Covid, da pandemia a epidemia: la chiave è nei vaccini per i bimbi
Covid: Giuseppe Remuzzi fa il punto sulla pandemia, sull'eventuale vaccinazione per i bimbi e sui pericoli tuttora esistenti relativi ai contagi
Per il momento, in Italia, la pandemia è sotto controllo ma guai a pensare di aver raggiunto una soglia di sicurezza senza ritorno perché “da Sars-CoV-2 ci si può aspettare di tutto, e se incontrate qualcuno che ha delle certezze, non credeteci”. A sottolinearlo è Giuseppe Remuzzi. Il direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha rilasciato un’intervista lungo le colonne del Corriere della Sera.
Quando gli si domanda se esiste una data possibile di fine pandemia, risponde che non c’è alcun giorno x: “No. Finché il virus non sarà sotto controllo non possiamo farci illusioni. Se si riesce a confinarlo in certe aree non è più pandemia, ma epidemia“. Il medico invita a non scordarsi che nel corso della storia soltanto in due occasioni delle malattie virali “sono state completamente eradicate: il vaiolo e la peste bovina. E in entrambi i casi c’è stata una vaccinazione massiva di tutto il mondo”.
“È comunque raro che una epidemia finisca del tutto, perché i virus comunque rimangono negli animali e continuano e mutare”, sottolinea Remuzzi. Si sta discutendo sul levare la mascherina o meno. L’esperto spiega che “presto potremo toglierla in certe situazioni. Ma non al chiuso se non c’è adeguata areazione, e neppure all’aperto se si è in tanti e si urla, come succede quando si festeggiano le vittorie sportive”.
Come altri suoi colleghi insiste nel dire che solo quando il 90% della popolazione sarà vaccinata, compresi giovani e bambini, si potrà stare più tranquilli. Adolescenti e bimbi appunto, vale a dire quelle fasce di età che rischiano meno. Ma è davvero così? Senza dubbio i numeri relativi a malati gravi e decessi calano drasticamente nei giovani e nei giovanissimi. Remuzzi però tiene comunque alta la guardia.
“Non dimentichiamo – dice il medico – che solo negli Usa dall’inizio della pandemia ci sono stati 5 milioni di contagi tra i giovani. Ventimila di questi ragazzi hanno avuto bisogno dell’ospedale, 460 sono morti”.
Quindi, sempre con il quotidiano di via Solferino, approfondisce il capitolo relativo ai bimbi: “È un tema del quale si discute in quasi ogni famiglia. Due cose. La prima: la pandemia finirà quando avremo vaccinato anche i bambini, perché anche loro possono ospitare il virus. La seconda: il vaccino per i bambini sotto i 12 anni non è ancora stato approvato anche se sappiamo che è sicuro e funziona. Ma entro la fine dell’anno avremo molti più dati sia da Pfizer che da Moderna”.
Secondo Remuzzi, la somministrazione nei bimbi sarà più soft in quanto hanno un sistema immunitario differente rispetto a quello degli adulti: “Molto probabilmente si faranno due somministrazioni di dieci microgrammi a distanza di tre settimane”. Altra certezza per mettere fine alla pandemia è che non bisogna pensare solo a sé, ma si deve avere una veduta globale.
Il punto semplice da capire ma non facile da attuare è che bisogna vaccinare in tutto il mondo: “Serve una collaborazione maggiore fra tutte le compagnie biotecnologiche, dovunque si trovano. Anche le agenzie regolatorie dei Paesi emergenti vanno rese più efficienti”.
E le dosi? Quante bisognare somministrarne a ogni persona? “Non è escluso che la vaccinazione si debba fare ogni anno. Ma tra quella per il coronavirus e le altre che facciamo sempre e comunque, a un certo punto si riuscirà e bloccare le manifestazioni più gravi della malattia”.
Dopo oltre un anno e mezzo di pandemia, c’è voglia di normalità. Quando si potrà realmente tornare a vivere come in epoca pre-Covid? “La stessa domanda è stata fatta negli Usa a 723 epidemiologi. Hanno risposto all’unisono: se si riapre tutto senza una percentuale molto alta di vaccinati, continueranno ad esserci focolai di virus. Sia da loro che in qualunque altra parte del mondo”, conclude Remuzzi.