Danilo Coppola, confermata pena in Appello
All'immobiliarista è stata confermata in Appello la condanna disposta in primo grado, risalente al 28 febbraio 2018
Confermata in Appello la condanna di sette anni per Danilo Coppola, l’immobiliarista capitolino tra i protagonisti, all’epoca, dell’indagine sui ‘furbetti del quartierino’. A riportarlo è l’Ansa. La sentenza non è quindi cambiata in secondo grado, durante il processo per le bancarotte del Gruppo Immobiliare 2004, di Mib Prima e di Porta Vittoria, la società titolare di un progetto di rilancio di un’area residenziale milanese. Tutti e tre gli enti sono falliti, rispettivamente nel 2013, nel luglio 2015 e nell’aprile 2016. A decidere la condanna è stata la seconda sezione presieduta da Piero Gamacchio.
La seconda Corte d’Appello non ha accolto la richiesta del sostituto pg Celestina Gravina di assolvere Coppola dall’accusa di aver cagionato con dolo il dissesto e quindi di ridurre la condanna a 5 anni e 10 mesi.
La sentenza di primo grado emessa dal Tribunale il 28 febbraio 2018 è stata quindi confermata. Oltre ai 7 anni per bancarotta e le pene accessorie di rito, è stato disposto che Coppola è tenuto a risarcire per danni patrimoniali e non patrimoniali alle società, parti civili nel processo, che lui stesso, per l’accusa, avrebbe portato al fallimento.
Queste le cifre: oltre 153 milioni a Prelios sgr subentrata a Porta Vittoria spa a garanzia dei quali è stato mantenuto il sequestro di immobili già ‘congelati’ e una provvisionale di 50 milioni al Gruppo Immobiliare 2004.
Come da legge, entro 3 mesi (90 giorni) saranno depositate le motivazioni della Corte che ha anche dato conferma per la confisca dei titoli delle lussemburghesi Tikal Prima e Estrella 27, società ricollegabili sempre all’immobiliarista che fu tra i protagonisti dell’indagine su Antonveneta, ed è stato arrestato tre volte, l’ultima delle quali nel maggio di due anni fa.
Nella fattispecie, al centro del processo ci sono tre bancarotte: quella del Gruppo Immobiliare 2004 (fallito nel 2013, con una voragine finanziaria di circa mezzo miliardo, di cui 320 milioni di debiti con l’erario), quella di Mib Prima (fallita nel 2015) e quella di Porta Vittoria (fallita nel 2016).
Per i pm, Coppola, da Porta Vittoria avrebbe dirottato molti milioni che sarebbero, poi, stati destinati’ alle sue società in Lussemburgo.
L’avvocato difensore Luca Ricci, come riporta ancora l’Ansa, ha sempre sostenuto che tutto il patrimonio di Coppola era stato messo a disposizione del Fisco (139 milioni) e per il ‘rientro’ dei debiti con Banco Popolare (600 milioni). L’imprenditore e il suo legale, dopo la sentenza, non hanno rilasciato dichiarazioni.
Il ricorso in Cassazione dell’immobiliarista è scontato. Nel frattempo, il prossimo 2 aprile avrà inizio davanti al gup Carlo Ottone De Marchi, l’udienza preliminare a carico dell’ex ad di Banco Popolare Pier Francesco Saviotti, accusato di concorso in bancarotta dai pm Mauro Clerici e Giordano Baggio titolari dell’indagine.