Covid, Gimbe: rischio terza ondata, "rivedere zone a colori"
Covid, tornano ad aumentare i casi dopo sei settimane di calo. A certificarlo è il report Gimbe: scatta l'allarme terza ondata
Più contagi e meno tamponi, in linea con i precedenti periodi festivi in cui si è visto che cala l’attività dei test effettuati. Nonostante ciò i nuovi casi di coronavirus, nella settimana che va dal 29 dicembre al 5 gennaio sono aumentati del 27% rispetto ai sette giorni precedenti (e dopo sei settimane di calo continuo). A certificarlo è l’ultimo report indipendente della Fondazione Gimbe, che riflette anche sulla possibilità di una terza ondata a gennaio.
114.132 nuovi casi, cioè +27% se si guarda alla settimana precedente quando erano stati 90.117. “Dopo sei settimane consecutive in calo, a cavallo del nuovo anno la curva è di nuovo in salita”, dichiara Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, che aggiunge: “Nelle ultime due settimane, poi, c’è stata una decisa frenata dell’attività di testing accompagnata dal netto aumento del rapporto positivi/casi testati che schizza al 30,4%”.
Nello specifico, dal 23 dicembre al 5 gennaio, in un raffronto con i quattordici giorni precedenti, il numero dei tamponi eseguiti su scala nazionale è diminuito del 20,9% (-464.284), mentre quello dei casi testati del 22,5% (-208.361).
“I primi mesi dell’anno – spiega sempre Cartabellotta – saranno cruciali sia per contenere la terza ondata, sia per controllare la pandemia. Senza l’approvazione di AstraZeneca o improbabili anticipi di consegne potremo vaccinare circa il 5% della popolazione entro marzo e meno del 20% entro giugno”.
L’ultimo monitoraggio Gimbe segnala poi che sono stabili i casi attualmente positivi (569.161). Negli ospedali si nota una leggera diminuzione (- 1,1%) dei ricoverati con sintomi (23.395). Le terapie intensive non mostrano scossoni (2.569 contro i 2.549 posti letto occupati della settimana precedente). Opportuno però sottolineare che gli ospedali vedono acutizzarsi le criticità qualche giorno dopo le impennate dei casi, come ormai è noto agli esperti. Laddove si verifichi quindi una terza ondata, prima aumenterebbero i contagi, poi naturalmente si riempirebbero le strutture sanitarie.
Altro dato preoccupante è quello dei decessi che sono tornati a crescere: sono 3.300, il 3,3% in più. L’occupazione da parte di pazienti Covid continua a superare la soglia del 40% in area medica in 10 Regioni, e quella del 30% delle terapie intensiva in 11 Regioni.
Gimbe, momento cruciale per capire se ci sarà o meno la temuta terza ondata
La temuta terza ondata si sta abbattendo sull’Italia oppure no? Secondo Gimbe, considerando che l’efficacia o meno delle misure si riflette sulla curva epidemiologica dopo circa 3 settimane dalla messa in atto delle medesime restrizioni, gli effetti del Dpcm 3 novembre si sono esauriti. Ora resta da capire se il Decreto Natale sarà riuscito ad arginare i contagi. Nella fattispecie, si avranno risposte, guardando i dati e l’evoluzione della situazione pandemica, a metà gennaio.
“I primi mesi dell’anno – aggiunge Cartabellotta – saranno cruciali sia per contenere la terza ondata e per controllare la pandemia, anche alla luce delle preoccupazioni sulle varianti in circolazione”.
Quindi conclude elencando tre punti fondamentali a cui fare attenzione: più di mezzo milione di attualmente positivi è un “numero troppo elevato per riprendere il tracciamento”, con i relativi problemi che ne derivano. Finora le zone ‘colorate’ hanno prodotto “risultati modesti in termini di flessione delle curve” e “i costi economici e sociali sono sproporzionati”, quindi servirebbero delle modifiche, una sorta di “restyling del sistema”. Infine, la “comunicazione istituzionale deve diffondere la massima fiducia nel vaccino”, senza però offrire “aspettative irrealistiche” che potrebbero scatenare un liberi tutti da evitare assolutamente.