Covid, effetto varianti: i sintomi sono cambiati. I più frequenti
La diffusione della variante inglese del coronavirus in Italia avrebbe modificato anche i sintomi più frequenti del Covid
C’è un “nuovo” Covid con cui fare i conti: lo scrive ‘Il Messaggero’, che fa il punto della situazione sulla diffusione della variante inglese (VOC 202012/01) in Italia. In alcune regioni italiane, la diffusione della mutazione inglese è superiore al 90%, mentre il dato nazionale è pari al 70%.
I nuovi contagiati, generalmente, presentano una carica virale molto più alta e ciò facilita la trasmissione del virus.
La conferma arriva dal professor Vittorio Sambri, direttore dell’Unità Operativa Microbiologia del Laboratorio Unico di Pievesestina dell’Ausl Romagna: “È verissimo ma, per la nostra esperienza, a carica virale elevata non corrisponde per forza una malattia più grave. Anzi, stiamo verificando vari casi di asintomatici la cui carica virale è molto forte”.
Gli fa eco il dottor Alessio Lorusso, virologo dell’Istituto zooprofilattico di Abruzzo e Molise, che sul tema ha condotto una ricerca specifica: “Statisticamente con la variante inglese la carica virale è più elevata e questo è un problema perché facilità il contagio”.
“Nuovo” Covid: i sintomi più frequenti
Le novità non riguardano solo la carica virale. Chi affronta il coronavirus ogni giorno sul campo nelle Usca o nelle corsie degli ospedale avrebbe esperienza diretta anche di come stia cambiando la malattia.
In primis, la positività al coronavirus dura più a lungo.
Sono cambiati anche i sintomi: i più frequenti, riporta ‘Il Messaggero’, sono mal di gola, nausea e problemi intestinali, oltre a febbre e problemi respiratori.
Risulta meno frequente, invece, la perdita dell’olfatto e del gusto.