Covid, la previsione del virologo Pregliasco sul futuro della pandemia
Il virologo Fabrizio Pregliasco spiega cosa dovremo attenderci nel prossimo futuro e quando finirà la pandemia da coronavirus
Non raggiungeremo l’immunità di gregge e non avremo una dichiarazione di fine pandemia ma “una situazione di tolleranza con pochi casi e poche morti”. Così Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, in una intervista a La Stampa traccia il futuro prossimo della pandemia di coronavirus.
“L’immunità di gregge – spiega – si basa su un modello statistico istantaneo. La nostra è invece una situazione fluida in cui si inseriscono ogni giorno nuovi vaccinati, nuovi guariti, altri contagiati e morti. E peraltro inficiata dall’assenza di una parte della popolazione, quella minore di 12 anni”.
Per questo non si può parlare di immunità di gregge: “Diciamo che possiamo raggiungere dei livelli minimi di sicurezza, ma questo ci obbligherà a continuare con il tracciamento e le altre misure”.
Secondo Pregliasco con il coronavirus succederà come quanto avvenuto con l’Hiv: “Ogni giorno ci sono un po’ di persone che si infettano ma non se ne parla più, è diventato un virus endemico”.
E non potremo togliere le mascherine prima della fine del prossimo anno, anche a causa delle nuove varianti del virus. L’ultima, la Lambda, osserva il virologo, “da noi non sta ancora dando problemi, ma in altre parti del mondo sì. Stiamo portando avanti un sovranismo vaccinale che a noi garantisce un po’ di sicurezza ma ci sono aree del mondo completamente scoperte”.
Dovremo aspettarci altri colpi di coda del virus in autunno e inverno, non pesanti come le ondate del passato, almeno per altri due o tre anni. L’esperto parla di un “effetto a ‘sasso nello stagno’ con ondate iniziali più forti e poi molto più deboli”.
Covid, vaccini e terza dose
L’unico modo per uscirne, ribadisce Pregliasco, è costituito dai vaccini. Sarà quindi fondamentale convincere gli indecisi, in particolare gli oltre 4 milioni di over 50 ancora non immunizzati.
“Fisiologicamente – osserva Pregliasco – una quota di spaventati rimarrà sempre. Molti però cambieranno idea quando vedranno che noi vaccinati non moriamo. Alcuni si sono fatti convincere dal green pass e questo è un buon risultato”.
“Fa sorridere – aggiunge – vedere chi si è vaccinato contro la febbre gialla con il malarone, che ha effetti collaterali molto pesanti, pur di fare un viaggio e che oggi esprime dubbi su questi vaccini”.
Riguardo alla terza dose, Pregliasco spiega che i richiami saranno necessari, in particolare per i soggetti più fragili: “Gli studi che abbiamo a disposizione dicono che l’efficacia della somministrazione dura circa dieci mesi. Questo vuol dire che chi è stato vaccinato a gennaio, già a ottobre avrà perso un po’ dell’effetto iniziale”.
“Questo – spiega – non è un problema perché in una campagna vaccinale si può tranquillamente tollerare la perdita di un po’ di forza ma, considerando l’andamento epidemiologico e la disponibilità di dosi, è giusto valutare una terza puntura“.
Sul vaccino per i bambini sotto i 12 anni il virologo spiega che ci sono buoni studi preliminari e che potremo arrivarci nei prossimi mesi, entro la fine dell’anno. “Anche perché oggi – sottolinea – sono soprattutto i bambini a diffondere il virus. In ogni caso, parliamo di inoculazioni dai cinque anni in su e con Pfizer e Moderna”.