Diagnosticano il Covid, torna a casa e muore d'infarto: il marito denuncia. I dettagli del caso di Formia
Donna si reca in ospedale e viene dimessa poco dopo: "Ha il Covid", ma muore a causa di un infarto
Un infarto scambiato per Covid è stato fatale a Lucia Chiarelli. La 68enne si era recata all’ospedale Dono Svizzero di Formia l’11 luglio e i medici le avevano prescritto Fluimucil e Toradol, ossia cure per attenuare i sintomi del coronavirus. Lucia, però, non aveva problemi con il virus, stava avendo un infarto. E infatti, poche ore dopo essere stata dimessa dalla struttura sanitaria è deceduta: il suo cuore ha smesso di battere.
- Il marito punta il dito contro i medici: ora sarà battaglia legale
- La ricostruzione della vicenda
- La richiesta di riesumazione della salma
Il marito punta il dito contro i medici: ora sarà battaglia legale
Il marito Francesco De Vincenzo non si dà pace e attribuisce il decesso della moglie alla sbadataggine del personale a cui la donna si era rivolta. Tramite lo Studio3A-Valore, società specializzata nella tutela dei diritti dei cittadini, l’uomo ha deciso di portare la vicenda in sede legale.
Sabato 23 luglio è così stata presentata una denuncia presso i carabinieri di Formia: la richiesta all’autorità giudiziaria è quella di procedere con tutti gli accertamenti del caso in modo tale da chiarire le cause della morte e, eventualmente, cercare di capire chi siano i responsabili.
Il Corriere della Sera ha provato a contattare telefonicamente il primario del pronto soccorso di Formia che, però, ha preferito non rilasciare alcuna esternazione.
La ricostruzione della vicenda
Da quanto ricostruito dal CorSera, Lucia Chiarelli aveva riferito ai medici che stava accusando un intenso dolore al torace che si era diffuso anche al braccio sinistro. La donna è quindi stata sottoposta a una radiografia al torace e all’analisi per verificare livelli alterati delle troponine, enzimi i cui livelli aumentano in caso di infarto.
Gli esami diagnostici non avrebbero ravvisato dati anomali. La 68enne, inoltre, era risultata positiva al tampone Covid effettuato per prassi. Alla fine i medici hanno deciso di dimetterla con la diagnosi “dolore torace in Covid positiva”. Giunta al pronto soccorso alle 8, ha lasciato l’ospedale intorno alle 9,30.
Fatto rientro a casa e informato il marito, quest’ultimo era subito andato in farmacia per acquistare i medicinali prescritti dal personale sanitario. Nel rincasare, ha visto la moglie crollare a terra. Immediata la chiamata al 118. Purtroppo l’arrivo degli operatori sanitari e i tentativi di rianimazione sono stati vani. Alle 11.31 il cuore di Lucia si è fermato, per sempre.
Alla luce di ciò, Francesco è fermamente convinto che la moglie sia stata vittima di una diagnosi errata. La donna era in salute, hanno fatto sapere i familiari. Soffriva soltanto di ipertensione, curata con una pillola al giorno.
La richiesta di riesumazione della salma
Il marito ora ha richiesto che la salma della consorte venga riesumata per poter procedere all’autopsia. La Direzione regionale per la salute del Lazio ha disposto un audit clinico in merito alla morte. Il fine è quello di capire se tutti i protocolli clinici siano stati rispettati. L’azienda sanitaria locale ha reso noto di essere disposizione dell’autorità giudiziaria.