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Donald Trump e Zelensky, i 3 minuti dello scontro sono storia: cos'è successo negli altri 57 nella Sala Ovale

Lo scontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky sta facendo discutere il mondo intero: come si è arrivati alla lite? L'analisi della conferenza stampa

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Lo scontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky nella Sala Ovale è passato alla storia e promette di continuare a tenere banco nelle discussioni sulla politica internazionale. Se però gli ultimi tre minuti del colloquio – quelli in cui i toni si sono alzati – sono diventati di pubblico dominio, di tutti i restanti 57 si è parlato meno. Cosa si sono detti i due leader e cos’ha scatenato la lite.

Scontro Trump-Zelensky

Quanto successo alla Casa Bianca lo scorso venerdì 28 febbraio ha rimescolato le carte nello scacchiere politico internazionale. Donald Trump e Volodymyr Zelensky si sono incontrati a Washington ma, anziché firmare l’accordo sui minerali e le terre rare, sono stati protagonisti di un alterco davanti alle telecamere e ai taccuini dei giornalisti presenti. Una scena che è rimbalzata in men che non si dica in tutto il mondo.

Soprattutto le ultime fasi del loro confronto – e specialmente gli ultimi 3 minuti – sono diventate oggetto di discussione e analisi ma i precedenti 57 minuti, quelli che hanno poi scatenato la furia del tycoon, sono passati inosservati.

Donald Trump ZelenskyFonte foto: IPA
Trump e Zelensky ai saluti

Le osservazioni e i retroscena

Ad analizzarli ci ha pensato Il Fatto Quotidiano che ha esaminato l’intero video della conferenza stampa, durata un’ora, e ne ha tratto diverse osservazioni che perlopiù ribaltano il concetto che di quelle scene era passato: ossia quello di un’imboscata di Trump a uno Zelensky umiliato dal Potus.

Anzitutto il quotidiano ribadisce come il presidente ucraino fosse stato invitato dall’omologo americano per discutere e firmare l’accordo sulle terre rare. La Casa Bianca era sicura di ottenere il proprio obiettivo, che l’accordo sarebbe stato firmato e quindi ha organizzato una conferenza stampa preliminare alla ratifica. In seguito poi ci sarebbe stato il momento della firma e quindi le ultime dichiarazioni.

Zelensky dal canto suo ha sì accettato l’invito ma soprattutto perché non poteva rifiutarlo. Il suo obiettivo era firmare questo accordo e sfruttarlo per ottenere il supporto militare alla guerra. Il piano di Trump invece era quello di utilizzarlo a sua volta per negoziare con Putin. Secondo Il Fatto Quotidiano, il tycoon voleva “convincere gli americani che la questione ucraina fosse esclusivamente una questione di affari e interessi nazionali”. Due piani insomma che non combaciavano e che hanno portato alla rottura totale.

Le provocazioni di Zelensky

Per il presidente statunitense era importante che si ratificasse l’accordo mentre i termini di esso sarebbero stati discussi nel successivo colloquio. Non si aspettava che invece Zelensky forzasse la mano e, approfittando delle telecamere, dettasse le sue condizioni.

Zelensky ha infatti sfidato Trump su tutto: sul compromesso con Putin e la Russia, sul cessate il fuoco, sulla richiesta di garanzie armate, sulla restituzione dei territori e sul pagamento dei danni da parte russa.

Nel suo lungo intervento di 34 minuti, ha più volte fatto allusioni sul rapporto tra Putin e Trump nel tentativo di far saltare i colloqui tra i due e spingere il suo diretto interlocutore a parlare non dell’accordo ma della guerra.

La risposta di Donald Trump e la svolta

A lungo Donald Trump si è astenuto dal commentare, lasciando parlare l’ucraino. Raggiungere l’accordo era la sua priorità e, per questo, aveva sopportato le parole dure di Zelensky e il suo atteggiamento da duro.

A far saltare il banco però è stato il vicepresidente J.D. Vance che, infastidito, ha voluto evidenziare la mancanza di rispetto dell’ospite della Casa Bianca.

La svolta si è avuta al 40° minuto quando, rispondendo alla constatazione del vp – che aveva detto che l’Ucraina stesse avendo seri problemi – Zelensky ha contrattaccato: “Tutti in guerra hanno problemi, anche voi, ma voi avete un bell’oceano in mezzo e non li sentite adesso, ma li sentirete in futuro, grazie a Dio, grazie a Dio, grazie a Dio”. Questa frase che è stata interpretata a metà tra la minaccia e la profezia ha aperto il vaso di Pandora.

La furia del tycoon

Trump l’ha prima interrotto bruscamente e si è poi lasciato andare a briglie sciolte. “No, tu non sai cosa sentiremo, non dirci cosa sentiremo, stiamo cercando di risolvere un problema e non venirci a dire cosa proveremo perché non sei nella posizione di dettare nulla. Non sei in una posizione buona. Hai parlato anche troppo, ora non hai buone carte da giocare, con noi puoi cominciare ad averne, ma adesso non le hai e stai giocando d’azzardo con le vite di milioni di persone, stai giocando d’azzardo con la Terza Guerra Mondiale e ciò che stai facendo è mancanza di rispetto nei riguardi di questa nazione. Un sacco di gente avrebbe voluto sentire un grazie”.

La tensione crescente negli ultimi venti minuti è esplosa in questo momento. Da qui in avanti i due leader si parlano spesso l’uno sull’altro fino a quando è proprio Trump a chiudere la questione con un commento sibillino ai giornalisti.

“Penso che oggi abbiamo visto abbastanza. Questa sarà una cosa da grande televisione. Vedremo come fare per rimettere le cose a posto. Grazie”, ha chiosato. L’accordo quindi non è stato firmato e la conferenza stampa successiva alle firme è stata annullata.

donald-trump-zelensky Fonte foto: IPA
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