Corsa al Quirinale, spunta un patto Pd-M5S: il retroscena. E Berlusconi non vuol fare la fine di Prodi
Le mosse dei partiti in vista dell'elezione del presidente della Repubblica: i timori di Berlusconi per la corsa al Quirinale e il patto Pd-M5S
Sono giorni intensi per la complessa partita che si sta giocando in vista dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Una partita a sacchi tra i leader dei principali partiti che si intreccia con la tenuta del governo Draghi e l’ipotesi delle elezioni anticipate. Da un lato Salvini allontana l’ipotesi Mario Draghi al Quirinale e incontra gli altri leader, dall’altro Letta continua a ripetere che è ancora presto, che si parlerà del successore di Sergio Mattarella solo una volta chiuso il capitolo legge di bilancio.
Corsa al Quirinale, i timori di Berlusconi
In un parlamento frammentato e diviso come quello attuale, ci sono da registrare anche le posizioni diverse dei tre leader del centrodestra, che si intrecciano anche con la lotta per la leadership della coalizione.
Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi sembrano muoversi secondo percorsi differenti nella corsa che porta al Quirinale. Sulla carta Lega e Fratelli d’Italia sembrano appoggiare la candidatura di Silvio Berlusconi, che accarezza da tempo l’idea di salire al Colle.
Per l’anziano leader di Forza Italia la strada che porta al Quirinale appare tutta in salita: i soli voti del centrodestra non bastano. Berlusconi sarebbe convinto di poter giocare le sue carte dalla quarta votazione in poi.
E spera di contare sull’appoggio dei renziani e, un po’ a sorpresa, sui voti dei cinquestelle, o almeno di una parte degli ex grillini. “Ho saputo che Berlusconi può contare sull’appoggio di almeno 7 grillini alla Camera”, ha detto all’Adnkronos il senatore Gregorio De Falco, ex M5S oggi nel Misto.
Il segretario della Lega Matteo Salvini
I timori dell’ex premier però riguardano più le mosse degli alleati che non quelle degli altri partiti. Berlusconi avrebbe detto ai suoi, riporta Repubblica, di non voler fare la fine di Romano Prodi, ‘impallinato’ da 101 franchi tiratori.
A far mancare i voti per la sua elezione potrebbero essere proprio Lega e FdI. Nonostante sia Salvini che Meloni abbiano allontanato l’ipotesi di Mario Draghi al Quirinale, in tanti in Forza Italia si stanno convincendo che i due leader stiano lavorando su altri tavoli, per altri nomi.
Salvini ha già detto di avere un piano B nel caso in cui Berlusconi non riuscisse ad avere i voti necessari, ed ha avuto diversi colloqui con gli altri leader di partito. L’ipotesi è che Salvini e Meloni possano giocare di sponda con il Pd per ‘bruciare’ Berlusconi e convergere su un altro nome di area.
Corsa al Quirinale, il patto Pd-M5S
Per quanto riguarda il centrosinistra, il segretario del Pd Enrico Letta continua a ripetere che si parlerà dell’elezione del nuovo Capo dello Stato solo dopo l’approvazione della manovra 2022. Un modo per evitare le domande dei giornalisti, ma non solo.
Il segretario del Pd Enrico Letta
Prima di avviare un dialogo concreto con i partiti del centrodestra su un nome condiviso per il Quirinale, Pd e M5S vorrebbero sgomberare il campo dalla candidatura di Berlusconi. Letta ha già espresso il suo veto all’ipotesi dell’ex premier al Colle.
“Ci sono tanti motivi per cui non è quello l’identikit. Deve essere una figura super partes e non un capo politico. Il presidente della Repubblica non lo è mai stato”, ha detto il leader Pd, convinto che in questo momento non conviene a nessuno rompere la maggioranza che sostiene Draghi.
Se però il centrodestra dovesse fare sul serio con la candidatura di Berlusconi, Pd e M5S sarebbero pronti a muoversi insieme per stoppare il nome del presidente di Forza Italia.
Secondo quanto riporta La Stampa, i due partiti avrebbero pensato anche ad una soluzione estrema in parlamento per bloccare la corsa di Berlusconi: non partecipare al voto nei primi tre scrutini, quando il quorum è dei due terzi dei grandi elettori.
Una mossa pensata per dimostrare che i voti per il leader di Forza Italia non ci sono. Anche se circola l’ipotesi che Berlusconi, per evitare di bruciarsi, chieda agli alleati di giocare il suo nome a partire dal quarto scrutinio, quando il quorum si abbassa.