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Deborah Vanini rinuncia a curarsi per salvare la figlia, la scoperta del tumore e la scelta: morta a 38 anni

Una storia esemplare quella di Deborah Vanini, che a 38 anni ha scelto di rinunciare alle cure per il cancro per permettere a sua figlia di vivere

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

Rinunciare alle cure per il tumore al quarto stadio per permettere alla sua bambina di nascere: è la potente storia di amore e sacrificio di Deborah Vanini, 38 anni, che nello stesso momento riceveva sia la notizia della gravidanza, che la diagnosi drammatica, e non ha avuto alcun dubbio. Mettere la vita della figlia al primo posto: e così è stato, con la bimba nata a settembre e la preziosa possibilità di vivere due mesi con lei. Consapevole della fine imminente, Deborah ha raccontato la sua storia con forza e speranza. I funerali si terranno il 26 novembre a Como, dove Deborah era nata e aveva vissuto la sua infanzia.

Il sacrificio di Deborah Vanini

Deborah Vanini ha vissuto un’esistenza che definiva perfetta, fino a quando la notizia ha stravolto tutto: la scoperta di essere incinta, seguita immediatamente dalla diagnosi di un tumore al quarto stadio.

In un post di fine settembre aveva raccontato questa doppia realtà: la gioia immensa per la gravidanza e il dolore di una sfida che sembrava insormontabile.

Di fronte alla scelta più dura, Deborah ha deciso di sacrificare la propria vita per dare un futuro alla figlia. Le cure salvavita avrebbero impedito alla bambina di nascere, così ha scelto di portare avanti la gravidanza.

Il cancro e la gravidanza

Suo padre, Antonio, l’ha ricordata come una donna coraggiosa, legata alla famiglia e a Massimo, il compagno con cui viveva fuori dalla sua città natale, Como.

Deborah parlava di loro, su Facebook, come due persone messe “davanti alla scelta più difficile al mondo per un genitore, decidere per la vita o meno dei propri figli”.

Il cammino di Deborah è stato reso possibile grazie al supporto costante di un team medico straordinario dell’ospedale Niguarda, che l’ha accompagnata con cura in ogni momento.

Lei ha voluto condividere la sua storia senza riserve, con parole cariche di emozioni e con un sorriso che traspariva in ogni foto scattata alla nascita della sua bambina a settembre. Nonostante tutto, trovava sempre un motivo per vedere il lato positivo, invitando a riflettere e a dare il giusto peso alle cose, quando ognuno di noi, nella propria vita, si trova a lamentarsi.

Il parto difficile e la nascita della bambina

Riuscire a far nascere la bambina inoltre non è stato semplice. “Speravamo almeno di goderci un parto tranquillo, ma anche qui la vita è rimasta storta” ha raccontato la 38enne, come riportato da La Provincia di Como.

In sala parto Deborah ci è arrivata anticipando i tempi, subendo una tromboembolia al polmone, con il bivio impossibile che si è presentato di nuovo.

“L’ipotesi che potesse farcela lei, ma non io… insomma, un film. Ma la nostra è sempre stata una vita da film”. Che almeno in quel frangente, ha avuto un lieto fine: mamma e figlia sono sopravvissute entrambe, regalandosi a vicenda due mesi di amore sconfinato.

“Un miracolo per me che non credo. E ora attrezziamoci per il secondo” scriveva Deborah con grande speranza. “Forse tu non lo sai ancora” diceva al frutto del suo sacrificio “ma mi hai letteralmente salvato la vita”.

Fonte foto: iStock/Facebook - Deborah Vanini

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