Cosa succederà a Forza Italia dopo Berlusconi e che ruolo avranno Tajani e Fascina: intervista a Paolo Romani
L'intervista a Paolo Romani, storico militante della Forza Italia del '94 pronto a farvi ritorno: la previsione futuro del partito, Tajani e Fascina
Il potere di Antonio Tajani, che è maggiore di ciò che sembra; il ruolo di Marta Fascina, che non sarà marginale; il disimpegno della famiglia Berlusconi, perché “Silvio non era un re, ma un imperatore. E gli imperatori non hanno eredi”. Sopravviverà Forza Italia alla morte del suo fondatore? Per Paolo Romani, che ha militato nel partito fondato dal Cavaliere dal 1994 al 2020 e che si appresta a farvi ritorno, c’è una sola possibilità: “Identificare un leader e avere il coraggio di cambiare, tutto o quasi. Altrimenti Forza Italia non avrà alcuna possibilità di sopravvivere. Si estinguerà”. La sua intervista concessa a Virgilio Notizie.
Chi è Paolo Romani
Imprenditore televisivo ed editore negli anni ’70 e ’80, liberale in gioventù con spiccate simpatie socialiste, Romani è stato deputato e senatore per 28 anni.
È stato sottosegretario e ministro, mancando di un soffio, nel 2018, la presidenza di Palazzo Madama.
Silvio Berlusconi e Paolo Romani in uno scatto del 2011
Il rapporto con Berlusconi
In pochi conoscono Berlusconi come lui.
E proprio per questo non si è ritrovato nell’omelia dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ai funerali dell’ex premier: “Non lo ha mai conosciuto personalmente e forse per questo ha descritto un uomo senza etica, che guardava solo ai numeri e al profitto. Berlusconi è molto più complesso di così. Mi spiace che nel giorno delle sue esequie non vi sia stata dal pulpito una voce amica”.
L’intervista a Paolo Romani
Senatore Romani, può esistere Forza Italia senza Berlusconi?
“Se pensiamo che il Rassemblement pour la République è sopravvissuto al suo fondatore, Charles De Gaulle, esprimendo poi politici del calibro di Georges Pompidou e Jacques Chirac, allora è possibile che Forza Italia sopravviva a Silvio. Piuttosto, i problemi sono altri: serve il coraggio di cambiare tutto o quasi e servono leader. È finito il tempo dei cerchi magici, che negli ultimi anni hanno isolato Berlusconi”.
Lei ha sempre avuto rapporti con Berlusconi, anche dopo la sua uscita da Forza Italia: perché non gli ha mai detto che bisognava rinnovare?
“Certo che gliel’ho detto. Non solo io, Giovanni Toti e Renato Brunetta hanno fatto altrettanto. Purtroppo eravamo pochi, perché in Forza Italia le persone coraggiose non sono mai state un esercito. Ci abbiamo provato, in ogni caso. L’ultima volta l’anno scorso. Incontrai Berlusconi nel pieno della campagna per la presidenza della Repubblica. Parlammo di molte cose, pure del partito. Ma il vecchio leone non aveva più gli artigli di una volta. Era da tempo in corso la lenta discesa nel consenso, che oggi attesta Forza Italia al 7%”.
Per risalire servono dai leader, ce ne sono?
“In questo momento Antonio Tajani è l’unico che ha il potere di decidere e di cambiare. Ha una storia personale di rilievo. È stato presidente del Parlamento europeo, è stato capo delegazione di Forza Italia nel Governo Draghi, è ministro degli Esteri e vicepremier. Tra quelli che sono rimasti è lui ad avere il pedigree più importante”.
Ma il partito gli riconoscerà lo stesso potere che gli aveva dato il Cavaliere o dobbiamo aspettarci che la famiglia Berlusconi, magari con Marina, voglia continuare a gestire Forza Italia?
“Non so cosa voglia fare la famiglia Berlusconi, ma non credo ci sia all’orizzonte una cosa del genere. Quanto al potere di Tajani, questo dipenderà dalle sue prossime mosse. Di sicuro sarà lui a condurre il partito in una navigazione in mare aperto. Il punto è che non si capisce quale potrebbe essere la rotta. Non è un dettaglio: da questo dipende la sopravvivenza o l’estinzione”.
Lei parla di Forza Italia come se fosse ancora la sua casa. Sta valutando di tornarci?
“Non lo escludo, anzi. Quella è sempre stata la mia casa e sono sempre appassionato di politica. Sto bene, mi sento un ragazzino e non ho nessuna voglia di fare il pensionato”.
A proposito di cerchi magici, che ruolo avrà Marta Fascina nel rinnovamento di Forza Italia?
“I cerchi magici sono stati tanti, tutti dipendenti dal periodo che Berlusconi viveva. C’è stato quello di Francesca Pascale, quello di Mariarosaria Rossi e quello Licia Ronzulli. Ma il periodo di Fascina è diverso e particolare, perché legato all’ultimo Silvio. E per lui, in tutta onestà, lei ha rappresentato uno straordinario supporto personale. Lo ha aiutato a percorrere il tratto finale della vita. Quando si invecchia, trovare una donna giovane, generosa e che ti vuole bene non è affatto irrilevante. Non so quale ruolo avrà, ma non trascurerei gli effetti del ruolo che ha già avuto”.
Tajani, Fascina, rinnovamento, nuovi leader: tutto stimolante. Ma il tema, per Forza Italia, sembrano essere gli elettori, che non ci sono più. Perché dovrebbero tornare?
“È vero che tutti, Forza Italia ma anche Azione e Italia Viva, stanno facendo fatica a muoversi al di fuori del bipolarismo, ma è altrettanto vero che i tempi della politica sono veloci e l’elettorato non è mai stato così liquido. Nell’arco di un decennio ha dato il 30%-40% prima a Matteo Renzi, poi a Beppe Grillo e infine a Matteo Salvini. Voglio dire che le cose possono cambiare, anche in fretta”.
Giorgia Meloni rischia di fare la stessa fine?
“Forse no. È preparata e studia moltissimo. Però, attenzione: c’è un malessere diffuso e generalizzato, che nessuno sembra capace di intercettare. Tutti ragionano ancora con schemi molto vecchi: la destra, il centro, la sinistra. Se Forza Italia vuole tornare protagonista della politica italiana ed europea, dovrebbe interiorizzare il più grande insegnamento di Berlusconi”.
Quale sarebbe?
“Bisogna aggiornarsi. Coraggio, visione, assunzione di responsabilità. Quando le cose non vanno, si azzera e si riparte. Per esempio, Berlusconi nelle sue aziende ha più volte rinnovato l’intera classe di dirigenti. Forza Italia deve fare lo stesso. In caso contrario, temo che sparirà”.