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Dal MAGA di Donald Trump al MEGA di Elon Musk, i dazi e non solo: gli effetti sull'Europa dopo le elezioni Usa

Dallo slogan “Make America Great Again” (MAGA) a “Make Europe Great Again” (MEGA): quali sono i veri obiettivi di Donald Trump ed Elon Musk

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Dopo la marcia indietro di Donald Trump sui dazi nei confronti di Canada e Messico  a fronte dell’impegno dei due Paesi nel contrasto a immigrazione illegale e spaccio di droghe, ma soprattutto in cambio di accordi bilaterali a vantaggio delle imprese statunitensi), ora l’attenzione si rivolge all’Europa. Elon Musk ha lanciato lo slogan Make Europe Great Again, ossia MEGA, ispirato all’analogo motto di Donald Trump (MAGA, Make America Great Again, peraltro diventato un marchio registrato), facendo leva sui sovranisti del Vecchio Continente. Ma a preoccupare sono i dazi annunciati anche nei confronti dei prodotti europei, come accaduto con quelli cinesi in ingresso negli Usa. L’intervista a Gianluca Pastori, docente di Storia delle relazioni internazionali nel Master in Diplomacy (già Master in International Affairs) dell’ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale e ordinario all’Università Cattolica di Milano.

MAGA, da slogan a marchio registrato

Il motto MAGA è diventato popolare negli Usa soprattutto in occasione della campagna elettorale di Donald Trump, che poi lo ha portato alla vittoria delle presidenziali lo scorso novembre.

Ancora oggi però continua a tenere banco, anche perché è diventato un marchio registrato, a fronte di poco più di 300 dollari: una mossa prettamente commerciale, per permettere al tycoon di stampare merchandising sui gadget venduti a sostegno della sua campagna elettorale.

donald trump elon muskFonte foto: IPA
Donald Trump ed Elon Musk

In realtà la frase, seppure di poco differente, era già stata utilizzata da Ronald Reagan nella sua corsa alla Casa Bianca nel 1980 (Let’s Make America Great Again).

Persino Bill Clinton vi ricorse nel 1992,mentre la moglie Hillary lo ricordò in uno spot radiofonico del 2008 quando si candidò a sua volta alle presidenziali.

Cos’è il MEGA di Elon Musk

Adesso Elon Musk ha lanciato uno slogan analogo, in versione europea. L’obiettivo sarebbe quello di far leva sui sovranisti del Vecchio Continente, perché si formi una rete che possa includere i tedeschi di Afd, Nigel Farage nel Regno Unito, ma anche la premier Giorgia Meloni in Italia, insieme al portoghese Andrea Ventura di Chega, al francese Éric Zemmour di Reconquête, all’olandese Dick Schoof e al belga Tom Van Grieken di Vlaams Belang.

Nel dibattito sulle possibili conseguenze di dazi e di un crescente nazionalismo anche in Europa, si è inserito anche Marco Reguzzoni, ex presidente della Provincia di Varese e deputato della Lega, oggi in Forza Italia, che ha ricordato: “L’Europa deve tornare a essere grande non investendo cifre enormi in armamenti, ma riportando soprattutto il lavoro, che è la fonte della ricchezza. Perché l’Europa può tornare a essere grande se la produzione industriale torna in Europa”.

È sempre lui a ricordare che Make Europe Great Again è un marchio già registrato, in particolare legato al quotidiano online dell’associazione I Repubblicani, dal 1° gennaio 2024, dopo la richiesta inviata all’ufficio europeo dei marchi e dei brevetti nel settembre del 2023.

Può dunque essere utilizzato per “stampati e pubblicazioni, pubblicazioni multimediali, elettroniche, manifesti, fotografie, documenti, opuscoli, riviste, periodici, cataloghi e volantini”.

L’intervista a Gianluca Pastori

Quanto c’è di nuovo nella politica di Donald Trump in questi primi giorni di nuovo mandato e, soprattutto, nella posizione di nazionalismo incarnata dallo slogan Make America Great Again?

“Invocare il ritorno di un’America nuovamente grande non è una novità portata da Trump, anche se lui ha contribuito a renderlo uno slogan efficace. Ogni volta che gli Stati Uniti escono da un periodo di crisi – reale o percepita – si fa leva su questo concetto. Lo fece Ronald Reagan nel parlare di un’America che doveva tornare grande potenza e leader del mondo libero, dopo gli anni del Vietnam e in un momento di forte crisi istituzionale e di fiducia nella politica. Ricordiamo che Reagan arrivò dopo Jimmy Carter, considerato un presidente debole e che a sua volta seguiva Gerald Ford e Richard Nixon”.

A chi si rivolge Donald Trump?

“Sicuramente la volontà di rilancio dell’America è un messaggio alla comunità internazionale. Ma in buona parte Trump parla anche agli americani”.

Lo stesso vale per i dazi o in questo caso l’obiettivo è prettamente economico?

“La questione dei dazi credo che sia destinata a rimanere tale centrale per i prossimi quattro anni. Le tariffe hanno diversi obiettivi: da un lato dovrebbero riequilibrare la bilancia dei pagamenti americana, ristabilizzare i conti statunitensi, quindi, ma hanno anche lo scopo di punire la delocalizzazione delle imprese Usa e dovrebbero essere uno strumento di pressione più esplicitamente politica. È il caso, per esempio, del Messico, che infatti ha reagito promettendo un rafforzamento del controllo delle proprie frontiere. Infine, servono anche in termini di consenso interno”.

Anche in questo caso, comunque, non rappresentano una novità assoluto. È corretto?

“Esatto. Trump ne fece ricorso già 8 anni fa. Oggi ribadisce che gli Usa non vogliono fare guerre in senso stretto, perché costano investimenti, sono impopolari e portano a rafforzare il potere federale, cosa che Trump non vuole. I dazi aiutano, invece, a ottenere risultati in minor tempo, come si è potuto vedere. Comunque anche le tariffe non sono una novità nella storia americana: il liberismo economico degli anni ’80 ha portato a un minor ricorso a questo strumento, ma in passato c’era un ragionevole consenso all’idea di usarlo per obiettivi economici”.

Per quanto riguarda l’Europa, quanto peso occorre dare alle parole di Elon Musk e al progetto di un MEGA, Make Europe Great Again, a livello politico?

“Non sottovaluterei il piano perché in Europa in molti guardano con interesse a Donald Trump, per il suo modo di essere e, soprattutto, di fare. Non è nuova una certa voglia di decisionismo, di discutere meno per dare invece più spazio al pragmatismo. Trump ha in qualche modo sdoganato questo atteggiamento, specie rafforzando l’idea che così facendo (per esempio, con la firma di molti ordini esecutivi o imponendo dazi immediati) si portano a casa i risultati.

Qual è il ruolo di Elon Musk in tutto ciò?

“Credo che Elon Musk stia recitando la parte del folle, del giullare, che può permettersi di dire ciò che Trump, che è pur sempre il Presidente statunitense, non può dire. È colui che può permettersi di spingersi oltre l’istituzionalità, lanciando messaggi che, apparentemente, sono a titolo personale, anche se agisce in coordinamento con la Casa Bianca. Insomma, nonostante abbia incarichi di rilievo all’interno del sistema amministrativo americano, può essere considerato in qualche modo un battito libero”.

Cosa aspettarsi dopo questo inizio di mandato così incisivo?

“Stiamo assistendo a fuochi d’artificio, peraltro annunciati. Vediamo per quanto tempo potranno proseguire, e, soprattutto, quanto a lungo reggerà la coppia Trump-Musk, perché entrambi sono personaggi molto particolari”.

elon-musk-mega Fonte foto: ANSA
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