Coronavirus, "in Italia tre tipi di focolai". Le aree più colpite
Secondo il professor Giovanni Sebastiani, ci sono tre tipologie di focolai in Italia. Quali sono e dove si sviluppano di più
Il professore Giovanni Sebastiani, ricercatore presso l’Istituto per le Applicazioni del calcolo “Mauro Picone” del CNR, ha commentato su ‘La Stampa’ gli ultimi dati raccolti sul numero di focolai in Italia. Sebastiani ha detto: “I focolai appaiono in diversi punti del Paese e generalmente in 1-2 settimane vengono circoscritti”. Poi ha condiviso i risultati dell’analisi svolta.
L’esperto ha spiegato: “Per quanto riguarda l’analisi spaziale, c’è una differenza significativa tra Nord a Sud. Abbiamo trovato un addensamento significativamente maggiore nelle province del Nord. Poi c’è un maggiore addensamento lungo la costa Tirrenica rispetto a quella Adriatica”.
Sebastiani ha poi indicato le aree del Paese più colpite: “Le province più coinvolte sono Bologna, Milano, Mantova e Roma. A livello di regioni c’è prima la Lombardia e poi l’Emilia-Romagna“.
CORONAVIRUS, I FOCOLAI IN ITALIA: DOVE E QUANTI CASI
Sull’analisi temporale, il professore ha detto: “Il numero medio di focolai al giorno risulta più basso di quello di luglio. A giugno c’era un focolaio e mezzo, mentre a luglio 2.6. La differenza è statisticamente significativa. Non andiamo nella direzione buona. La cosa è aggravata dal fatto che l’andamento della crescita del numero totale di focolai è di tipo esponenziale”.
Infine, Sebastiani ha affermato: “Ci sono tre tipologie di focolai in Italia. La prima tipologia è il focolaio d’importazione, poi c’è quello dei gruppi economicamente poco abbienti con standard bassi d’igiene, che magari vivono in 15-20 in una stanza e, infine, i focolai relativi alle attività lavorative, in particolare in alcuni settori come quello della logistica, dei trasporti e della produzione industriale di carne. Bisognerebbe agire a livello preventivo“.