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Coronavirus: perché il 'paziente zero' è negativo, nuovo allarme

Il test potrebbe risultare negativo anche in caso di contagio. Una nuova ricerca ha evidenziato la trasmissibilità da pazienti senza sintomi

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Si può risultate negativi al test dopo aver avuto un’infezione da Coronavirus. Lo ha dichiarato all’Ansa Giorgio Palù, ordinario di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova. Una nuova ricerca ha inoltre evidenziato la presenza del virus anche nel naso e nella gola di pazienti asintomatici, rendendoli potenzialmente infettivi.

Negatività al Coronavirus anche dopo il contagio

Giorgio Palù ha cercato di spiegare perché il ‘paziente zero‘ che avrebbe causato 6 contagi in Lombardia, ovvero un dipendente della Mea di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza) attualmente in isolamento a Milano nell’ospedale Sacco, è risultato negativo a ltampone.

Diversi i motivi per cui questo può essere accaduto, sebbene non ci siano elementi sufficienti per dare una risposta certa.

“Come tutti i test, anche quello per il coronavirus è suscettibile al prelievo“. Dipende quindi dalla zona del corpo dove viene effettuato. “È possibile che l’infezione sia passata dalle vie aeree superficiali a quelle profonde“, ha osservato l’esperto.

Inoltre non è possibile escludere la tempistica, perché forse “quando l’uomo ha fatto il test non aveva più virus rilevabile”. Non è dato sapere inoltre se il contagio sia avvenuto in realtà dal contatto con un’altra persona non ancora identificata o in modo indiretto, per il contatto con oggetti esposti al virus.

Coronavirus rilevato nei tamponi di pazienti senza sintomi

Uno studio effettuato in Cina su 18 pazienti ricoverati per il Coronavirus, e pubblicato sul New England of Medicine, ha invece rivelato un dato allarmante. Uno dei pazienti, asintomatico, aveva una quantità di virus all’interno del naso e della gola paragonabile a quella dei pazienti malati con sintomi. Questo renderebbe anche i pazienti asintomatici potenzialmente infettivi.

Lo studio ha preso in esame 18 persone, 9 uomini e 9 donne, di età compresa tra i 26 e i 76 anni, con un’età media di 59 anni. Quattro di questi erano casi di trasmissione secondaria, di cui uno totalmente asintomatico.

Per ogni paziente i ricercatori hanno rilevato la carica virale di naso e gola, eseguendo tamponi in vari giorni successivi alla comparsa dei sintomi. Per il soggetto asintomatico è stato effettuato il medesimo test, calcolando i giorni a partire dal contatto con una persona malata.

Roberto Burioni: “Chi non ha sintomi può trasmettere l’infezione”

“L’analisi di questi dati ha dimostrato come la quantità di virus raggiunge il picco subito dopo la comparsa dei primi sintomi, con livelli più alti nel naso rispetto alla gola”, ha spiegato il virologo Roberto Burioni insieme al collega Nicasio Mancini sul sito ‘Medical facts’.

“I pazienti stanno ancora relativamente bene, ma hanno già livelli elevati di virus nelle prime vie respiratorie. Questo dato è drammaticamente diverso rispetto a quanto si osservava con la Sars, in cui il picco virale era raggiunto 10 giorni dopo la comparsa dei sintomi, quando il paziente stava già molto male o, nei casi più gravi, addirittura in Rianimazione, e di conseguenza non poteva trasmettere l’infezione, se non a chi lo stava curando”, hanno spiegato i due medici.

“L’altro elemento importante che emerge dallo studio è la facilità con cui il Coronavirus si moltiplica anche nelle persone senza sintomi, risultando presente in quantità nelle mucose di naso e gola. Una carica elevata di virus significa che una maggiore quantità di virus può, attraverso il muco o la saliva, raggiungere un individuo sano, ovvero che è più alta la possibilità di infettarlo”, hanno aggiunto.

“Questa probabilità è resa ancora maggiore dal fatto che livelli così alti sono raggiunti quando il soggetto infettato sta ancora relativamente bene, o addirittura non ha sintomi, ed è quindi ancora in contatto con gli altri, con il resto della società. Lo ripetiamo, quindi: questo studio dimostra senza ombra di dubbio che anche chi non ha sintomi può trasmettere l’infezione“, hanno concluso Roberto Burioni e Nicasio Mancini.

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