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Covid, Gimbe: spie rosse in 41 province, 11 regioni a rischio

Il nuovo rapporto Gimbe segnala un aumento di casi e di ricoveri in terapia intensiva, rispetto alla settimana precedente

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

È online il nuovo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe sull’epidemia di Covid-19 in Italia, che ha preso in considerazione i dati della settimana dal 17 al 23 febbraio. La fondazione segnala che in sette giorni i nuovi casi sono aumentati del 10%, e i reparti di terapia intensiva stanno tornando a riempirsi; segnali preoccupanti giungono da 41 province.

Rapporto Gimbe, la settimana 17-23 febbraio in sintesi

I nuovi casi della settimana analizzata sono 92.571, contro gli 84.272 della settimana precedente: circa il 10% in più. Viaggiano su una curva stabile i decessi: 2.177 rispetto ai 2.169 della settimana prima. Sono in lieve calo, invece, le persone attualmente positive: 387.948, quasi 6.000 in meno rispetto alla settimana precedente.

In leggero calo i ricoverati con sintomi (18.295 contro 18.463) ma si registra un aumento dei pazienti in terapia intensiva: sono passati in una settimana da 2.074 a 2.146. Secondo il rapporto Agenas aggiornato al 24 febbraio, sono otto le regioni in cui la percentuale di posti occupati in terapia intensiva è oltre la soglia critica del 30%: Friuli Venezia Giulia, P. A. Trento, Lombardia, Abruzzo, P. A. Bolzano, Molise, Marche, Umbria.

Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha commentato a margine del rapporto: “Dopo 4 settimane di stabilità nel numero dei nuovi casi, si rileva un’inversione di tendenza con un incremento che sfiora il 10%, segno della rapida diffusione di varianti più contagiose”.

In 11 regioni aumentano i positivi per 100mila abitanti

Il rapporto segnala che in 11 regioni aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti (Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, P. A. Trento, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta).

Con la diffusione delle varianti di coronavirus più contagiose rispetto al ceppo originario, l’attenzione ora si concentra non più soltanto sulle regioni, ma anche sulle province: un livello di allarme che ha richiesto l’istituzione di una nuova zona di rischio, quella arancione “rafforzato”, introdotta in alcune zone di Lombardia ed Emilia-Romagna.

Cartabellotta ha spiegato: “Secondo le nostre analisi, l’incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente è l’indicatore più sensibile per identificare le numerose spie rosse che si accendono nelle diverse Regioni”.

Sono 74 le province dove si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, e di queste sono 41 le province dove i valori superano il 20%. Per Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari della fondazione, sono dati che suggeriscono l’importanza di “introdurre tempestivamente restrizioni rigorose nelle aree dove si verificano impennate repentine” per evitare lockdown più estesi.

I dati sui vaccini

Anche il quadro sui vaccini rivela aspetti preoccupanti: sia dal punto di vista delle forniture, quasi dimezzate nel primo trimestre 2021 rispetto a quelle promesse, sia dal punto di vista delle somministrazioni, soprattutto del vaccino di AstraZeneca. Renata Gili ha sottolineato che “è stato somministrato solo il 14% delle dosi di AstraZeneca, destinate a persone ‘fuori’ da ospedali e Rsa come insegnanti e forze dell’ordine di età inferiore ai 65 anni”.

Al 25 febbraio, con l’aggiornamento delle 8.01, sono 3.824.331 le dosi somministrate, mentre sono 1.350.124 le persone che hanno ricevuto sia la prima che la seconda dose.

Questa la conclusione di Nino Cartabellotta: “Per uscire dalla pandemia è necessario un netto cambio di passo del Governo Draghi. Innanzitutto, incrementare le forniture lavorando ad accordi vincolanti tra Europa e aziende produttrici ed eventuale produzione conto terzi in Italia, oltre ad accelerare le somministrazioni attraverso uno stretto monitoraggio regionale per identificare eventuali criticità”.

“In secondo luogo – aggiunge il presidente Gimbe – le Regioni devono applicare con massima tempestività e rigore le zone rosse locali per evitare lockdown più estesi e arginare gli effetti della terza ondata. Infine, Governo e Regioni devono concertare una programmazione di riaperture a medio-lungo periodo, condividendo con la popolazione obiettivi realistici per un graduale ritorno alla normalità, evitando di fissare scadenze illusorie, perché l’agenda del Paese è ancora dettata dal virus”.

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