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Covid, quanti si reinfettano dopo il vaccino? Il nuovo studio

Uno studio dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha evidenziato che un'altissima percentuale di vaccinati non si riammala di Covid

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

I vaccini anti-Covid funzionano e provocano concretamente il crollo delle infezioni. È questa la conclusione a cui si è giunti a seguito dell’ultimo studio, effettuato dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, sull’efficacia della campagna vaccinale. In particolare, dallo studio emerge che “il 90% dei vaccinati, anche rientrando in contatto con il virus, non si è più riammalato“, ha spiegato l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato, come riporta l’Adnkronos.

Covid, quanti si reinfettano dopo il vaccino: lo studio del Bambino Gesù di Roma

Lo studio è stato effettuato su oltre 3mila operatori sanitari tra i 18 e i 75 anni, dunque persone che più facilmente e frequentemente entrano a contatto col virus.

Carlo Federico Perno, responsabile di microbiologia e diagnostica di immunologia dell’ospedale romano, ha spiegato al Corriere della Sera che “la percentuale di chi si è infettato dopo la vaccinazione invece è appena uno 0,7% del totale degli operatori sanitari immunizzati”. Inoltre, questi pochissimi casi non hanno sviluppato la malattia, “se non in forme blande”, e senza condurre all’ospedalizzazione o la morte.

La durata dell’immunità

Alessio D’Amato ha poi sottolineato un altro aspetto interessante, emerso dallo studio, sulla durata degli anticorpi: “Anche diminuendo nel tempo, mettono in luce gli autori, continuano ad avere ‘memoria’ del virus e a rispondere positivamente”.

Su questo aspetto, ha fornito alcune spiegazioni Perno: “Se anche gli anticorpi, come è fisiologico che sia, diminuiscono pur in modo sostanziale a distanza di diverse settimane dopo la vaccinazione, restano invece le cellule di memoria, ovvero i linfociti B e T, quelli cioè deputati a ‘ricordare’, a ‘tenere in memoria’ il virus”.

Un altro studio di qualche settimana fa, effettuato dall’ospedale San Raffaele di Milano in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, aveva evidenziato la durata degli anticorpi.

I risultati di queste osservazioni vanno letti anche in vista di una possibile terza dose: “La terza dose fa parte della maggioranza dei protocolli tipici delle vaccinazioni dell’infanzia. La sua eventuale somministrazione non rappresenterebbe una sconfitta, ma semplicemente una normale procedura ben nota agli addetti del settore”, ha concluso Perno.

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