Covid, perché i test rapidi non sono sicuri secondo Crisanti
Andrea Crisanti, virologo dell'Università di Padova, ha detto che i test rapidi non sono sicuri e non aiutano nel tracciamento dei contagi
Troppi pochi tamponi e test rapidi inadeguati. Questa la sintesi dell’intervista di Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia a Padova, concessa al Fatto Quotidiano: “Spero che il trend dei contagi continui così per settimane, a questi livelli la nostra capacità diagnostica è adeguata”. Ma c’è un rischio: “Se la trasmissione aumenta rischiamo di non controllarla: più casi, più contatti da testare, più tamponi da fare”.
Covid, l’immunità di gregge e il problema della scuola
In Campania e nel Lazio i numeri sono sempre più alti. “Il virus sfrutta i contatti tra le persone e stiamo parlando di Regioni estremamente popolose, non mi sorprende”, ha dichiarato Crisanti.
Al Nord, invece, “il virus ha lasciato tracce emotive profonde e la popolazione ha un’attenzione maggiore”. L’esperto ha spiegato così i numeri più bassi in Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna.
L’immunità di gregge può essere la soluzione? Per Crisanti non è detto, visto che “per l’immunità di gregge ci vuole il 70%, non il 50%, sempre che protegga davvero e non lo sappiamo ancora. Ma se anche fosse significherebbe che la si raggiunge, o la si sfiora, solo dopo aver pagato un prezzo enorme in termini di vittime”.
Poi, un passaggio sulla scuola. Nel rapporto rilasciato venerdì dall’Iss si parla di focolai in 14 istituti negli ultimi sette giorni, ma a livello assoluto sarebbero circa 900 le scuole già toccate dal coronavirus: “Con 8 milioni di ragazzi a scuola c’era da aspettarselo – ha premesso Crisanti – 900 scuole saranno 2-3 mila casi”.
Secondo l’esperto “era prevedibile che il tracciamento andasse in sofferenza, avevo proposto un piano per aumentare la capacità diagnostica, per arrivare a fare 300-400 mila tamponi al giorno, con un maggior numero di laboratori. L’avevo detto un mese fa ma non sono stato ascoltato”.
Covid, i limiti dei test rapidi spiegati da Crisanti
A proposito di scuola, si è parlato molto in questi giorni dell’introduzione dei test rapidi, gli stessi usati negli aeroporti: “I test rapidi sono importanti – ha detto Crisanti – ma da soli non ci consentono di bloccare la trasmissione. Non hanno la sensibilità giusta”.
Ci sarebbero infatti dei limiti: “Questi test possono identificare se in una comunità c’è trasmissione di virus, non di più: se su 1.000 persone ce ne sono 30 infette, col test rapido ne individuo 24, isolandoli. Ma gli altri 6 probabilmente contageranno gli altri“.
Questo non significa che i test rapidi siano totalmente inutili: “Dipende dagli obiettivi che si hanno – ha sottolineato Crisanti -: per lo screening vanno bene, per il tracciamento no. Perché nei contatti dei positivi troviamo spesso piccole quantità di virus che il test rapido non vede”.