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Covid, Bucci: "Sarà peggio di marzo, un periodo molto duro"

Enrico Bucci, docente della Temple University, fa il punto sull'epidemia di coronavirus in Italia e lancia l'allarme: ci aspetta un inverno molto duro

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

“Ci siamo rimessi su un binario pessimo e stiamo per affrontare un inverno molto duro. Ma spero che non si ricorra al lockdown, che è l’extrema ratio, una sorta di sconfitta”. Lo dichiara Enrico Bucci, docente di Biologia della Temple University di Philpadelphia, che segue l’andamento della pandamia di coronavirus dai suo esordi. Non è il numero di positivi a preoccupare l’esperto, che a Repubblica ha sottolineato che “i nuovi casi dipendono da troppi fattori, a cominciare dal numero di tamponi che si effettuano. Gli unici dati attendibili sono quelli relativi ai ricoveri, ai ricoveri in terapia intensiva e ai decessi“.

Questi numeri indicano che “la situazione è peggiorata tra il 4 e il 5 ottobre. In quel momento le curve di ricoveri e di ricoveri in terapia intensiva hanno cambiato pendenza e hanno ripreso a salire in modo preoccupante. Se proiettiamo l’andamento attuale su fine ottobre, ci ritroveremo con 1.500 ricoverati nelle terapie intensive e 12mila pazienti Covid nei reparti ordinari. Ma attenzione: è una proiezione di quello che accadrebbe se l’andamento rimanesse l’attuale”.

“Proiettando a fine mese” i dati del 4 ottobre, ottenendo così “curve meno pendenti, vediamo che il 30 ottobre avremmo avuto 510 casi in terapia intensiva e circa 6mila ricoverati sintomatici”. Per il biologo questo significa “che il liberi tutti dell’estate ha rimesso in moto la circolazione del coronavirus che era stata fermata con il lockdown della primavera”.

Questo veniva evidenziato “chiaramente dai numeri in crescita ad agosto. Poi il 16 settembre abbiamo visto un rallentamento, dovuto probabilmente al rientro dalle vacanze e a una riduzione dei contatti. Ma dal 4 e dal 5 ottobre le curve hanno ripreso a salire in modo preoccupante“.

L’impennata che stiamo vivendo, ha spiegato Enrico Bucci a Repubblica, probabilmente è dovuta alla “ripresa delle attività lavorative, con i contatti prolungati con persone diverse. Penso soprattutto ai mezzi di trasporto: stare 20 minuti in 100 persone in un vagone della metropolitana moltiplica le probabilità di contagio. Si può anche avere la mascherina chirurgica, che protegge gli altri e non noi stessi, ma se c’è un superdiffusore nel vagone, che magari la mascherina non la indossa o la indossa male, l’epidemia va nelle case e nelle scuole”.

Il lockdown di Natale “va evitato a ogni costo. La letteratura scientifica è chiara: per massimizzarne gli effetti, il lockdown andrebbe fatto prima possibile. Insomma, dovremmo già essere in lockdown, perché se lo si adotterà tra 4 o 5 settimane la discesa sarà molto più lenta. Sappiamo però che vanno conciliate due esigenze ugualmente importanti: la tutela della salute degli italiani e la tenuta sociale ed economica del Paese. L’Italia non è la Cina, non ha la forza per imporre due lockdown in un anno”.

Riguardo le scuole, l’esperto ha sottolineato di non propendere “per la chiusura, ma per i turni sì. E non solo per le scuole, anche per tutte le attività lavorative dove questo è possibile. Qualcuno va in classe o in ufficio la mattina, gli altri il pomeriggio e altri ancora si collegano via internet. Dobbiamo diminuire il numero di persone che usano simultaneamente i mezzi di trasporto. Non va ridotta la libertà di spostamento delle persone, ma la loro densità in uno stesso luogo”.

“Certamente ci saranno chiusure localizzate di settori produttivi di aree del Paese. Sono però preoccupato dalle chiusure fai-da-te, non basate su criteri condivisi. Chiudere a macchia di leopardo, senza un coordinamento nazionale, è del tutto inutile“, ha spiegato Enrico Bucci. Il biologo ha sottolineato che, anche con un intervento immediato, “per le prossime due o tre settimane i numeri continueranno a crescere, indipendentemente da quello che faremo. Possiamo solo attrezzarci per curare meglio le persone che si ammaleranno”.

“È ormai sicuro che affronteremo l’inverno senza poter contare su un vaccino. E il picco potrà essere più alto che a marzo, perché questa volta l’epidemia sta partendo simultaneamente in tutta Italia, non solo in Lombardia”, ha sottolineato l’esperto.

“Come cittadini ci dobbiamo preparare a un periodo molto duro, che potrebbe però rivelarsi un momento di unità, di mutuo soccorso dal punto di vista sociale. Ma dobbiamo anche esigere che le istituzioni mitighino al massimo i danni alla salute e all’economia, senza perdere tempo e decidere in ordine sparso. Finora sono state manchevoli, facendosi trovare impreparate alla seconda ondata, e hanno scaricato la responsabilità soprattutto sulle spalle delle persone”, ha concluso Enrico Bucci nella sua intervista a Repubblica.

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