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Educatore 45enne arrestato per abusi su minori, l'agghiacciante testimonianza di una delle vittime

Parla uno degli accusatori dell'educatore Alessandro Angeli: "Così avvenivano gli abusi"

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Si teme che le vittime dei presunti abusi sessuali dell’educatore Alessandro Angeli, arrestato nei giorni scorsi, possano essere di più rispetto a quelle che lo hanno accusato fino ad ora. Il 48enne, su cui sta indagando il pm Antonio Verdi, avrebbe ospitato nel suo appartamento minorenni con i quali avrebbe avuto rapporti intimi. La Repubblica ha intervistato Marco (nome di fantasia). L’uomo oggi ha circa 25 anni e sostiene che “tre generazioni di ragazzini hanno subito questa sorta di iniziazione”.

Il primo incontro

“Quattro della vecchia generazione, con me e il mio amico siamo sei, più questi ragazzi di ora. Non sono solo tre come ho letto sui giornali, le vittime di Alessandro sono molte di più, forse una decina. Parliamo di una cooperativa che gestiva campi scuola da 50, 60 iscritti, 3 corsi ogni estate. Avete idea di quanti ragazzini ha incontrato questa persona?”. Così ha esordito Marco.

L’uomo ha poi ricordato di aver incontrato l’educatore per la prima volta quando aveva 9 anni, ma che “i rapporti sono iniziati dopo. Penso di essere stato uno dei primi, o forse sono io che penso di essere stato speciale, magari era una mia percezione, quella di stare facendo una cosa nuova. Ma forse lui era già un professionista. Non lo so. So che anche altri della mia generazione hanno affrontato qualcosa di simile”.

Educatore accusato di abusi.Fonte foto: GETTY

Marco ha quindi spiegato che a casa sua c’era una situazione particolare e una sua parente ha parlato con un’amica dei servizi sociali, i quali hanno contattato l’associazione di Alessandro per un intervento domiciliare. Fu allora che avvenne il primo incontro: “Sono venute tre persone, tra cui Alessandro. Ero piccolo, ricordo che avevamo fatto un colloquio conoscitivo e mi avevano proposto di partecipare alle loro attività. Così ho iniziato il mio percorso”.

“Capite quale è il dramma?”

Alessandro incontrava i ragazzini settimanalmente, da solo o in gruppo, coinvolgendoli in diverse attività, quali giochi, gite al parco di Villa Ada, camminate al Colosseo e altre attività culturali.

“Lui – ha proseguito Marco nella sua testimonianza rilasciata a Repubblica – era un educatore, un animatore, gestiva i gruppi, ha anche aperto una casa famiglia confiscata alla Banda della Magliana, poi la Ludoteca in zona Lucio Sestio, le cooperative, le associazioni. Adesso ha un gruppo di protezione civile. Capite quale è il dramma? Lui è sempre stato una persona di supporto, un educatore che ha aiutato un sacco di famiglie. Per anni si è creato l’immagine del buon samaritano, il grande pastore che guida la collettività. Sono stati dati soldi su soldi per sovvenzionare i suoi progetti. Attività che spesso finivano in quel modo. È una cosa vergognosa”.

Marco: “Così avvenivano gli abusi”

Marco ha sottolineato che quando si ha 11, 12,13 anni si è in una fase evolutiva, quella della pubertà. È quella fase in cui si sonda la sessualità con i suoi piaceri per la prima volta. “Tu – ha raccontato – sei solo, in una situazione difficile, c’è una persona grande che ti sta aiutando tanto e ti fa vivere giornate particolari. E allora se ti insegna a masturbarti e ti racconta una storia eccitante così che tu sei ancora più coinvolto, come se stessi facendo una cosa guidata, a un bambino può anche piacere”.

E ancora: “Perché si tratta comunque di una cosa che non aveva mai fatto prima e quindi può essere percepita come una qualsiasi nuova esperienza normale come le altre, come andare al laser game per la prima volta insomma. Lui sa cosa vuol dire giocare con le esperienze di un bambino e ha fatto leva sulla sua figura di educatore per occuparsi anche della nostra sessualità. Questo è il dramma”

Marco ha spiegato che ha frequentato l’educatore per 10 anni e che i “rapporti non si sono mai fermati, anzi, sono diventati patologici. Poi mi sono allontanato da lui di blocco, nettamente, proprio perché non sopportavo più il fatto che dovessi sottostare a questo tipo di esigenze relazionali”.

“È stato un plagio. Lui si allontanava, si faceva quasi desiderare. Io ho riversato su di lui tutti i bisogni affettivi di una vita. Quando si allontanava stavo male e lo cercavo. C’era questo continuo allontanarsi e avvicinarsi. Un rapporto tossico. È paradossale: lui faceva tutto ciò per dire ‘no perché è sbagliato’, e io mi sono anche trovato a convincerlo del fatto che non fosse sbagliato”, ha concluso il 25enne.

educatore-abusi Fonte foto: GETTY
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