Diretta social dal carcere, aumentano i detenuti con cellulare dietro le sbarre: la denuncia di Borrelli
In carcere sempre più cellulari: aumentano le dirette social. Ancora una denuncia di Francesco Emilio Borrelli dal suo profilo
Il fenomeno delle dirette social effettuate dai detenuti all’interno delle carceri italiane sta assumendo dimensioni preoccupanti. Negli ultimi giorni, sono aumentate le segnalazioni di video, foto e dirette social pubblicate sui social da persone che si trovano dietro le sbarre. La questione ha attirato l’attenzione del deputato Francesco Emilio Borrelli, che ha denunciato pubblicamente la situazione, sollevando preoccupazioni per i rischi legati all’emulazione e alla sicurezza.
- Cellulari in carcere: aumentano le dirette social
- La denuncia di Francesco Emilio Borrelli
- Il fenomeno spiegato
Cellulari in carcere: aumentano le dirette social
Cittadini e attivisti segnalano quotidianamente al deputato Francesco Emilio Borrelli la presenza di video, foto e dirette social postate da detenuti, che riescono in qualche modo a procurarsi telefoni cellulari, nonostante questi siano severamente vietati all’interno delle strutture penitenziarie.
Solo nelle ultime ore, due distinti episodi sono stati segnalati: il primo riguarda il figlio di un boss di Bagnoli, ripreso in un video mentre banchetta con gamberoni in cella; il secondo, ancora più inquietante, mostra un giovane, forse quattordicenne, che confessa un accoltellamento tenendo in mano l’arma del delitto.
Questi episodi non sono isolati e fanno parte di una tendenza sempre più diffusa, che vede i detenuti usare i social media come piattaforma per mostrare le loro attività illegali e fare proseliti.
La denuncia di Francesco Emilio Borrelli
Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi – Sinistra, è in prima linea nella denuncia di questo fenomeno, che definisce una “deriva senza freni”. Borrelli ha dichiarato di aver ricevuto un flusso continuo di segnalazioni da parte dei cittadini, che mostrano come i social siano diventati una vetrina per la criminalità, con un grave rischio di emulazione tra i giovani.
Secondo il deputato, l’accesso ai cellulari in carcere non solo facilita la diffusione di contenuti che glorificano la delinquenza, ma mette a rischio la sicurezza pubblica. “Ho provveduto a inoltrare tutti i contenuti segnalati alle autorità preposte, in modo da poter procedere all’individuazione dei responsabili e al sequestro dei cellulari”, ha affermato Borrelli.
Inoltre, ha espresso profonda preoccupazione per la violenza che traspare da questi video, citando il caso del tentativo di strangolamento di due ispettori a Poggioreale come esempio del clima di tensione che si vive all’interno delle carceri video(ben diversi dai in cui sono gli agenti ad aggredire).
Il fenomeno spiegato
Il crescente utilizzo dei social media da parte dei detenuti solleva interrogativi non solo sulla sicurezza nelle carceri, ma anche su fenomeni più profondi legati alla psicologia della reclusione. L’antropologo Marino Niola ha offerto una chiave di lettura per comprendere questo comportamento: “I social sono interclassisti e trasversali per definizione e il narcisismo costituisce una condizione esistenziale”.
Niola spiega come i social media possano restituire ai detenuti quel protagonismo che hanno perso a causa della detenzione. “La reclusione è una specie di morte dell’immagine. Per dirla in altre parole, la mia faccia sparisce, ma il mio doppio elettronico le restituisce una vita normale”.
L’esperto avverte che “l’abuso e i reati vanno perseguiti. Bisogna vigilare affinché le norme vengano rispettate”, sottolineando l’importanza di mantenere il controllo su queste situazioni per prevenire ulteriori abusi e garantire la sicurezza all’interno delle carceri.