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Covid, resistenti hanno un segreto: studio su chi non si infetta

Perché alcune persone non si contagiano anche dopo un'esposizione diretta al coronavirus: l'ipotesi di un ricercatore italiano

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Le persone non  reagiscono tutte allo stesso modo di fronte al coronavirus: ci sono gli asintomatici, chi si contagia più o meno gravemente, chi finisce in terapia intensiva e c’è anche chi non contrae il Covid-19 nonostante esposizioni dirette e continuate al virus. Su queste basi poggia il nuovo studio del genetista italiano Giuseppe Novelli, direttore del Laboratorio di Genetica Medica del Policlinico Tor Vergata di Roma. La sua ricerca ha un respiro internazionale, in collaborazione con 200 laboratori mondiali coordinati dalla Rockefeller University di New York.

Le persone “resistenti” al coronavirus hanno un segreto che l’autore dello studio, Giuseppe Novelli, vuole svelare: “La prima cosa che abbiamo fatto è andare a studiare il DNA dei malati gravi, quelli che finiscono in terapia intensiva e abbiamo cercato differenze genetiche nel loro DNA”, ha dichiarato all’HuffPost.

Studio sul DNA dei malati: parla Giuseppe Novelli

Una scoperta interessante è che “il 13% dei malati gravi presenta alcune differenze importanti nei geni che codificano l’interferone, ossia la molecola in prima linea di difesa, la prima barriera di immunità innata, quella che interviene prima ancora che si sviluppino gli anticorpi”, ha spiegato Novelli.

Lo studio sul rapporto tra Covid e genetica, pubblicato su Science, ha “messo in evidenza che una caratteristica genetica dell’ospite è in grado di influenzare la gravità della malattia. Siamo partiti da qui: se esistono fattori genetici di suscettibilità, è evidente che c’è anche un rovescio della medaglia. In genetica funziona così, non c’è mai un unico senso”.

Lo studio sui resistenti: il ruolo dell’interferone

Per quanto riguarda i resistenti, ha aggiunto il ricercatore, “abbiamo lanciato un progetto internazionale per trovare volontari tra comprovati resistenti, e abbiamo raccolto il loro Dna“.

“Bisognerà mettere insieme questi dati, leggerli e trovare se ci sono omologie di sequenze di Dna: verranno messe a confronto con quelle dei malati gravi”, ha spiegato Novelli.

L’ipotesi del ricercatore italiano è che i resistenti possano produrre più interferone: “Dobbiamo verificarlo – ha ammesso – ma se ad esempio così fosse, questo ci dice che l’interferone può essere d’aiuto. Se scopriamo che hanno una chiave d’arresto, come per l’Aids, potremmo scoprire un farmaco che blocca l’ingresso anche al Covid”.

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Covid, nuova categoria di contagiati. I resistenti, chi sono Fonte foto: ANSA
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