Crisi di governo, spunta già il nome del "dopo Draghi": il possibile nuovo presidente del Consiglio
Nuovo retroscena sulla crisi di governo: Massimo D'Alema avrebbe suggerito un nome a M5S e Lega per il "dopo Draghi" alla presidenza del Consiglio
La decisione del Movimento 5 Stelle di uscire dall’aula in occasione del voto sul Decreto Aiuti, su cui l’esecutivo guidato da Mario Draghi ha posto la fiducia, ha aperto la crisi di governo. Fioccano i retroscena e c’è già un nome per il ruolo di successore di Draghi come presidente del Consiglio.
Crisi di governo: chi può essere il successore di Draghi
Secondo quanto riferito da ‘La Repubblica’, che cita un’autorevole fonte del Movimento 5 Stelle rimasta anonima. Massimo D’Alema avrebbe sondato sia Giuseppe Conte sia ambienti vicini a Matteo Salvini (se non direttamente il segretario della Lega) allo scopo di verificare la praticabilità di un nuovo governo guidato da Giuliano Amato, attuale presidente della Corte Costituzionale (il mandato scadrà ai primi di settembre). A suggerire il nome del possibile successore di Mario Draghi, come traghettatore fino alle Elezioni, sarebbe stato lo stesso Massimo D’Alema.
Mario Draghi, nella conferenza stampa di martedì 12 luglio, aveva escluso un Draghi bis. Alla domanda: “Se il Movimento 5 Stelle non votasse la fiducia, lei sarebbe pronto a ripresentarsi in Aula per verificare la sussistenza della maggioranza?”, l’attuale presidente del Consiglio aveva risposto che “a) la domanda va posta al presidente della Repubblica; b) non c’è un governo senza M5S; c) non c’è un altro governo Draghi diverso da quello attuale”.
Giuliano Amato, attuale presidente della Corte Costituzionale.
Il precedente
Non è la prima volta che il nome di Massimo D’Alema viene associato a quello di Giuliano Amato. Anche lo scorso gennaio, la candidatura di Giuliano Amato alla presidenza della Repubblica venne accostata, ricorda ‘La Repubblica’, a un suggeritore d’eccezione come Massimo D’Alema.
Appena pochi giorni fa, inoltre, è caduto il trentennale dello storico prelievo forzoso del 6 per mille, datato 10 luglio 1992. A Palazzo Chigi, quel giorno, sedeva proprio Giuliano Amato, che salvò l’Italia da una drammatica crisi finanziaria che portò a una svalutazione del 25% della lira e all’uscita dallo Sme. All’epoca, il direttore generale del Tesoro era Mario Draghi.
Il commento di Massimo D’Alema
Massim0 D’Alema, intervenuto proprio a ‘La Repubblica’, ha smentito prontamente il retroscena riportato dal sito del quotidiano. L’ex presidente del Consiglio ha definito la notizia “falsa e infondata“, aggiungendo di essere “totalmente fuori da queste vicende”.