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Cosa lega il caso Orlandi al giallo di Katy Skerl, secondo Marco Accetti: la novità sulla lastra di cemento

Marco Fassoni Accetti fa una nuova rivelazione sulla tomba di Katy Skerl. Il caso è legato alla scomparsa di Emanuela Orlandi?

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Marco Fassoni Accetti colpisce ancora, e lo fa con un memoriale consegnato martedì 21 maggio al pm Stefano Luciani nel quale rivelerebbe novità sul mistero della bara di Katy Skerl che, ricordiamo, già in passato ha messo in collegamento con la scomparsa di Emanuela Orlandi. Il noto fotografo è “noto”, appunto, soprattutto per essersi erto ad anello di congiunzione tra i tre cold case più noti della cronaca italiana: la scomparsa di Emanuela Orlandi, la bara trafugata di Katy Skerl e la scomparsa di Mirella Gregori. Andiamo per ordine.

La scomparsa della bara di Katy Skerl

Katy Skerl, appassionata attivista di 17 anni, il 21 gennaio 1984 fu rinvenuta cadavere a Grottaferrata, uccisa per strangolamento con del fil di ferro e la cinghia della sua borsa, la cassa toracica spaccata dalla pressione di un ginocchio e il volto affondato nel fango. Il suo assassino non ha ancora un nome né un volto.

Katy Skerl fu sepolta nel cimitero romano del Verano, ma nel 2015 Marco Fassoni Accetti pubblicò sul suo blog un post dal titolo ‘Cenotafio, una eventuale tomba vuota’.

katy skerl emanuela orlandiFonte foto: IPA
La lastra di cemento che separava la lapide dalla bara di Katy Skerl sarebbe stata gettata nel Tevere, secondo il sedicente supertestimone Marco Fassoni Accetti

Nel post Marco Fassoni Accetti scriveva quanto segue:

Alcune persone organizzarono nel 2005 una fittizia squadra di addetti ai lavori cimiteriali, e simulando un lavoro di riesumazione smurarono il fornetto e lo richiusero dopo aver prelevato la bara. La caricarono su di un carro funebre ed uscirono da uno dei cancelli vigilati, come se si trattasse di un’operazione di traslazione.

Perché trafugare la bara di Katy Skerl? Accetti scriveva che i responsabili dell’operazione erano interessati a “sottrarre uno degli elementi che poteva legare il caso della ragazza a quello delle Orlandi-Gregori”. Qual era questo elemento chiave? Il dettaglio sarebbe stato presente all’interno della camicetta usata nella vestizione della 17enne defunta, un’etichetta che riportava la parola “Frattina” che rimandava a “via Frattina 82”, un indizio riportato in uno dei tanti comunicati dei sedicenti rapitori di Emanuela Orlandi.

Nel 2022 la famiglia Skerl ottenne dal sostituto procuratore Erminio Amelio la riapertura del loculo. Al loculo 115, in effetti, era rimasta solo una maniglia, mentre della bara della ragazzina non c’era traccia. Così Amelio aprì un’inchiesta per sottrazione di cadavere. Come facesse Accetti a conoscere quella verità è un mistero che egli stesso ha contribuito a creare, dato che sul suo blog rivelò che la sua fonte era “una persona degna di fede” senza fare alcun nome. Lo stesso che fece quando nel 2013, per ‘Linea Gialla’, incontrò Pietro Orlandi che gli domandò chi fossero i suoi complici: “Non sono quel tipo di persona, non tradisco”.

La lastra di cemento nel Tevere

Tornando al presente, martedì 21 maggio Marco Fassoni Accetti ha consegnato al pm Stefano Luciani un memoriale con un altro dettaglio sul furto della bara di Katy Skerl.

Come riporta ‘Corriere’, Accetti ha dichiarato: “La bara di Katy? Certo che lo sapevo che era stata rubata, l’ho rivelato con largo anticipo. Ma posso dire di più. Il blocco di cemento che chiudeva il fornetto al Verano io so dove si trova“.

Dove? “Fu gettato nel fiume Tevere da ponte Vittorio Emanuele II, il più vicino alla basilica di San Pietro”. Resta da attendere una risposta delle autorità, che potrebbero decidere se ispezionare il fondale del Tevere all’altezza del ponte indicato dal fotografo. Perché gettare la lastra nel fiume? Per eliminare una prova? E soprattutto, è tutto reale?

L’omicidio di Katy Skerl e il caso di Emanuela Orlandi sono collegati?

La stessa domanda si può estendere se vogliamo prendere in considerazione anche la scomparsa di Mirella Gregori. Certamente, i tre casi sono accomunati dalla presenza di Marco Fassoni Accetti che negli anni si è attribuito “meriti” – virgolette necessarie – nelle vicende. Ma se per quanto riguarda Orlandi e Gregori si è attribuito un ruolo centrale, nel caso Katy Skerl non si è attribuito alcuna responsabilità. In poche parole, non c’è alcuna prova che i casi siano collegati tra loro, solo tante ipotesi.

Sarebbe stato impossibile, del resto, perché mentre la 17enne veniva uccisa a Grottaferrata, Accetti era in carcere per la morte di José Garramon, che investì e uccise con il suo furgoncino. Piuttosto, Accetti ha preso la sua parte nel delitto Skerl con quelle rivelazioni sulla bara e mettendo in mezzo una guerra tra due fazioni legate al Vaticano.

Recentemente una perizia fonica ha stabilito che la voce de ‘L’Amerikano‘, lo sconosciuto dal finto accento anglosassone che telefonò in casa Orlandi e in casa Gregori per stabilire i termini del presunto rapimento, sarebbe la stessa di Marco Fassoni Accetti, ma anche la stessa del telefonista ‘Mario‘, anch’egli spettrale interlocutore degli Orlandi. Su questo aspetto Pietro Orlandi ha fatto chiarezza in un intervento su ‘MowMagazine’: quella perizia non sarebbe recente, piuttosto è riemersa in questo periodo in cui sono iniziati i lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta. Inoltre:

Le ultime perizie stabiliscono che la voce di Accetti potrebbe essere solo su alcune telefonate fatte a Egidio, escludono totalmente che sia l’autore delle telefonate ricevute a casa.

L’Egidio cui fa riferimento Pietro Orlandi è l’avvocato che assistette la famiglia nei primi mesi dopo la scomparsa di Emanuela, e che si fece interlocutore dei sedicenti rapitori.

katy-skerl-emanuela-orlandi-lastra-cemento-tevere-accetti Fonte foto: IPA / ANSA
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