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Covid, dalle nuove regole per contenere i contagi alla situazione in Cina: l'intervista a Fabrizio Pregliasco

Il virologo Fabrizio Pregliasco ai microfoni di Virgilio Notizie sulle nuove norme Covid: giusto tornare alla normalità, ma è necessario il buon senso

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Preoccupa la nuova ondata di contagi dalla Cina, ma soprattutto la possibilità che il numero di casi Covid possa tornare a crescere anche in Europa, complici gli arrivi da Pechino e non solo. Da qui le nuove misure di prevenzione, decise dal Ministero della Salute, che ha anche modificato le norme per contenere la diffusione del coronavirus in Italia.

Una delle novità principali riguarda le modalità per uscire dall’isolamento, per cui non sarà più richiesto un tampone, come riporta la circolare del direttore Generale della Prevenzione sanitaria presso il Ministero della Salute, Giovanni Rezza, che ha stabilito che per “i casi che sono sempre stati asintomatici e per coloro che non presentano comunque sintomi da almeno 2 giorni, l’isolamento potrà terminare dopo 5 giorni dal primo test positivo o dalla comparsa dei sintomi, a prescindere dall’effettuazione del test antigenico o molecolare”. Misure ragionevoli? Ai microfoni di Virgilio Notizie ha risposto Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano.

Cosa significa non prevedere più tamponi per uscire dall’isolamento?

“Significa di fatto tornare a una ‘nuova e vecchia’ normalità, nello stesso tempo. Adesso siamo in una fase abbastanza tranquilla e l’onda di salita dei casi Covid che abbiamo vissuto di recente sta tornando a scendere: si va, quindi, verso una normalizzazione. Possiamo dire che oggi in Italia i dati sono rassicuranti, quindi questo è uno step necessario. Occorre, però, il buon senso da parte di tutti”.

pregliasco norme covidFonte foto: ANSA
Fabrizio Pregliasco in uno scatto del maggio 2021, all’hub vaccinale di Novegro, Milano

Cosa significa avere buon senso in questa fase di convivenza con il coronavirus?

“Significa che questo allentamento delle norme è necessario, perché imporre misure irrealistiche o non osservate, come stava accadendo nella fase finale della pandemia con le mascherine, non avrebbe senso. Una semplificazione è necessaria, soprattutto considerando che la carica virale degli infettati è maggiore nei primi giorni, ma poi diminuisce col passare del tempo, quindi il rischio di contagi decresce. Ma è anche necessario responsabilizzare le persone: lo abbiamo visto anche con l’influenza, un tempo si tendeva a ‘fare gli eroi’, ci si imbottiva di farmaci pur avendo la febbre e si andava a lavorare. Oggi non possiamo più permettercelo, specie col Covid. È chiaro che se dovessero peggiorare le cose, come ci dimostra quanto sta accadendo in Cina, allora a mio avviso bisognerà prevedere maggiore attenzione, come peraltro già indicato anche dal Ministero della Salute”.

La situazione in Cina preoccupa, è previsto il tampone per tutti gli ingressi dal Paese. È una misura necessaria?

“Ritengo di sì, soprattutto in assenza di informazioni affidabili e chiare da parte di Pechino, il che è purtroppo non è una buona notizia. Manca un vero scambio di informazioni sulla reale situazione: da ciò che filtra, la situazione in Cina è preoccupante dopo l’inversione di rotta nella strategia anti-Covid. Si vuole andare verso un’immunità di gregge dopo una strategia ‘Zero Covid’, ma le conseguenze sono pesanti perché lì non c’è una immunizzazione ibrida come da noi, cioè data dalle vaccinazioni e dalla malattia. Non è una discriminazione verso i cinesi, perché le norme sono applicate a chiunque provenga dalla Cina, anche cittadini di altre nazionalità. Certo, ci vorrebbe una maggiore uniformità a livello internazionale, perché è sempre possibile aggirare le norme, ad esempio con un ingresso da una Paese differente”.

Ci sono nuove norme in Italia: si dovrebbe fare di più, soprattutto per quel che riguarda le mascherine?

“In questa fase è giusto andare in questa direzione, ma attenzione: togliere l’obbligo di mascherina non significa non doverla o poterla indossare. Torniamo al discorso del buon senso: i fragili perché non dovrebbero usarla in condizioni di rischio? Lo stesso vale in caso di mancato distanziamento, anche per altri. I turisti orientali lo facevano già: in caso di sintomi, indossare la mascherina chirurgica protegge gli altri”. Ecco cosa prevedono le nuove regole Covid.

Perché fragili e personale sanitario dovranno fare un test antigenico o molecolare prima di uscire dall’isolamento?

“Certamente e il motivo è chiaro: un soggetto fragile ha una minore risposta immunitaria, quindi può rimanere contagioso più a lungo, perché ci mette più tempo a guarire. Quanto al personale sanitario, è necessario che proteggano se stessi e gli altri, specie i pazienti con i quali hanno contatti. Per questo rimane l’obbligo di mascherina anche nelle Rsa e negli ospedali o ambulatori: è decaduto solo l’obbligo di vaccinazione, ma la mascherina è una forma di protezione indispensabile”.

fabrizio-pregliasco-intervista Fonte foto: ANSA
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