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Cos'è il trattato di Schengen sospeso dall'Italia e cosa cambia ai controlli delle frontiere per chi viaggia

Il trattato di Schengen permette la libera circolazione tra 27 Paesi, ma consente anche di ripristinare temporaneamente controlli alle frontiere

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Firmato il 14 giugno 1985, il trattato di Schengen permette quasi quarant’anni la libera circolazione tra i 27 Paesi europei che ne fanno parte. Il trattato è stato però sospeso diverse volte, in maniera temporanea, per permettere agli Stati che ne sentissero il bisogno, per motivi di ordine pubblico o di sicurezza nazionale, di ripristinare i controlli alle frontiere: è quello che ha appena fatto l’Italia.

La firma del trattato

Il trattato di Schengen, ufficialmente denominato “Accordo fra i governi degli Stati dell’Unione economica del Benelux, della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese relativo all’eliminazione graduale dei controlli alle frontiere comuni”, è stato firmato il 14 giugno 1985 a Schengen, a bordo della “Maria-Astrid”, ancorata per l’occasione in Lussemburgo.

Il trattato permette la libera circolazione in Europa di persone, merci e servizi all’interno dei 23 Paesi membri dell’Unione Europea, ai quali si aggiungono quattro Stati esterni: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

Il tweet con il quale la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato la sospensione del trattato di Schengen

Un accordo figlio di una visione positiva, con la quale si pensava di favorire la vita dei cittadini europei, ma che in più occasioni è stato criticato da chi è convinto che serva solo a favorire i flussi migratori. Non a caso, il trattato può essere temporaneamente sospeso.

La sospensione del trattato di Schengen

La possibilità di sospensione è prevista dall’articolo 25 del trattato, nel quale è specificato che “Quando l’ordine pubblico o la sicurezza interna di uno Stato membro richiedono un’azione urgente, lo Stato membro interessato può ripristinare in via eccezionale e immediatamente il controllo di frontiera alle frontiere interne”.

La Stato che decide di ricorrere alla sospensione temporanea è tenuto ad avvertire “senza indugio gli altri Stati membri e la Commissione”, fornendo inoltre “i motivi che giustificano il ricorso a questa procedura”.

Un articolo che potrebbe essere stato usato oltremodo nel corso negli anni. Come fa sapere la Commissione Europea infatti, solo dal 2006 la sospensione è entrata in vigore almeno un centinaio di volte. E adesso anche l’Italia ha ripristinato i controlli alle frontiere.

La sospensione in Italia

Vista la delicata condizione politica internazionale, diversi Paesi membri hanno deciso di blindare le frontiere. Oltre all’Italia infatti, sono ricorsi alla sospensione temporanea del trattato anche Slovenia, Austria, Germania, Francia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Svezia, Danimarca e Norvegia.

Nella pratica, la sospensione significa “la reintroduzione dei controlli delle frontiere interne terrestri”, che è stato già comunicato, come affermato da una nota di governo, “dal ministro Piantedosi alla vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, al commissario europeo agli Affari interni, Ylva Johansson, alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, al segretario generale del Consiglio dell’Unione europea, Thérèse Blanchet e ai ministri dell’Interno degli Stati membri Ue e dei Paesi associati Schengen”.

La sospensione dell’accordo avrà inizio sabato 21 ottobre e durerà dieci giorni, che sono comunque più volte prorogabili fino a un massimo di venti giorni, per una durata massima di due mesi. In caso di volontà di ulteriori proroghe, è possibile attivare la procedura ordinaria, prorogando la sospensione Schengen di ulteriori quattro mesi, fino ad un totale complessivo di sei mesi.

frontiera-italia-slovenia Fonte foto: ANSA
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