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"Dati aggiustati": Gimbe accusa la Lombardia. La Regione querela

L'accusa: "I casi sommersi sono 10-20 volte quelli esistenti". La replica della Regione: "Dichiarazioni gravissime"

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato il:

Termina con una querela lo scontro tra la Fondazione Gimbe e la Regione Lombardia, che ha annunciato la decisione di querelare Gimbe e il presidente Nino Cartabellotta che, “parlando dei dati sanitari della Lombardia, ha dichiarato, fra l’altro, che ‘si combinano anche dei magheggi sui numeri'”.

Scontro Gimbe-Regione Lombardia: cosa ha detto Cartabellotta

C’è il “ragionevole sospetto” che la Lombardia aggiusti i dati sul contagio del coronavirus per paura di un’ulteriore chiusura. Lo ha affermato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, a Radio24. Nel suo intervento, ripreso dall’Adnkronos, Cartabellotta ha sottolineato che “si sono verificate troppe stranezze nel corso di questi tre mesi: soggetti dimessi che venivano comunicati come guariti, alternanze e ritardi nella comunicazione dei numeri. Come se ci fosse una sorta di necessità di mantenere sotto un certo livello quello che è il numero dei casi diagnosticati”.

“La Lombardia – ha continuato – probabilmente ha avuto questa enorme diffusione del contagio in una fase precedente al caso 1 di Codogno e le misure di lockdown, come avevamo chiesto noi all’inizio di marzo, dovevano essere più rigorose e restrittive“.

Cartabellotta ha ribadito che “se si combinano anche dei magheggi sui numeri è ovvio che la volontà politica non è dominare l’epidemia, ma ripartire al più presto con tutte le attività, e questo non lascia tranquilli. Non si sta effettuando un’attività di testing adeguato”.

Ma quanti sarebbero i casi sommersi, secondo Cartabellotta? “Sono 10-20 volte quelli esistenti. Se non li vado a identificare, tracciare e isolare questi continuano a girare e contagiare”.

È un cane che si morde la coda – ha spiegato -. Da una parte non si vogliono fare troppi tamponi per evitare di mettere sul piatto troppi casi, dall’altro non identificandoli si alimenta il contagio”.

A sostegno di questa tesi, il presidente ha affermato che “dal 4 al 27 maggio la Lombardia ha il 6% di tamponi diagnostici positivi, e sottolineo ‘diagnostici’ perché se mettiamo al denominatore tutti i tamponi fatti è chiaro che questa percentuale artificiosamente scende. La Liguria è al 5,8%, il Piemonte al 3,8%”.

“Le uniche due Regioni che stanno facendo un’attività di testing massiccio – ha spiegato ancora Cartabellotta – sono Valle d’Aosta e provincia di Trento. Subito dopo ci sono Basilicata e Friuli, con 2.200-2.300. Le Regioni più colpite stanno intorno ai 1.200-1.500 al giorno. Questo si riflette anche sul numero dei casi diagnosticati”.

Sospetti di Fondazione Gimbe, la reazione della Lombardia

Immediata la reazione della Regione Lombardia, affidata ad una nota: “Le dichiarazioni sono gravissime, offensive e soprattutto non corrispondenti al vero. In Lombardia fin dall’inizio della pandemia i dati vengono pubblicati in maniera trasparente e inviati alle Istituzioni e alle autorità sanitarie preposte”.

“Nessuno, a partire dall’Istituto Superiore di Sanità, ha mai messo in dubbio la qualità del nostro lavoro che, anzi, proprio l’ISS ha sempre validato ritenendolo idoneo per rappresentare la situazione della nostra regione. È dunque inaccettabile – conclude la nota – ascoltare simili affermazioni che ci auguriamo vengano rettificate da chi le pronunciate”.

In una nota successiva, la Regione Lombardia ha poi annunciato la decisione di “presentare una querela contro la fondazione Gimbe e il suo presidente Nino Cartabellotta”, spiegando che si tratta di “un atto inevitabile, il nostro, dopo quanto affermato dal presidente della fondazione che, parlando dei dati sanitari della Lombardia, ha dichiarato, fra l’altro, che ‘si combinano anche dei magheggi sui numeri'”.

Si tratta, si legge nella nota della Regione Lombardia, di “accuse intollerabili e prive di ogni fondamento, per le quali il presidente di Gimbe dovrò risponderne personalmente. I nostri dati, come da protocollo condiviso da tutte le Regioni, vengono trasmessi quotidianamente e con la massima trasparenza all’Istituto Superiore Sanità”.

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