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Elezioni Regno Unito vinte dai laburisti di Keir Starmer, trionfa la sinistra: Tory di Sunak al minimo storico

I laburisti di Keir Starmer hanno vinto le elezioni in Regno Unito, battendo i Tory di Sunak: l'analisi del voto di Matteo Villa (Ispi)

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Tra il primo e il secondo turno delle elezioni legislative in Francia, arriva anche il voto nel Regno Unito. I sondaggi della vigilia vedevano il partito laburista e il suo leader, Keir Starmer, come pronti a guidare il Paese dopo 14 anni di opposizione interna. Si tratta di un trionfo della sinistra. L’esito della consultazione lo ha confermato e ora si attendono le conseguenze anche nei rapporti con l’Unione europea, di cui Londra non fa più parte da tempo dopo la Brexit. Ma anche con l’alleato forte Oltreoceano, gli Usa, a loro volta alle prese con il voto di novembre. L’analisi di Matteo Villa (Istituto per gli studi di politica internazionale – ISPI) a Virgilio Notizie.

I risultati del voto: crollo di Sunak

Se i primi dati verranno confermati, Keir Starmer diventerà il nuovo primo ministro con una maggioranza schiacciante di 410 seggi, di gran lunga al di sopra della soglia necessaria ad avere una maggioranza alla Camera dei Comuni, composta da 650 seggi.

Finisce un periodo di 14 anni dei conservatori al potere: ai Tory del premier uscente Rishi Sunak dovrebbero andare 131 seggi, il peggior risultato in due secoli di storia del partito.

keir starmer victoriaFonte foto: ANSA
Keir Starmer con la moglie Victoria

Bocciata anche la destra di Nigel Farage, che ha puntato tutto sulla battaglia contro i migranti.

Dovrebbe ottenere 13 seggi.

Chi è Keir Starmer, il vincitore delle elezioni

Sir Keir Rodney Starmer è nato il 2 settembre 1962 a Southwark, Londra.

Avvocato specializzato in diritti umani, dal 2008 al 2013 è stato direttore della pubblica accusa per Inghilterra e Galles all’interno del Crown Prosecution Service.

Deputato alla Camera dei Comuni dal 2015, dall’aprile 2020 guida il Partito laburista.

È stato responsabile del portafoglio della Brexit come segretario di Stato ombra per l’uscita dall’Unione europea nel Governo di Jeremy Corbyn.

Dal 2007 è sposato con Victoria Alexander, avvocata di fede ebraica: la coppia ha due figli.

Le posizioni del nuovo premier del Regno Unito

Starmer, in campagna elettorale, aveva escluso “rivoluzioni” nelle relazioni tra Regno Unito ed Europa, in particolare un possibile ritorno all’interno dell’Unione.

Si è comunque detto favorevole a un rafforzamento dei legami nel commercio e nella sicurezza.

Ha anche escluso un possibile accordo, proposto dal sindaco di Londra Sadiq Khan, in merito a una eventuale nuova intesa con Bruxelles sui visti per i giovani lavoratori che si spostano tra il Regno Unito e l’Ue, così come sul programma di cambio studentesco Erasmus.

La reazione di Starmer dopo il successo

Starmer, a caldo, ha pubblicato le sue dichiarazioni su X: “A tutti coloro che hanno fatto campagna per il Labour in queste elezioni, a tutti coloro che hanno votato per noi e hanno riposto la loro fiducia nel nostro Partito Laburista nuovo: grazie“.

L’intervista a Matteo Villa: l’analisi del voto britannico

Il risultato elettorale conferma tutte le previsioni delle scorse settimane e delle ultime ore. Si tratta di un “terremoto”?

“Il voto ha ribaltato – e persino superato – il risultato opposto del 2019, quando i conservatori avevano annientato i laburisti e prevedevano di poter restare alla guida del Paese fino almeno al 2030. Questa è una novità per la politica britannica, da sempre abituata a una certa stabilità. Cinque anni dopo l’ultimo voto, invece, lo scenario è cambiato completamente e oggi il Regno Unito appare quasi più instabile dell’Italia, dove i premier storicamente e statisticamente non restano in carica oltre un anno e mezzo”.

Cosa rappresenta questa vittoria? Cosa ha pesato?

“Sicuramente gli effetti della Brexit. Gli elettori Tories hanno reagito con questo voto alla delusione nei confronti delle promesse non mantenute riguardo ai presunti, e forse utopistici, benefici dell’uscita dall’Unione europea. I conservatori hanno pagato anche per la miopia dimostrata da molti leader che hanno dimostrato la propria incompetenza. Ne sono esempio Boris Johnson, che è apparso più attento ai propri interessi che non a quelli del Paese, e Liz Truss, che ha disatteso le aspettative”.

Se si votasse oggi per la Brexit il risultato sarebbe quindi differente?

“I dati dei sondaggi lasciano pochi dubbi: nel 2020 era stato chiesto agli elettori se la Brexit fosse stata una buona scelta, e questi si erano mostrati divisi, con il 50% convinto che potesse essere una decisione positiva e il 50% che la riteneva negativa. Oggi i contrari sono saliti al 65% contro il 35% di coloro che sono ancora convinti dei benefici della Brexit”.

Cosa cambierà nei rapporti con l’Unione europea, dopo le voci di un possibile riavvicinamento di Londra a Bruxelles?

Non credo che ci si debbano aspettare scossoni. È vero che in campagna elettorale si è ipotizzata una revisione delle relazioni, ma questo non significa pensare a un rientro nell’Unione. Certo, ci si è resi conto che la Brexit ha portato, tra le conseguenze, anche il congelamento di programmi come Erasmus, ma penso che Londra potrebbe limitarsi a una rivisitazione dei precedenti accordi, anche commerciali, per far sì che siano ridotti gli effetti negativi della Brexit”.

E nelle relazioni con gli Usa, che si preparano a un possibile Trump-bis?

“Credo la politica estera britannica cambierà poco, anche perché Keir Starmer è descritto come poco attento all’ideologia e molto più concentrato sul dettaglio, molto puntiglioso sui singoli temi. I britannici lo definiscono boring, noioso, il che lascia presumere che la special relationship con l’America rimarrà. Di sicuro non c’è da aspettarsi che siano siglati accordi commerciali che non sono stati sottoscritti finora, neppure con la leadership conservatrice”.

Da un punto di vista della difesa e dei rapporti militari con l’Europa e la NATO cosa ci si può aspettare?

“Dal punto di vista della grande politica estera del Regno Unito non ci si aspettano grossi cambiamenti, perché ha sempre avuto delle direttrici molto forti, specie nella difesa dei propri interessi nazionali. Per esempio, una caratteristica britannica è sempre stata la diffidenza nei confronti della Russia, molto maggiore rispetto alla maggior parte dei Paesi europei. Il fatto che ora governeranno i laburisti non porterà a cambiamenti in questo senso. I veri interventi, insomma, riguarderanno soprattutto decisioni di politica interna”.

elezioni-regno-unito-keir-starmer-premier Fonte foto: ANSA
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