Lobbisti di Huawei arrestati per corruzione, perquisizioni in corso al Parlamento Ue: sospetti su un italiano
Diversi vantaggi sarebbero stati offerti ai deputati del Parlamento europeo in cambio di una promozione a Bruxelles degli interessi di Huawei
Almeno 15 deputati del Parlamento europeo sarebbero al centro dell’inchiesta sulla corruzione nell’emiciclo di Bruxelles. A loro sarebbero stati offerti migliaia di euro, cellulari, biglietti esclusivi per partite dell’Anderlecht e altri vantaggi in cambio di una promozione degli interessi di Huawei. Il giudice ha disposto perquisizioni negli uffici assegnati a due assistenti parlamentari “presumibilmente coinvolti”.
- Chi c'è dietro all'indagine sulla corruzione al Parlamento europeo
- La retata e l'arresto di alcuni lobbisti
- L'indagine su Huawei e il Parlamento europeo
- Perquisizioni negli uffici del Parlamento Ue
Chi c’è dietro all’indagine sulla corruzione al Parlamento europeo
Secondo Le Soir, al centro del caso ci sarebbe l’italiano Valerio Ottati, 41enne dirigente dell’azienda che in passato avrebbe lavorato per 10 anni come assistente di almeno due eurodeputati italiani, uno dei socialisti (S&D) e uno del Partito popolare europeo (Ppe).
Il ruolo di Ottati all’interno della rete tra Huawei e Parlamento Ue è ancora da chiarire. Il dirigente sarebbe entrato a far parte di Huawei nel 2019 quando il colosso stava intensificando la sua attività di lobbying in risposta alle pressioni degli Stati Uniti perché l’Europa abbandonasse le apparecchiature cinesi per il 5G.
Fonte foto: ANSA
Il logo di Huawei
Sempre da quanto riporta il quotidiano belga, Ottati “avrebbe assunto conoscenze” e si sarebbe occupato di “organizzare molti incontri con i deputati” e “invitare le persone agli eventi”, che Huawei avrebbe finanziati per quasi 2 milioni di euro.
In realtà questa posizione “organizzativa” sarebbe stata solo una facciata “legale” a operazioni di corruzione portate avanti tramite complici.
Merce di scambio sarebbero stati oggetti di valore come cellulari Huawei, biglietti per partite di calcio in particolare per lo stadio dell’Anderlecht, dove l’azienda cinese ha una tribuna privata, spese di vitto e alloggio e trasferimenti di migliaia di euro. Questi ultimi, iniziati nel 2021, sarebbero avvenuti attraverso una lunga serie di intermediari a partire da una società portoghese, anch’essa perquisita.
La retata e l’arresto di alcuni lobbisti
Il 13 marzo la polizia belga ha condotto una retata che ha portato all’arresto di una serie di lobbisti legati al colosso cinese, che si sospetta abbiano interferito con le operazioni dell’Europarlamento. Le accuse a loro carico vanno dalla corruzione, al riciclaggio di denaro fino alla falsificazione.
Le operazioni, sono state condotte a Bruxelles, in Vallonia, nelle Fiandre e in Portogallo. Due anni dopo lo scoppio del cosiddetto Qatar-gate, il Parlamento europeo è investito da un nuovo scandalo di corruzione e interferenza internazionale.
La maxi-operazione è stata ordinata dalla procura federale e dal giudice. Secondo gli inquirenti lo schema operativo ricalcherebbe quello del Qatar-gate: promesse di vantaggi i cambio di favorire gli interessi commerciali dell’azienda in Europa. Oggetto della strategia del colosso cinese sarebbero state varie persone “influenti” all’interno del Parlamento europeo, su tutti eurodeputati e assistenti.
L’indagine su Huawei e il Parlamento europeo
Un portavoce dell’ufficio del procuratore di Bruxelles ha confermato al sito Politico che “che abbiamo un’indagine in corso su accuse preliminari di corruzione attiva, falsificazione di documenti, riciclaggio di denaro al Parlamento europeo”.
La polizia belga avrebbe perquisito case e uffici di 21 persone. L’operazione avrebbe preso il nome di “Generazione”.
Huawei al momento risulta regolarmente iscritta al Registro per la trasparenza dell’Unione europea e non ha ancora commentato il caso. Riguardo al Parlamento Ue, il codice di condotta dei deputati impone che qualsiasi regalo fatto da terzi di valore superiore a 150 euro venga dichiarato e inserito pubblicamente nel registro dei regali.
Perquisizioni negli uffici del Parlamento Ue
La Procura federale ha fatto sapere che potrebbe chiedere la revoca dell’immunità parlamentare a diversi parlamentari. Il Parlamento europeo ha fatto sapere di aver “preso atto delle informazioni” ricordando che quando richiesto si continuerà come sempre a collaborare “pienamente con le autorità giudiziarie”.
Nel frattempo, il giudice istruttore incaricato del caso Huawei ha disposto le perquisizioni all’interno del Parlamento, chiedendo che “vengano apposti i sigilli in particolare negli uffici assegnati a due assistenti parlamentari presumibilmente coinvolti”. Lo dice l’Ansa, citando la procura federale del Belgio. La presidente dell’Eurocamera “è stata informata”.
Un sospettato, aggiunge la procura, “è stato fermato in Francia a fronte di un mandato d’arresto europeo emesso nei suoi confronti”.
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