Covid, sequestro mascherine U-Mask: l'indagine sul filtraggio
L'azienda produttrice di mascherine è indagata perché i requisiti di filtraggio dei dispositivi potrebbero non essere a norma
La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta sul produttore di mascherine U-Mask, a seguito dell’esposto di un concorrente, e ha disposto il sequestro di 15 dispositivi di protezione individuale, prelevati da dieci farmacie milanesi, per verificare tramite analisi che la loro capacità di filtraggio sia a norma. Come riporta Tgcom24, l’amministratore della filiale italiana della società è indagato per frode nel commercio.
Chiamata in causa dall’inchiesta l’azienda ha però replicato di rispettare le norme: “Il prodotto U-Mask rispetta pienamente le norme e le leggi in materia. Tutta la documentazione tecnica relativa ai nostri dispositivi è stata a suo tempo inviata, come prescritto dalla legge, alle Autorità competenti, ossia il Ministero della Salute, che preso atto della correttezza della documentazione allegata e delle prove tecniche effettuate, ne ha disposto l’approvazione e la registrazione come dispositivi medici di classe uno” si legge in una nota.
“Siamo certi che le indagini in corso chiariranno la trasparenza del nostro operato” scrivono in conclusione.
Secondo gli esiti delle analisi contenuti nell’esposto presentato la capacità di filtraggio della mascherina biotech sarebbe inferiore rispetto a quanto dichiarato dall’azienda. Gli esami dicono che il filtro, della durata di 150-200 ore, avrebbe un’efficacia pari al 70-80% contro il 98-99% dichiarato ufficialmente
Sul caso si sono accesi i riflettori di “Striscia la Notizia”. Nel servizio andato in onda sul Canale 5, la trasmissione satirica aveva raccolto la testimonianza di Roberto Marchetti, responsabile del laboratorio a cui U-Mask si è rivolta per testare le mascherine, che aveva dichiarato di aver ” utilizzato un metodo alternativo e ritenuto di validarlo“.
Risultati che sarebbero però stati contestati da Accredia: “L’esito dei test dipende dal metodo che viene utilizzato per farli – ha detto Federico Pecoraro, vice direttore del dipartimento laboratori prova – e, nel caso specifico di U-Mask, il metodo usato non avrebbe ottenuto il nostro accreditamento“.