Cosa sappiamo sulla petroliera Koala esplosa nel Golfo di Finlandia: dall'errore umano all'ipotesi sabotaggio
Le autorità russe escludono il sabotaggio e il rischio di disastro ambientale in relazione all'incidente alla petroliera Koala nel Golfo di Finlandia
Rimangono elementi di mistero sull’incidente della petroliera russa Koala, nel Golfo di Finlandia. L’esplosione nella sala macchine della nave, al largo di San Pietroburgo, non sarebbe stata provocata da un sabotaggio, ma da un errore umano, secondo quanto comunicato dalle autorità russe, che avrebbero anche escluso rischi ambientali. Per verificare eventuali fuoriuscite di greggio, la Guardia di frontiera finlandese sta però monitorando la situazione con un aereo in sorvolo sull’area.
L’esplosione
L’incidente sulla nave battente bandiera di Barbados e Antigua è avvenuto nella giornata di domenica 9 febbraio nel porto russo di Ust-Luga. Secondo le informazioni filtrate finora da fonti anonime, all’interno della sala macchine della petroliera Koala si sarebbero verificate tre esplosioni che avrebbero provocato danni alle strutture di bordo.
Le cause delle detonazioni non sarebbero ancora chiare, ma l’agenzia russa di trasporto marittimo e fluviale Rosmorrechflot ha dichiarato che sull’episodio è stata aperta un’inchiesta e che “le agenzie competenti stanno indagando sull’incidente“.
Cosa sappiamo finora
Dalle prime ricostruzioni effettuate, l’agenzia di navigazione avrebbe però potuto escludere l’ipotesi di un sabotaggio e ha assicurato che la nave non rischierebbe di colare a picco, né ci sarebbe il pericolo di fuoriuscite di petrolio in mare.
I motivi di incertezza però non sono stati dipanati del tutto, come dimostra la comunicazione del Comando della Guardia costiera finlandese di non disporre informazioni attendibili e verificate sull’incidente.
La petroliera Koala
La petroliera russa, lunga 120 metri e larga 50, trasporta 130mila tonnellate di greggio e sarebbe una delle circa 180 navi della ‘flotta fantasma’ che Mosca utilizza per aggirare le sanzioni occidentali sulla vendita di carburante.
Una flotta di cui avrebbero fatto parte le due petroliere affondate nel Mar Nero a dicembre 2024, che hanno riversato in acqua tra le 2.500 tonnellate e le 4.500 tonnellate di petrolio, provocando nell’area un grave disastro ambientale.
