Consulta, voto per elezione del Giudice della Corte Costituzionale: fumata nera per Francesco Saverio Marini
Parlamento chiamato al voto in seduta comune per eleggere il Giudice della Corte Costituzionale: chi è Francesco Saverio Marini, che Meloni vuole come presidente della Consulta
Martedì 8 ottobre il Parlamento, in seduta comune – quindi con deputati e senatori insieme – è stato chiamato al voto per l’elezione del Giudice della Corte Costituzionale. Il nome voluto da Giorgia Meloni per il presidente della Consulta è quello di Francesco Saverio Marini. I messaggi della premier nelle chat di Whatsapp sono stati spifferati ai media, scatenando l’ira della leader di Fratelli d’Italia. Ma la debacle più grande è l’ottava fumata nera per eleggere il suo uomo: servivano 363 voti, ma dopo l’Aventino delle opposizioni anche la maggioranza ha optato per la scheda bianca.
Il racconto della giornata
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Ottava fumata nera: 323 schede bianche
Ottava fumata nera, 342 voti quelli totali:
- 9 dispersi
- 10 schede nulle
- 323 schede bianche
Questo scrutinio avrebbe richiesto 363 voti per eleggere il giudice.
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Conte: "Non possiamo assecondare il blitz"
”Non possiamo assecondare il blitz delle forze di maggioranza per eleggersi il proprio giudice costituzionale. Quando si tratta di istituzioni di garanzia, che tra l’altro la magistratura più elevata è la Corte costituzionale, non sono ammissibili logiche spartitorie e blitz del genere”. Lo dice Giuseppe Conte, presidente del M5S, ripreso dall’Adnkronos.
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Nordio contro le opposizioni
Intervenuto a SkyTg24, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha criticato l’opposizione: “Deve fare l’opposizione in Parlamento spiegando perché non condivide certe scelte, l’aventinismo non è mai una buona scelta”.
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Elly Schlein dopo l'Aventino
Elly Schlein, citata dall’Ansa, in Transatlantico alla Camera ha dichiarato che “la compattezza delle opposizioni ha fermato la forzatura che la maggioranza voleva fare, ora accettino il dialogo. E quando parlo di dialogo non intendo chiamate spicce a parlamentari” di minoranza “per cercare dei voti per andare avanti sulla propria forzatura. Se esiste una maggioranza qualificata per questo voto è proprio perché la Costituzione prevede un dialogo tra maggioranza e opposizione. Abbiamo cercato noi il dialogo e la risposta fin qui è stata un muro“.
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Salvini attacca Schlein
Ai microfoni di SkyTg24, Matteo Salvini ha attaccato Elly Schlein: “L’opposizione dice di no a tutto, non hanno partecipato neanche alle nomine per la Rai, a cui le stesse opposizioni hanno diritto. Non è un problema di metodo o di merito, ma di che tipo di opposizione si vuole fare. Per eleggere i giudici della Corte serve la collaborazione di una parte dell’opposizione, immagino che la prossima volta la Schlein e gli ultra’ del no continueranno a dire di no anche se presentassimo Madre Teresa di Calcutta. Conto che nell’opposizione ci sia qualcuno di più vicino a quella che è l’esigenza per il Paese. La Schlein rimarrà fuori e qualcun altro aiuterà il Paese a fare quello che si deve fare”.
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Al via il voto in Parlamento
Al via alla Camera la votazione del Parlamento in seduta comune per l’elezione di un giudice della Corte costituzionale. Si tratta dell’ottavo tentativo, ma anche questo sembra destinato a una fumata nera.
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Colpo di scena, il centrodestra verso la scheda bianca
Il centrodestra non vuole rischiare. Nella seduta odierna l’indicazione, a quanto confermano fonti di diversi partiti di maggioranza, è di votare scheda bianca sul giudice costituzionale: “Le opposizioni decidono di trasformare perfino l’elezione dei giudici costituzionali in terreno di propaganda politica. Hanno deciso di disertare l’Aula nonostante l’esigenza di sostituire dopo 10 mesi un giudice della Consulta. La maggioranza decide nonostante loro di continuare a rispettare le istituzioni e oggi vota scheda bianca”. Lo dichiarano i capigruppo di Camera e Senato del centrodestra, citati dall’Ansa.
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Il Governo Meloni sotto di almeno 11 voti
Il numero di voti da raggiungere è 363, ma la maggioranza al momento ne conterebbe 352 anche in virtù delle assenze dei ministri Antonio Tajani e Raffaele Fitto, impegnati all’estero, e di Umberto Bossi, per via delle condizioni di salute precarie.
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Fuori anche Azione di Carlo Calenda
Nemmeno Azione parteciperà al voto. Il partito di Carlo Calenda, in una nota, ha spiegato che “lo schema di rapporti tra maggioranza e opposizione così non regge, non c’è mai uno spazio di dialogo. Il fatto che anche su un nome di valore non ci sia alcun lavoro che porti alla condivisione di una proposta, dimostra che così non si può andare avanti”.
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+Europa non partecpa al voto
Sulla stessa scia anche +Europa, come afferma il segretario Riccardo Magi ripreso dal Corriere della Sera: “Aver reso l’elezione di un giudice costituzionale una questione di governo, sia per il metodo che per la scelta del candidato, danneggia le istituzioni in uno dei passaggi più importanti e delicati della dinamica istituzionale. Ecco perché oggi +Europa non parteciperà al voto: Meloni si fermi e consenta l’apertura di un confronto vero tra i gruppi parlamentari”.
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Fronte comune delle opposizione: fuori dall'Aula anche AVS
Fronte comune delle opposizioni: oltre a Pd e M5S, anche AVS uscirà dalla Camera al momento del voto. Solo il deputato Marco Grimaldi resterà in Aula per spiegare i motivi della decisione, poi andrà via anche lui.
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Anche il M5S non parteciperà al voto
Anche i gruppi parlamentari del M5S non parteciperanno al voto: senatori e deputati non ritireranno la scheda.
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L'annuncio di Schlein: il Pd non partecipa al voto
Elly Schlein, segretaria del Pd, ha annunciato a SkyTg24 che deputati e senatori dem non parteciperanno al voto: “Davanti a una forzatuta che sta facendo la maggioranza su una cosa fondamentale per la garanzia delle istituzioni come è l’elezione di un giudice della Corte costituzionale, noi non parteciperemo”.
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Cos'è la Corte Costituzionale?
La Corte Costituzionale, nell’ordinamento italiano, è il più importante organo costituzionale. Formata da 15 giudici, solo nei giudizi di accusa contro il presidente della Repubblica è integrata da 16 membri estratti a sorte da un elenco di cittadini eleggibili a senatori (che il Parlamento compila ogni 9 anni in seduta comune).
I 15 giudici sono nominati:
- dal presidente della Repubblica (per un terzo);
- dal Parlamento in seduta comune (per un terzo);
- i restanti dal Consiglio di Stato, dalla Corte dei Conti e dalla Corte di Cassazione (ossia dalle cosiddette Supreme magistrature ordinaria e amministrativa).
Tra i compiti della Corte Costituzionale ci sono:
- verificare la conformità alla Costituzione delle leggi, statali e regionali, e degli atti aventi forza di legge (controllo di legittimità costituzionale);
- dirimere conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, tra lo Stato e le Regioni e tra le Regioni stesse;
- giudicare sulle accuse promosse nei confronti del presidente della Repubblica;
- verificare l’ammissibilità dei referendum abrogativi.
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Chi è Francesco Saverio Marini
L’uomo indicato da Giorgia Meloni è Francesco Saverio Marini: l’accelerazione della premier, che potrebbe non avere i 363 voti, nascerebbe dall’ordine del giorno del 12 novembre fissato dal presidente della Consulta, Augusto Barbera, riguardante la discussione dei ricorsi di quattro Regioni contro la legge Calderoli sull’Autonomia differenziata.
Francesco Saverio Marini, nato il 28 aprile 1973, è il consigliere giuridico di Giorgia Meloni, nonché professore ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico all’Università Tor Vergata di Roma.
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Quanti voti deve ottenere Meloni
La maggioranza ha bisogno di 363 voti, ossia i tre quinti dei parlamentari, per eleggere il nuovo giudice della Corte Costituzionale. Il voto sarà segreto e, per questo, ogni partito adotterà tecniche particolari per contarsi (per esempio scrivendo prima il nome del cognome del prescelto, o viceversa).
Si vota alle ore 12:30 di martedì 8 ottobre.
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Pd e AVS annunciano l'Aventino: cos'è
Pd e AVS hanno annunciato il cosiddetto Aventino, richiamando l’omonima secessione che seguì l’assassinio di Giacomo Matteotti, con 123 deputati dell’opposizione che, il 27 giugno 1924, si riunirono nella sala della Lupa di Montecitorio, oggi nota anche come sala dell’Aventino, decidendo comunemente di abbandonare i lavori parlamentari finché il Governo Mussolini non avesse chiarito la propria posizione a proposito della scomparsa di Matteotti. Di fatto oggi, nel gergo parlamentare, l’Aventino si verifica quando alcuni deputati o senatori annunciano di non partecipare a un voto per protesta.
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Il presidente della Consulta manca da 10 mesi
Il presidente della Consulta manca da 10 mesi dopo l’uscita di Silvana Sciarra. Dopo 7 tentativi falliti, oggi andrà in scena l’ottavo. L’opposizione sospetta che ci siano accordi tra la maggioranza e alcuni deputati e/o senatori avversari – sulla carta – del Governo Meloni: il Pd sospetta che siano del M5S.