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Elezioni in Germania domenica 23 febbraio: chi sono i candidati e chi è il favorito secondo i sondaggi

Elezioni in Germania importanti per il resto dell'Europa e gli Usa: chi sono i candidati e chi è il favorito per diventare cancelliere

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La Germania è pronta al voto, che secondo molti analisti riveste un’importanza senza precedenti. Il Paese si trova di fronte a un bivio, come forse non accadeva dal 14 agosto 1949, quando la Repubblica federale fu chiamata alle urne dopo 12 anni di nazismo e dopo l’esito disastroso della Seconda guerra mondiale. Chi sono i candidati, chi è il favorito secondo i sondaggi e quali possono essere le conseguenze per l’Europa e gli Usa secondo il giornalista Massimo Nava.

La crisi economica e di Governo: quando si vota

La Germania arriva al voto in una situazione di forte crisi economica, dopo aver terminato il 2024 in recessione per il secondo anno consecutivo: questa condizione si riflette anche su altri partner europei, come l’Italia, che ha un importante scambio commerciale con Berlino.

A pesare sono la concorrenza cinese, le guerre (in particolare quella in Ucraina che ha portato a far lievitare i costi dell’energia dopo lo stop alle importazioni di gas russo) e una generale incertezza economica che rallenta gli investimenti e la domanda di acquisti.

candidati elezioni germaniaFonte foto: ANSA
I quattro candidati principali nell’ultimo dibattito elettorale. Da sinistra a destra: Olaf Scholz, Robert Habeck, Alice Weidel e Friedrich Merz

Tutto ciò aumenta anche la tensione sociale, con un crescente sentimento anti-migratorio.

Si vota in un giorno solo, domenica 23 febbraio.

Chi sono i candidati alle elezioni in Germania e cosa dicono sondaggi

Nelle settimane precedenti le elezioni i sondaggi hanno indicato i Democristiani della CDU/CSU in vantaggio (appena al di sotto del 30%) e l’AfD (la destra estremista) poco sopra il 20%, seguita dai Socialdemocratici dell’SPD.

A seguire i Verdi (intorno al 12%), i Liberali di FDP (circa 4%), Die Linke e il nuovo movimento della sinistra radicale (BSW) guidato da Sahra Wagenknecht, entrambi circa al 6%.

Ecco l’elenco dei candidati principali:

  • Friedrich Merz, 69 anni, leader di CDU/CSU: è il favorito secondo i sondaggi
  • Olaf Scholz, 66 anni, SPD: è il cancelliere uscente
  • Robert Habeck, 55 anni, Verdi: è il vice-cancelliere uscente
  • Alice Weidel, 46 anni, AfD: leader dell’estrema destra, di recente è diventata virale una sua discussionesu Hitler con Elon Musk

Le possibili alleanze

Di fronte al rischio di una ulteriore crescita della destra, il leader democristiano Friedrich Merz ha rifiutato l’ipotesi di una alleanza con l’AfD, nonostante l’appoggio di questo partito a una sua proposta di legge su restrizioni ai flussi migratori, poi non approvata a fine di gennaio dal Bundestag.

Le possibili coalizioni, quindi, dipenderanno dall’esito delle urne e dall’orientamento dei rispettivi leader dei quattro partiti centristi (CDU/CSU, SPD, FDP e Verdi).

I temi sui quali occorrerà una convergenza (o che potrebbero, al contrario, segnare le differenze) sono sostanzialmente quelli economici e ambientali.

L’intervista a Massimo Nava

Chi sono i candidati favoriti?

“Il candidato di riferimento rimane a oggi, come confermano i sondaggi, Merz, leader della CDU e dato per futuro Cancelliere. Ma c’è sempre l’incognita della crescita dell’estrema destra, che ha mobilitato le piazze, specie nei lander orientali che rappresentano la base dell’elettorato dell’AfD. Resta, però, da capire se le recenti manifestazioni dopo gli episodi di razzismo, potranno portare una risalita dei Verdi, dell’estrema sinistra o anche un recupero dell’SPD di Scholz, anche se sembra molto in crisi. L’ex Cancelliere sembra ormai indebolito, anche perché gli strati popolari della SPD si stanno rivolgendo all’AfD, piuttosto che tornare ai social democratici”.

Che possibilità ci sono di una “svolta a destra” della Germania?

“Diciamo che la crescita dell’estrema destra è un fenomeno comune anche ad altri Paesi europei, così come agli USA: è trainata da una certa avversione per l’immigrazione incontrollata, da problemi di disoccupazione e dalla frustrazione per quella che viene avvertita come una perdita di identità nazionale, tutte motivazioni che sono frutto di un sentire ‘di pancia’, ma che comunque di fatto mietono consensi Attenzione, però, anche alle recenti reazioni contrarie”.

Di cosa si tratta? Cosa sta accedendo?

“Alcuni casi di razzismo hanno scosso l’opinione pubblica e stanno scatenando una potente reazione dell’opinione pubblica, che invece non si riscontra in altri Paesi europei come la Francia e la stessa Italia o altri Stati, dove invece continua ad avanzare la destra conservatrice. In Germania ci sono state manifestazioni di massa che hanno portato anche a 200mila persona in piazza a Berlino, come a Stoccarda o Amburgo”.

Quale scenario si delinea?

“È difficile prevederlo. Lo stesso Merz ha tentato di far passare provvedimenti contro l’immigrazione clandestina, con il concorso di Adf, cosa che la ex Cancelliera tedesca Angela Merkel ha sempre respinto con forza: è una scelta inaspettata e nuova per la linea popolare democratica dei conservatori tedeschi. Il tentativo è poi rientrato, Merz ha precisato i contorni della sua proposta, ma sembrerebbe che la scintilla popolare sia scattata”.

Su temi scottanti come i rapporti con la NATO, la Russia e la guerra in Ucraina, quali sono le principali differenze tra i candidati?

“Sull’estrema destra tedesca pesa il forte sospetto di influenze russe – se non addirittura appoggi – come è accaduto con la Lega in Italia o Orban in Ungheria. Da sempre queste realtà sono accomunate da un atteggiamento tiepido rispetto all’invio di armi in Ucraina. Merz, invece, è per un sostegno consapevole e forte anche oggi a Kiev. Quanto all’SPD di Scholz ultimamente ha preso un po’ le distanze, ha telefonato a Putin e manifestato vaghe aperture a Mosca. Ma questo stato d’animo accomuna anche altre leadership europee, perché ci si rende conto che l’Ucraina non può vincere e, anzi, sta perdendo in modo evidente. Ora, però, è entrato in gioco Donald Trump”.

La guerra è un tema che quindi può pesare sul voto tedesco?

“A livello di equilibri, se rimaniamo in tema di guerra, ci si rende conto che il conflitto terminerà drammaticamente con una perdita inutile di vite umane e territori. L’Europa paga il conto, perché sarà spettatrice e non parte attiva al tavolo delle trattative. Questo pesa sulle varie opinioni pubbliche compresa quella tedesca, che è stanca della guerra. C’è anche un altro aspetto: i più determinati a sostenere l’Ucraina sono stati i Verdi, quindi bisognerà capire quanto questa posizione sarà premiata dall’elettorato”.

Quali potranno essere, invece, le conseguenze delle elezioni tedesche per l’Europa e l’Italia?

“La Germania è il più importante paese industriale europeo, per quanto oggi sia oggettivamente in crisi. Paga per un modello industriale che oggi non funziona più, forse soprattutto per le conseguenze della guerra che ha obbligato a rivedere i canali di approvvigionamento energetico e l’export. Per l’Italia è un grosso problema, soprattutto al nord dove c’è una forte connessione della industria manufatturiera con quella tedesca. Pesa anche in ambito europeo perché possono cambiare gli equilibri: non a caso Meloni dialoga con Merz. Poi non dimentichiamo che anche Ursula von Der Leyen è tedesca”.

Rimanendo alla crisi tedesca, oggi c’è chi dà la colpa a Merkel, nonostante sia uscita di scena ormai da tempo. Perché?

“Perché Angela Merkel era stata l’artefice del Nord Stream 2, poi bloccato a causa della guerra in Ucraina, e perché era artefice della politica di apertura ai mercati russi (e anche cinesi). Oggi fa gioco a molti addossare le responsabilità di questa crisi a Merkel: le si addossano un eccesso di prudenze nell’aver ritardato riforme strutturali in nome invece di una pace sociale, di una integrazione dei lander orientali, che è costato molto. È stata considerata troppo temporeggiatrice e i rimpianti per i suoi anni di leadership sono un patrimonio di pochi”.

La storia non si scrive con i “se” e i “ma”, però è ipotizzabile uno scenario diverso, specie per la composizione del conflitto in Ucraina, se ci fosse anche Merkel?

“Personalmente credo che non saremmo a questo punto se ci fosse ancora Merkle, specie nel rapporto con la Russia e nella gestione della guerra, perché lei si era battuta a sostegno del cosiddetto ‘formato Normandia’, insieme al francese Hollande: l’obiettivo era trovare una soluzione al conflitto nel Donbass, che oggi è paradossalmente così attuale, visto che all’epoca i russi ne volevano l’autonomia, mentre oggi lo rivendicano come territorio a tutti gli effetti. Se dovessimo fare un bilancio della storia, si potrebbe ripensare a Merkel, come a Churchill, entrambi vagamente rimpianti e mai sufficientemente ascoltati”.

elezioni-germania-candidati-favorito Fonte foto: Getty
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