Covid nato in laboratorio a Wuhan e finanziato dagli Usa, le prove della biologa Alina Chan sul New York Times
La biologa Alina Chan ha pubblicato un lungo articolo sul New York Times con indizi a sostegno della tesi del Covid nato in un laboratorio di Wuhan. Laboratorio sovvenzionato, indirettamente, dagli Usa
L’idea del Covid nato in un laboratorio di Wuhan nel 2020 viene alimentata dalla tesi proposta dalla biologa Alina Chan. Secondo la scienziata, gli Usa avrebbero sovvenzionato il progetto di ricerca che ha poi portato alla nascita della malattia. Chan ha vergato un lungo approfondimento per il New York Times.
- La tesi del Covid nato in laboratorio
- Le tesi di Alina Chan
- Tutto è iniziato a Wuhan
- Il progetto Defuse
- Scarsi livelli di sicurezza
- I fondi degli Usa
La tesi del Covid nato in laboratorio
Subito dopo l’esplosione della pandemia, le principali autorità sanitarie internazionali (con l’Oms come capofila) sostennero che l’origine del Covid-19 fosse naturale, ma poi una serie di indizi lasciarono supporre che la malattia potesse essere il frutto di un incidente di laboratorio. Fatto sul quale, ad oggi, non c’è certezza.
Le tesi di Alina Chan
Alina Chan è una biologa molecolare canadese che lavora presso il Mit e Harvard. La scienziata ha inoltre scritto il libro Viral: The Search for the Origin of Covid-19. Chan presenta una serie di elementi a supporto della sua tesi.
Tamponi Covid a Wuhan in Cina durante il lockdown.
Tutto è iniziato a Wuhan
Il primo indizio è di tipo geografico: la pandemia da Covid-19 è cominciata a Wuhan, sede di un importante centro di ricerca sui virus. E altri virus simili al Covid erano stati individuati nella provincia cinese del Yunnan e nel Laos. A Wuhan si lavorava, fra gli altri, anche su campioni di virus provenienti dallo Yunnan.
Il progetto Defuse
Nel 2018 il laboratorio di Wuhan aveva elaborato Defuse, un progetto volto a creare virus simili al coronavirus. Il progetto venne sviluppato in collaborazione con EcoHealth Alliance, società americana finanziata con 80 milioni di dollari dal governo degli Stati Uniti.
Fra i progetti ci sarebbe stato quello di creare un agente infettivo basato su elementi rari, uno dei quali (la proteina spike con il taglio della furina) finora riscontrato solo nel virus del Covid-19 e in nessun altro virus esistente in natura.
Chan fa notare che quando gli scienziati di Wuhan pubblicarono il loro documento sul Covid all’inizio della pandemia non menzionarono la proteina spike con il taglio della furina. La cosa per la ricercatrice è strana, dal momento che si tratta di una caratteristica che stavano studiando da tempo
Scarsi livelli di sicurezza
Da alcuni documenti risulta come nel laboratorio di Wuhan i livelli di sicurezza fossero molto più bassi rispetto a quelli richiesti per scongiurare il rilascio accidentale di virus.
Le autorità cinesi hanno sempre sostenuto che il contagio fosse avvenuto in un mercato di Wuhan da animale ad uomo, ma non ci sono prove al riguardo. Chan scrive che “le autorità cinesi hanno bloccato la segnalazione dei primi casi non collegati al mercato e, adducendo precauzioni di biosicurezza, hanno ordinato la distruzione dei campioni dei pazienti il 3 gennaio 2020, rendendo quasi impossibile avere un quadro completo dei primi casi di Covid-19.
I fondi degli Usa
“Che la pandemia sia iniziata su un banco di laboratorio o in una bancarella del mercato, è innegabile che i finanziamenti federali statunitensi abbiano contribuito a creare una collezione senza precedenti di virus simili alla Sars presso l’istituto di Wuhan, oltre a contribuire alla ricerca che li ha potenziati”, scrive Chan. A maggio il governo degli Stati Uniti ha annullato tutti i finanziamenti a EcoHealth.
A fine maggio la variante Covid KP.2 che spaventa gli Usa è arrivata in Italia. Nello stesso mese uno studio ha portato alla scoperta di una nuova patologia mortale connessa al Covid, la malattia Mip C.