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Covid, lockdown regionali: cinque regioni a rischio chiusura

Sono cinque le regioni che rischiano più di tutte la chiusura per evitare lo scenario 4 e il lockdown in tutta Italia

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

In Italia l’allarme coronavirus è diventato alto in cinque regioni: si tratta di Lombardia, Campania, Liguria, Lazio e Valle d’Aosta, a cui bisogna aggiungere la provincia autonoma di Bolzano. Queste cinque regioni, stando a quanto scrive il ‘Corriere della Sera’, hanno l’indice Rt oltre 1,5 e rischiano la chiusura.

Covid, cinque regioni a rischio chiusura: la situazione

La riflessione gira tutta intorno alla possibilità applicare lockdown regionali per escludere quello nazionale. Da giorni, al centro delle polemiche c’è il dibattito sulla chiusura di Campania e la Lombardia. La Regione del governatore De Luca ha superato ieri per la prima volta i 3mila nuovi contagiati in un giorno, con Napoli che ne conta 603.

La Regione del presidente Fontana, nelle ultime 24 ore, ha registrato 7.339 nuovi positivi, altri 53 ricoveri in intensiva e 57 decessi, con Milano nuovo fulcro del contagio.

Covid, cinque regioni a rischio chiusura: lo studio dell’Iss

Uno studio realizzato dall’Istituto superiore di sanità e consegnato al governo disegna un quadro epidemiologico di un’Italia diretta verso lo scenario 4, il più grave, sotto la spinta di un indice di contagiosità Rt, superiore al 1,5 il valore massimo oltre il quale è previsto un intervento deciso.

“In questo scenario si hanno valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente maggiori di 1.5 (ovvero con stime dell’intervallo di confidenza al 95% di Rt maggiore di 1.5). Uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi” è quanto si legge nello studio nelle mani dell’esecutivo.

Se la situazione dovesse procedere su questi binari comporterebbe “un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1.5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra i più giovani, come osservato nel luglio/agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili come gli anziani.”

Nel cosiddetto Scenario 4, come negli altri 3, è prevista una suddivisione in tre livelli del rischio settimanale nelle Regioni/PA:

  • rischio moderato (per almeno 4 settimane consecutive ad una valutazione del rischio più elevata);
  • rischio alto/molto alto (per meno di 3 settimane consecutive);
  • rischio alto/molto alto (per 3 o più settimane consecutive e situazione non gestibile).

Il terzo e ultimo livello è caratterizzato da “trasmissione comunitaria diffusa, cluster non più distinti tra loro, nuovi casi non correlati a catene di trasmissione note, pressione sostenuta per i Dipartimenti di Prevenzione”, e tra le azioni indicate figura il “considerare la possibilità di restrizioni estese Regionali/provinciali”.

L’Iss sottolinea come in questo contesto “appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità”. E spiega: “In uno scenario nazionale di questo tipo è presumibile che molte regioni siano classificate a rischio alto e, vista la velocità di diffusione e l’interconnessione tra le varie regioni, è improbabile che vi siano situazioni di rischio inferiore al moderato”.

Nelle prossime tre settimane si dovrà valutare se le misure messe in campo dal premier Conte con l’ultimo Dpcm saranno sufficienti per rallentare la curva dell’epidemia o, in caso contrario, ricorrere ai rimedi drastici, ad un nuovo lockdown.

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