le principali sostanze dannose ci sarebbero, sostiene Sima citatata da Adnkronos:
- monossido di carbonio (CO), gas inodore e tossico che interferisce con il trasporto di ossigeno nel sangue, causando vertigini, nausea e, in alte concentrazioni, danni neurologici o fatali;
- diossine e furani (Pcdd/Fs), con effetti cancerogeni, alterazioni del sistema endocrino e immunitario;
- policlorobifenili (Pcb) e Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), composti cancerogeni che si sprigionano durante combustioni incomplete e possono provocare danni cellulari e tumorali;
- particolato fine (Pm10 e Pm2.5), particelle ultrafini in grado di penetrare nei polmoni e nel circolo sanguigno, aggravando patologie respiratorie e cardiovascolari, con un impatto significativo su anziani, bambini e individui vulnerabili;
- composti organici volatili (Cov), tra cui il benzene, responsabile di leucemie e disturbi al sistema nervoso.
