Cosa sappiamo sulla nave Tito Campanella affondata il 14 gennaio 1984 nel Golfo di Biscaglia
Cosa successe alla nave Tito Campanella affondata nel Golfo di Biscaglia? Il mistero non ha ancora una soluzione: l'appello dei parenti delle vittime
La nave Tito Campanella, affondata il 14 gennaio del 1984, resta uno dei misteri italiani irrisolti. Sparita nel golfo di Biscaglia quarantuno anni fa, l’imbarcazione non fu mai recuperata: nel naufragio persero la vita 24 persone, marittimi provenienti da tutta Italia. I familiari delle vittime continuano a chiedere giustizia e la verità per l’accaduto e per i soccorsi che partirono giorni dopo.
- Nave Tito Campanella: cosa successe
- Quando è naufragata e dove
- L'appello dei parenti delle vittime
- La nave Campanella: il processo
Nave Tito Campanella: cosa successe
Il naufragio della Campanella è tornato all’ordine del giorno dopo essere stato uno degli argomenti trattati nell’ultima puntata della trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?”, andata in onda nella serata di mercoledì 12 febbraio.
Dal punto di vista giudiziario, la vicenda si concluse con l’assoluzione per le 4 persone che, in primo grado, erano state condannate per naufragio e disastro colposo.
Fonte foto: ANSA
Quando è naufragata e dove
Varata nel 1961, la motonave Tito Campanella si inabissò nella notte tra il 13 e il 14 gennaio del 1984 nel Golfo di Biscaglia. Faceva rotta fra la Svezia, l’Italia e la Grecia e trasportava 13 mila tonnellate di lamiere di acciaio.
Affondò nell’Oceano Atlantico, nel tratto marittimo che si estende dalla costa occidentale della Francia a quella settentrionale della Spagna. Apparteneva ad una compagnia di Savona, le vittime erano in larga parte residenti proprio del savonese.
Durante il programma tv e come stanno facendo ormai da decenni, i familiari delle 24 vittime hanno rinnovato il loro appello per far luce sul caso del naufragio della nave mercantile, lamentando il silenzio che è calato su una tragedia che non ha lasciato tracce.
L’appello dei parenti delle vittime
Il naufragio fu reso noto solo attraverso i media, il 22 gennaio del 1984. Come ribadito dai parenti delle persone che persero la vita tragicamente oltre 41 anni fa, i soccorsi partirono con 10 giorni di ritardo e le ricerche si conclusero già 48 ore dopo.
Sul sito web dell’associazione dei familiari dei marittimi deceduti si legge un’invettiva contro coloro i quali hanno gestito una vicenda che continua ad avere molte ombre.
“Non sono ‘morti’. Sono presunti, sono degli scomparsi, ma sono solo presunti nella loro scomparsa perché non c’è il relitto della nave, non ci sono i corpi. È un omicidio, anzi sono 24 omicidi, senza cadavere. Chi lavorava sulla Tito Campanella non è stato vittima di un incidente sul lavoro. Perché fare lavorare le persone su una nave non sicura, in un luogo non sicuro, è un omicidio sul lavoro“, questo il messaggio lanciato dai parenti delle vittime.
La nave Campanella: il processo
La vicenda ebbe ovvi strascichi in tribunale. Nel 1990, il primo grado del processo si concluse con 4 condanne a 1 anno e 8 mesi con l’accusa di naufragio e disastro colposo. Le persone condannate furono uno degli armatori, un tecnico del Rina, un caricatore e il comandante del porto di Oxelösund, in Svezia.
Il verdetto però fu ribaltato in Corte di Appello a Genova che dispose l’assoluzione.
Questo quanto riporta il giornalista Marcello Zinola che ha seguito i fatti e la vicenda giudiziaria. “Il processo penale si concluse con un’assoluzione in Corte di Appello dopo una condanna per alcuni imputati in primo grado. Le condizioni della nave dell’Alframar di Savona erano carenti come emerse dalle lettere inviate da alcuni marittimi ai loro familiari. La stessa sistemazione del carico nel porto svedese di Oksolesund di partenza fu ritenuta non idonea da parte della commissione di inchiesta parlamentare”.