Dal taxi alla falegnameria: 4 imprenditrici combattono gli stereotipi di genere e si digitalizzano
Dalle calzature alla falegnameria: SumUp ci racconta la storia di 4 donne. Coraggiose imprenditrici che hanno deciso di seguire la passione per la pro
Nonostante tante battaglie, ancora oggi in tutto il mondo sono molte le professioni divise per genere. Lo dimostrano i dati ILOSTAT che definiscono in dettaglio l’occupazione per sesso in ben 121 Paesi. Le donne sono più numerose (88%), secondo gli esperti, nei lavori di assistenza alla persona oppure nelle professioni sanitarie (76%). Sono invece meno rappresentate nel settore delle costruzioni e in quello dei trasporti (17%).
La parità di genere sul lavoro è ancora lontana, tuttavia ci sono alcune donne coraggiose che sono un esempio e che hanno deciso di combattere gli stereotipi, inseguendo la loro passione. A svelarlo è SumUp, fintech leader nel settore delle soluzioni digitali e cashless per le imprese. La società ha raccolto le storie straordinarie di 4 imprenditrici che svolgono professioni considerate tradizionalmente “maschili”, anche grazie ai nuovi strumenti digitali, superando ogni luogo comune.
“Molte imprenditrici che utilizzano SumUp – sottolinea Umberto Zola, Growth Marketing Lead – sono donne che hanno scelto di seguire l’amore per la propria professione al di là degli stereotipi di genere e di promuovere il proprio business digitalmente. Vogliamo condividere le storie delle nostre imprenditrici più ispirazionali, per abbattere ogni pregiudizio e dimostrare che tutte le donne possono svolgere qualsiasi attività ed inseguire il proprio sogno”.
Dalla tassista, una fra le prime in Italia, all’imprenditrice che ha creato un’azienda nel settore calzaturiero: queste donne sono tutte accomunate da passione e tenacia oltre ogni preconcetto. Spinte dalla volontà di eccellere e innovare il loro mestiere, hanno scelto la tecnologia come un’alleata per fare business in modo semplice.
Daniela Diletti, un’artigiana oltre gli stereotipi
Rinnovare il settore delle calzature, ma soprattutto allontanarlo dai luoghi comuni: Daniela Diletti si è da subito posta un grande obiettivo. Questa imprenditrice marchigiana nel 2012 ha fondato un’azienda nel settore calzaturiero, rinnovando la tradizione familiare.
Partita dal primo negozio a Torino, è riuscita ad arrivare alla creazione di temporary store in Italia e all’estero, e un e-commerce. La sua è una rivoluzione sia digitale, che culturale, per avvicinarsi al cliente finale e superare gli stereotipi legati alla figura femminile. “Quello del design e della produzione di scarpe è un ambiente prettamente maschile – spiega -. Le scarpe vengono realizzate soprattutto secondo parametri estetici maschili che vedono i piedi delle donne idealizzati e conformistici: da sempre si immagina la figura femminile con piedi minuti e scarpe piccole. Viene, dunque, considerato normale che l’indossare delle calzature, soprattutto per una donna, debba rivelarsi un po’ doloroso, non dando ascolto alle esigenze personali: da cui deriva che i problemi di deformazione del piede nutrono anche una forte derivazione culturale”.
Il dialogo con le donne è stato da subito al centro del suo business. “Ho sempre cercato di comprendere da vicino le problematiche femminili e di comunicare attivamente per risolverle – racconta -. Ecco perché, prima di vendere un paio di scarpe ad una cliente, non domando mai la taglia che indossa, ma la misura del suo piede, oltre ad eventuali problemi o patologie. Utilizzo strumenti digitali e di messaggistica per coinvolgere le mie clienti all’interno del processo produttivo e per fornire un’assistenza dettagliata durante tutte le fasi dell’acquisto, arrivando a conoscere attentamente chi c’è dall’altra parte della chat”.
Con coraggio e determinazione è riuscita a rendere attuali mestieri antichi. “Il business – rivela – è da sempre considerato materia maschile e credo che i pregiudizi nei confronti delle donne che si occupano o fanno impresa esistano ancora: tuttavia, non li ritengo ostacolanti”, continua. “È fondamentale per una donna riuscire a superare questa prima barriera di diffidenza e non smettere di credere nel proprio progetto”. Il suo consiglio? Sfruttare gli strumenti digitali – dai social al POS mobile come quello di SumUp – per rendere semplice e veloce il business.
Lorena d’Agostino, la forza delle donne al volante
Fra le prime tassiste donne nella storia, Lorena d’Agostino ha iniziato a lavorare come tassista nel 1990, spinta dall’amore per la guida. A farla innamorare di questo mestiere sono stati il senso di libertà nel potersi gestire in modo autonomo e la possibilità di osservare la città, incontrando ogni giorno nuove persone. La sua è una professione da sempre associata alla figura maschile, ma questo non ha fermato Lorena. “Trent’anni fa una tassista era considerata come un alieno – spiega -: molti si rifiutavano di salire in macchina quando si accorgevano che sono una donna. Attualmente episodi simili sono molto rari, fortunatamente”. Con il tempo il ruolo della tassista donna si sta affermando ed evolvendo. A cambiare sono anche le dinamiche e gli strumenti usati per rendere i pagamenti sempre più semplici e fluidi. Un esempio è Wetaxi, app chiama taxi che in anticipo stabilisce il costo della corsa, oppure il POS mobile di SumUp. “Il momento del pagamento, in particolare, richiede molta rapidità – sottolinea Lorena -. Fortunatamente quasi tutti i miei clienti pagano con la carta e ultimamente sempre più persone utilizzano la modalità contactless, pagando attraverso il telefono o lo smartwatch: il POS mobile di SumUp permette di accettare pagamenti digitali in modo smart, velocizzando il processo e semplificando il lavoro”.
Marcella Menozzi, la falegnama che crea con materiali di recupero
Eclettica imprenditrice emiliana, Marcella Menozzi si è avvicinata al mondo delle creazioni in legno nel 2016, mentre svolgeva la professione di musicista e videomaker. Da quel momento non ha abbandonato più la sua passione, frequentando corsi per migliorare sempre più la sua tecnica, sino a diventare falegnama. Nel 2019 ha aperto la sua attività e un e-commerce – MenoDesign. Oggi progetta e crea mobili su misura, oggetti in legno e lampade sfruttando materiali di recupero e arredi creativi. “Amo il mio lavoro e nonostante sia generalmente percepito come una professione maschile, non mi sono mai sentita sminuita o sottovalutata – racconta -. Ho la fortuna di avere un bellissimo rapporto sia con i miei clienti, che sono per la maggior parte donne, che con i miei collaboratori. Sono stati proprio questi ultimi ad insegnarmi come lavorare al meglio: anche quando ci sono da spostare oggetti pesanti, non è sempre una questione di forza, e con la tecnica giusta è possibile sollevare pesi anche per chi non ha una costituzione particolarmente robusta. Se sono in difficoltà? Chiedo aiuto, senza sentirmi in difetto o inferiore”.
Francesca Frau, l’amore per il ferro battuto
Francesca Frau è una giovane artigiana sarda che ha scelto di mantenere viva la tradizione familiare della lavorazione del ferro battuto. I suoi lavori – complementi d’arredo d’interni ed esterni e sculture in ferro – sono ideati per valorizzare case, alberghi, negozi e b&b. Francesca usa con abilità tecniche antiche come la forgiatura, la fiammatura e la cesellatura del metallo. L’alta qualità delle sue creazioni deriva dalla partecipazione alle più importanti manifestazioni di Artigianato Artistico della Sardegna e alla collaborazione con diversi maestri artigiani sardi. “Quella della lavorazione del ferro battuto è sempre stata vista come una professione prettamente maschile – rivela -. Vent’anni fa risultava molto difficile pensare che una ragazza potesse svolgere questo lavoro, riuscivo a far cambiare opinione solo invitando fisicamente il pubblico a visitare il laboratorio e ad osservarmi mentre ero al lavoro. Oggi, con il web, tutto cambia: gli scetticismi vengono smontati sul nascere perché le immagini fanno il giro del mondo in tempo reale e questo abbatte ogni stereotipo. Credo che il tocco e il gusto femminile possano dare un valore aggiunto a quest’arte, come a tante altre, e cerco di diffondere questo messaggio attraverso la comunicazione sui miei canali social, dove ricevo molti incoraggiamenti sia da donne, che da uomini”.