Covid, quando e come sarà il picco nelle terapie intensive
Il presidente nazionale del sindacato dei medici di anestesia e rianimazione ha fatto una previsione sul picco delle terapie intensive in Italia
La pressione sulle strutture sanitarie a causa dell’emergenza Covid è ancora forte, ma si intravede uno spiraglio. Alessandro Vergallo, presidente nazionale Aaroi-Emac, il sindacato dei medici di anestesia e rianimazione, ha riferito all’Adnkronos Salute che il picco dei ricoveri in terapia intensiva potrebbe arrivare la settimana prossima, per poi scendere.
Covid, quando ci sarà il picco nelle terapie intensive
“Ci pare di poter dire con una certa ragionevolezza – ha sottolineato Vergallo – che la curva di crescita dei ricoveri in terapia intensiva sta flettendo verso il basso. La crescita è meno ripida, quindi ragionevolmente tra una settimana si può sperare che il numero dei degenti si possa stabilizzare, raggiungendo il picco, e poi scendere. Questo immaginiamo stia avvenendo grazie alle misure dell’ultimo Dpcm”, che scadrà il 3 dicembre e sarà sostituito dal prossimo Dpcm.
Covid, come sarà il picco nelle terapie intensive: il confronto con la prima ondata
Vergallo ha quindi fatto un paragone col picco durante la prima ondata dell’epidemia di Covid-19, che “ha avuto una cima più ristretta”, mentre quello dell’ondata attuale “avrà una cima più larga“. Le motivazioni sono riconducibili al fatto che durante la prima ondata è stato messo in campo “un lockdown drastico e lungo che ha ‘tagliato’ velocemente i casi. Mentre oggi le misure sono state, giustamente per salvaguardare l’economia, più morbide e mirate”.
Covid, l’allarme sui posti letto in terapia intensiva
Il presidente di Aaroi-Emac ha poi lanciato un allarme sui posti letto, istituiti in alcune regioni, che in realtà non sarebbero equiparabili a quelli in terapia intensiva anche se sono spacciati per tali: “Abbiamo forti dubbi quando vediamo inseriti posti letto che vorrebbero rassomigliare ad una terapia intensiva ma sono diversi gradini sotto. Mettere un ventilatore e un monitor accanto a un letto non basta”.
“In alcuni casi si è cercato di farli rassomigliare a quelli di terapia intensiva – ha ammonito Vergallo – ma è chiaro che non ci rientrano. Faccio qualche esempio: i letti di terapia intensiva post operatoria (Tipo), hanno qualcosina in meno rispetto alle rianimazioni; le ‘recovery room’, le zone adiacenti alle sale operatorie, sono dei posti ma sono un gradino sotto le terapie intensive“.