Dei ricercatori inglesi hanno scoperto segni di possibile vita su un esopianeta grazie al James Webb Telescope
Possibili segni di vita sono stati registrati su un esopianeta lontano 124 anni luce dalla Terra
Potrebbe esserci vita fuori dal Sistema Solare. È quanto emerge dalla ricerca di un gruppo di scienziati inglesi che ha analizzato l’atmosfera di un pianeta lontano 122 anni luce dalla Terra, trovandovi molecole legate a processi biologici.
- La scoperta di segni di vita
- Come hanno fatto gli scienziati a trovare le molecole
- Una speranza, più che una scoperta
La scoperta di segni di vita
Un gruppo di scienziati inglesi, analizzando dati provenienti dal telescopio James Webb (JWST) della NASA, avrebbe individuato per la prima volta nella storia tracce di vita su un pianeta a 120 anni luce dalla terra.
L’esopianeta (pianeta che non orbita attorno al Sole) si chiama K2-18b, la sua stella era già stata scoperta dal telescopio Kepler ed è una nana rossa, più piccola del nostro Sole. La ricerca ha mostrato come nell’atmosfera del pianeta si possa trovare non solo idrogeno, come già scoperto in precedenza, ma anche metano, anidride carbonica e dimetil solfuro.
Il JWST in fase di assemblamento
Queste tre molecole, sulla Terra, sono prodotte in buona parte da processi biologici, quindi da organismi viventi. Il dimetil solfuro in particolare è rilevante perché prodotto quasi esclusivamente da alcune specie di alghe. È, insieme ad altri composti, quello che costituisce la salsedine.
Come hanno fatto gli scienziati a trovare le molecole
La ricerca che ha indicato i possibili segni di vita su K2-18b fa parte dell’astrobiologia, una disciplina che studia le possibilità di vita su altri pianeti. Non potendo analizzare direttamente l’atmosfera degli esopianeti, gli scienziati fanno affidamento sulla luce.
Sul JWST sono montati due spettrografi, strumenti che analizzano la radiazione elettromagnetica, come la luce, emessa da una fonte. Attraverso questi sensori, i ricercatori analizzano la luce della stella di K2-18b quando l’esopianeta le passa davanti.
Esattamente come la luce del sole si distorce quando passa in acqua, o si scompone nei colori dell’arcobaleno quando attraversa un prisma, quella di K2-18 cambia a seconda degli elementi presenti nell’atmosfera dei pianeti che passano tra lei e la Terra.
Una speranza, più che una scoperta
I risultati della ricerca inglese non dimostrano di per sé che ci sia vita su K2-18b. Piuttosto non lo escludono, mantenendo viva la possibilità che effettivamente sull’esopianeta ci siano organismi viventi.
La teoria più supportata in questo momento, che esiste fin da quando il pianeta è stato osservato da Hubble nel 2019, è che K2-18b sia ricoperto da un vasto oceano di acqua. Questo spiegherebbe l’abbondanza di idrogeno nella sua atmosfera e la quasi assenza di ammoniaca.