Emanuela Orlandi, le ultime notizie sui documenti inediti, il presunto riscatto e Claudio Chelli
Spuntano documenti inediti sul caso Orlandi. Si parla di un riscatto e di un rapporto dell’ambasciatore italiano alla Santa Sede, Claudio Chelli
Due documenti inediti del Sismi riaccendono l’attenzione sul caso di Emanuela Orlandi. Emergono ipotesi di un riscatto pagato e il nome mai citato prima di Claudio Chelli, allora ambasciatore italiano in Vaticano.
Caso Orlandi: due documenti inediti
Nel fascicolo del Sismi conservato all’Archivio Centrale di Stato sono stati ritrovati due documenti finora sconosciuti. Si tratta di un appunto del 27 luglio 1983, poco più di un mese dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, e di un’informativa datata 12 agosto.
Entrambi fanno parte di un corposo dossier di 459 pagine intitolato proprio “Caso Emanuela Orlandi”. A colpire, più di tutto, è il livello di dettaglio: si parla di contatti tra i familiari, il Vaticano e gruppi non meglio identificati. E non mancano riferimenti a telefonate anonime, piste internazionali e perfino a indagini legate all’attentato a Papa Giovanni Paolo II.

Il presunto riscatto
Uno dei due documenti, molto scarno ma diretto, contiene una frase su un presunto riscatto per Emanuela che sarebbe stato pagato. L’informazione arriva da una fonte legata ai Carabinieri.
Si parla di passaggi dell’ostaggio da un gruppo a un altro, e di un ruolo attivo del padre della ragazza, che, si dice, sarebbe stato a conoscenza di “notizie importantissime” sul Vaticano.
Il giorno dopo, l’11 agosto, si tiene una riunione in Vaticano. Lì, davanti a magistrati e forze dell’ordine, monsignor Eduardo Martínez Somalo smentisce tutto. Dice che non ci sono stati né pagamenti né contatti con i rapitori.
Il ruolo di Claudio Chelli
C’è poi un nome che finora non era mai comparso nella storia di Emanuela Orlandi. È quello di Claudio Chelli, ambasciatore italiano presso la Santa Sede all’epoca dei fatti.
Secondo l’appunto del Sismi, Chelli avrebbe scritto un “rapporto segretissimo” e lo avrebbe inviato ai vertici istituzionali. Non si sa se quel documento sia finito negli archivi del Vaticano, che ha sempre negato di avere un proprio dossier sul caso. Però in queste carte si parla chiaramente di incontri tra servizi segreti, magistrati e rappresentanti della Santa Sede.
È difficile immaginare che nessuno, da parte vaticana, abbia mai messo tutto nero su bianco, soprattutto dopo le ammissioni di personaggi di spicco. Infatti, è lo stesso documento a citare Domenico Cagnazzo, il comandante dei Carabinieri che all’epoca seguiva il caso da vicino.
