Epidemia di Klebsiella al policlinico Tor Vergata di Roma: 9 morti per il batterio, medici rinviati a giudizio
Il batterio Klebsiella ha provocato 9 morti al policlinico Tor Vergata di Roma nel 2017: è scattata la richiesta di rinvio a giudizio per 3 medici
Nell’estate del 2017 l’infezione del batterio Klebsiella aveva causato 9 decessi al policlinico Tor Vergata di Roma. Ora, dopo lunghe indagini, è scattata la richiesta di rinvio a giudizio per 3 medici.
- Le accuse nei confronti dei medici
- La denuncia dei familiari dei pazienti deceduti
- La richiesta di archiviazione
Le accuse nei confronti dei medici
La richiesta di rinvio a giudizio, formulata dall’aggiunto Giovanni Conzo e dal pm Carlo Villani, riguarda l’allora direttore sanitario del policlinico, l’allora responsabile dell’Unità operativa semplice dipartimentale di Terapia intensiva e il coordinatore infermieristico dello stesso reparto. L’accusa nei loro confronti è quella di non avere adottato le misure idonee a impedire la diffusione del batterio.
Come riportato da ‘Il Messaggero’, nella richiesta di rinvio a giudizio si legge che, “una volta avuto notizia della positività per Klebsiella pneumoniae in almeno un paziente del reparto”, i medici non avrebbero messo in atto tutte le azioni preventive necessarie a impedire la trasmissione dell’infezione, “omettendo di applicare le best practice sulla gestione del paziente, tra cui quella essenziale di porlo in isolamento da contatto”.
Stando all’accusa, il direttore sanitario, “pur prevedendo in astratto procedure conformi a quanto previsto nella circolare del ministero della Salute”, non avrebbe adottato e fatto adottare “in concreto” le best practice sulla prevenzione delle infezioni da Klebsiella. Nello specifico, non avrebbe previsto tamponi obbligatori e l’isolamento dei pazienti infetti. Inoltre, non avrebbe predisposto un documento condiviso con i collaboratori per controllare che fossero seguite le procedure. E ancora: non avrebbe effettuato un’indagine epidemiologica dopo aver riscontrato il contagio per 12 pazienti su 47 ricoverati nel reparto. Per l’accusa, gli indagati, con le loro omissioni, avrebbero concorso “a provocare l’epidemia“.
La denuncia dei familiari dei pazienti deceduti
A fare scattare l’inchiesta è stata la denuncia presentata dai familiari di due pazienti deceduti. Il primo, il 26 giugno 2017, era stato ricoverato per una polmonite con versamento pleurico. Il 15 luglio il medico di turno aveva comunicato alla famiglia che l’uomo aveva contratto un’infezione batterica che aveva compromesso i reni e si era resa necessaria una dialisi. Il 21 luglio era arrivato il decesso.
Nel secondo caso, il paziente era stato ricoverato il 13 giugno 2017 per un trauma cranico provocato dalla caduta da un albero. Anche lui aveva contratto il batterio nel reparto di terapia intensiva ed era deceduto il 3 agosto.
Klebsiella pneumoniae.
La richiesta di archiviazione
Per questa vicenda, la Procura aveva richiesto l’archiviazione: dalle indagini è emerso che i decessi non erano stati causati dall’infezione, ma dalle condizioni di salute già gravemente compromesse. Il gip, accogliendo la richiesta, ha però disposto nuove indagini e la formulazione di un capo di imputazione per quanto riguarda l’ipotesi di epidemia colposa.
Il giudice ha sottolineato che diversi medici hanno dichiarato che i pazienti non erano stati messi in isolamento. Ha aggiunto che i consulenti hanno specificato che “in ogni struttura sanitaria devono essere disponibili e implementate procedure per l’attuazione dei principi di prevenzione del rischio ambientale dovuto alla trasmissione delle infezioni”, dal momento che “la diffusione dei microrganismi con resistenze multiple agli antibiotici può essere contrastata unicamente attraverso l’adozione rigorosa di precauzioni da contatto”.
Un altro consulente del pm ha però sostenuto che “la Klebsiella è un batterio ospedaliero presente in tutte le terapie intensive e in tutti i reparti ospedalieri, difficile da debellare”.
Per il gip, si legge nel decreto, “sono emersi elementi necessari e sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio”, per quanto riguarda le condotte omissive. Adesso i 3 medici rischiano di finire a processo.