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Covid: appello degli scienziati per la cura che non viene usata

Il ministero della Salute non ritiene utile la vitamina D nella lotta al Covid, anche se molti studi hanno suggerito la sua efficacia contro il virus

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Circa 340 studi sviluppati in tutto il mondo durante il 2020 e pubblicati su PubMed starebbero indagando sulla correlazione tra il Covid e l’ipovitaminosi D, cioè la carenza di vitamina D, spesso riscontrata tra i pazienti maggiormente colpiti dagli effetti del coronavirus. Per questo un team di ricercatori dell’Accademia di Medicina di Torino ha elaborato un dossier con le “evidenze scientifiche sugli effetti positivi della vitamina D, sia nella prevenzione che nelle complicanze del coronavirus” da inviare alle istituzioni. Il documento ha già ricevuto le firme di 65 medici italiani. Ne dà notizia Il Giornale.

Lo stesso ministero della Salute, in una circolare firmata da Gianni Rezza sulla gestione domiciliare dei pazienti affetti da Sars-Cov-2 aveva sottolineato che “non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari, ad esempio vitamine, incluse vitamina D, lattoferrina, quercitina, il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato”.

Vitamina D per sconfiggere il coronavirus nell’organismo: cosa dice la scienza

In uno studio osservazionale di 6 settimane condotto su 154 pazienti, la carenza di vitamina D è stata riscontrata nel 96,82% dei pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva e nel 31,86% di quelli asintomatici.

In una sperimentazione clinica su 40 pazienti asintomatici e paucisintomatici è stata osservata la negativizzazione accelerata nel 62,5% dei pazienti trattati con alte dosi di colecalciferolo, una delle vitamine del gruppo D.

Un altro studio retrospettivo, che ha preso in considerazione le cartelle di ben 190 mila pazienti, ha evidenziato un bassa percentuale di soggetti positivi al coronavirus con livelli elevati di 250HD, uno dei nomi usati per identificare la vitamina.

L’effetto della vitamina D sul sistema immunitario: utile contro il Covid

“Gli studi suggeriscono un’associazione tra carenza di vitamina D e rischio di infezioni virali del tratto respiratorio superiore e mortalità per malattia da coronavirus. Questa relazione è anticipata, dato che la vitamina D ha numerose azioni che influenzano il sistema immunitario innato e adattativo”, ha spiegato al Giornale il prof. Giancarlo Isaia, endocrinologo, intervistato dal Giornale.

“Questi dati forniscono, a nostro giudizio, interessanti elementi di riflessione e di ripensamento su un intervento potenzialmente utile a tutta la popolazione anziana, che in Italia è in larga misura carente di vitamina D”, ha precisato.

“La vitamina D ha effetto attivo sull’immunità, potenziando le nostre difese: se la diamo, riduciamo l’evoluzione clinica sfavorevole. Se si deve beccare, il coronavirus si becca ugualmente, ma riteniamo, ragionevolmente, che la vitamina D sia un’arma per arrestare il decorso sfavorevole dovuto al Covid e ridurne la mortalità“, ha sottolineato l’esperto.

Covid, Nord più colpito a causa della carenza di vitamina D e raggi Uv

La carenza di vitamina D, secondo il ricercatore, potrebbe aver influito sulla maggiore incidenza, gravità della malattia e mortalità nelle città del Nord. Per questo ha confrontato i dati sull’esposizione ai raggi Uv di Bergamo e Messina. “Non c’è dubbio che la correlazione tra raggi Uv e la manifestazione clinica della malattia è molto significativa ed è dovuta a due fattori”.

“La vitamina D ha costruito la pelle dei siciliani nel periodo precedente e i morti inferiori ad altre regioni sono stati l’effetto diretto dei raggi Uv sul coronavirus”, ha spiegato il medico. “La curva dei decessi a maggio è improvvisamente calata per tutta l’estate ed è ricominciata a salire ai primi di ottobre. L’ipotesi è che i raggi Uv abbiano avuto anche un effetto diretto sul virus nel periodo estivo. D’estate gli assembramenti erano all’ordine del giorno ma non hanno causato mortalità”.

Giancarlo Isaia ha anche dichiarato al Giornale che è meglio far produrre all’organismo vitamina D attraverso i raggi solari rispetto a introdurla nel corpo con il cibo e gli integratori. “Con gli alimenti se ne introduce pochissima. Di fatto, si calcola che l’intake alimentare non superi il 20% del fabbisogno. Gran parte la prendiamo quando siamo d’estate al mare”.

La vitamina D rimane nel tessuto adiposo della pelle, che la immagazzina per farcela consumare durante l’inverno. Gli anziani si ammalerebbero di più anche perché prendendo meno sole sintetizzano meno vitamina D.

Le terapie a base di questa particolare proteina, secondo quanto dichiarato dal medio al Giornale, sarebbero inoltre prive di controindicazioni. “Per dare un’idea, il fabbisogno medio di una persona sana è di mille unità al giorno: ai malati di Covid sono stati somministrati, sia in prevenzione che in terapia, addirittura 60mila unità al giorno di vitamina D per una settimana o 10 giorni senza alcun effetto collaterale“.

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Covid e carenza di vitamina D. Gli alimenti che ne hanno di più Fonte foto: ANSA
Covid e carenza di vitamina D. Gli alimenti che ne hanno di più
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