Covid: epidemia più lunga in Lombardia che a Wuhan, le cause
Il virologo Carlo La Vecchia ha spiegato la particolarità del caso lombardo rispetto al focolaio cinese dove è partita la pandemia
L’epidemia di Covid-19 in Lombardia è durata un mese in più rispetto a quella scoppiata nella provincia di Hubei, dove si trova Wuhan, primo focolaio della malattia. Gli scienziati stanno indagando per capire la peculiarità del caso italiano. Carlo La Vecchia, epidemiologo e docente di statistica medica all’Università degli Studi di Milano, ha spiegato al Corriere della Sera quale potrebbe essere la causa dell’onda lunga di contagi nel Nord Italia.
Contagio domestico: così il coronavirus ha continuato a diffondersi
“Mentre in Cina con il lockdown la maggior parte dei malati è stata isolata nelle infermerie, qui molti malati tra l’inizio del lockdown e i primi di aprile sono stati in casa e hanno contagiato le famiglie”, ha dichiarato l’esperto. Il contagio domestico sarebbe quindi il motore scatenante dei tanti casi lombardi.
Nonostante i nuovi positivi, “i due indicatori decisivi restano i decessi e i ricoveri in terapia intensiva, e oggi ci dicono che siamo nel pieno della fase discendente, parallela a quella che si è vista in Hubei alla fine di febbraio”.
“Dal punto di vista virologico, il nuovo coronavirus non è cambiato, ma oggi i malati vengono trattati prima e meglio, e probabilmente i soggetti più suscettibili sono quelli che sono stati già colpiti”, ha spiegato ancora il medico al Corriere della Sera.
Seconda ondata di Covid forse prima dell’autunno, ma non sarà grave
Riguardo l’ipotesi di una seconda ondata, “ci può essere o no. E non è detto che avvenga in autunno, perché a differenza dell’influenza questo virus non ha stagionalità. Le uniche cose che però si possono affermare al momento sono che la prima fase dell’epidemia si sta chiudendo, e se ci dovesse essere una seconda fase, non sarebbe drammatica come quella che abbiamo visto a marzo in Lombardia”.
Questo perché, ha dichiarato Carlo La Vecchia al Corriere della Sera, “il servizio sanitario è in grado di gestire in anticipo e molto meglio un numero alto di eventuali malati, e perché una parte della popolazione è immune. Comunque i dati di questi giorni su decessi e terapie intensive definiscono senza dubbio che siamo nella fase finale dell’epidemia, o della prima ondata”.